di Sandro Russo
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“I racconti ancora una volta ci sussurrano che quello che rimane quando per diversi motivi la malattia esce dalla famiglia e dal contesto di cura, è il calore dei momenti. Momenti di sguardi, di parole, di mani tra le mani, di voci morbide, di sorrisi, di commozione, di condivisione. Insegnamenti reciproci inattesi e impensati…”
(Raffaella Restuccia)
Bene ho fatto ad andare poi ieri, sabato 10 – ero impedito da precedenti impegni – all’evento proposto anche qui sul sito, di premiazione dei racconti proposti all’Associazione Moby Dick onlus.
Molte cose non sapevo di questa Associazione, e altre ne ho imparato.
“Moby Dick è un’Associazione onlus (nata nel 1989) iscritta al registro del volontariato della Regione Lazio dal 1997; offre sostegno psicologico specialistico gratuito a malati oncologi ed organici gravi ed ai loro familiari. Sostiene l’affermazione di un modello di assistenza sanitaria che pone la “persona” al centro dell’intervento e si prende cura della Sua sofferenza psicofisica ed esistenziale. Favorisce una crescita professionale attraverso percorsi formativi accreditati presso il Ministero della Salute.
Ogni anno l’Associazione presenta una selezione di racconti nati nell’ambito dell’attività del gruppo e valutati da esperti” [dal sito dell’Associazione: www.moby-dick.info].
I racconti selezionati quest’anno sono stati premiati nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, dopo l’introduzione del Presidente Maurizio Cianfarini, e presentati da Paolo Restuccia, vecchio amico dai tempi della Scuola di Scrittura “Omero”, ora alla Scu0la Genius.
Ci dice Paolo che la scrittura è un formidabile mezzo per elaborare l’esperienza della malattia e del dolore, metterla fuori da sé, analizzarla scrivendone e imparando a conoscerla meglio per averne meno paura.
– Almeno quanto la Fede e la preghiera – mi sussurra una mia vicina di sedia – ma da un vecchio miscredente come me, non riceve sponda.
– E scriverne è un’esperienza del tutto recente… continua Paolo.
Tutti sappiamo come fino a tempi recenti la malattia venisse nascosta e negata, considerandola un “castigo di Dio” e quindi soggetta a riprovazione sociale. Ci ricorda Paolo due scrittrici che gli vengono in mente che hanno sfondato questo muro di silenzio, Tea Ranno – anche nostra amica nonché contributrice del sito – con il suo libro più recente, un memoir intitolato: Avevo un fuoco dentro – Storia di un dolore che non si può dire (sul sito leggi qui) e Ilaria Palomba, in più di uno dei suoi libri.
E si passa alla citazione di tutti i racconti selezionati dalla Giuria; alcuni autori che sono presenti in sala ricevono una pergamena, una copia del libro e un applauso. Successivamente i tre racconti primi classificati sono presentati da lettori diversi dall’autrice/autore (saggia scelta dal momento che il tema ha una forte connotazione emotiva) e infine viene anche letto il testo Premio Speciale della Giuria quale miglior racconto autobiografico.
Tra una lettura e l’altra, ciascuna molto intensa e seguita con attenzione/commozione dai presenti, degli stacchi musicali di Roberta Bartoletti, vecchia amica, musicista e “maestra di organetto”. È stata lei a trascinarmi all’evento. Un uso molto originale di uno strumento (che i lettori del sito ben conoscono), diverso da quello tradizionale, pur con richiami interni a ritmi/melodie stratificati nella memoria. Sonorità che per la loro novità e la maestria dell’esecuzione hanno fortemente attratto il pubblico che ha lungamente applaudito.
Ma non finisce qui. Siamo interessati, personalmente e come sito Ponzaracconta, al temi della scrittura, della malattia e del volontariato. Contatteremo l’Associazione Moby Dick e troveremo un modo per approfondire la reciproca conoscenza.
Note
Sala della Protomoteca, Roma Campidoglio. La protomoteca è una raccolta di statue e busti, solitamente in bronzo, ma anche in marmo. La parola deriva dalla lingua greca, che con il termine protomé (προτομή, dal verbo προτέμνω, tagliare anteriormente) indicava una testa umana o animale in rilievo che decorava le strutture architettoniche dell’antichità.
In appendice al libro che raccoglie i racconti dell’edizione di quest’anno (la nona) con una prefazione della curatrice Raffaella Restuccia – psicologa clinica e psicoterapeuta, vice-presidente dell’Associazione nonché sorella di Paolo – e la post-fazione del presidente Maurizio Cianfarini, sono definite le finalità di questi scritti:
“Il Concorso propone ai partecipanti di raccontare in forma di racconto, attraverso l’episodio che ritengono più significativo, com’è avvenuto il passaggio dalla comprensibile disperazione legata alla scoperta di una malattia oncologica, alla coraggiosa rivalutazione del senso e del valore della vita quotidiana, a partire da quegli aspetti minimali che l’esperienza di malattia e la minaccia di morte permettono ora di valutare in modo nuovo. Raccontare in quale momento e attraverso quali segnali si è percepito un cambiamento nello sguardo sul mondo e un’attenzione significante alle piccole e preziose cose che ci circondano ogni giorno e che rendono unica l’esperienza del vivere”.
