Racconti

Sbucciando le fave

di Francesco De Luca

Le fave signoreggiano nei campi, e proprio per questo è il momento di coglierle. E’ legge della biologia: quando si è al massimo fulgore inizia il processo di disfacimento. Il ciclo nasce-cresce-muore è insito nella natura biologica. Lo sottolineo perché spesso lo si riscontra anche nei processi umani. Ma qui compare in modo casuale oppure dipendente da cause specifiche, mentre negli esseri viventi è automatico.

Ordunque stamane sono andato a cogliere le fave. Un cesto pieno. Per cui è sorto spontaneo mettersi a togliere le bucce.

Fuori al cortile mi sono messo a pulire le fave. Una tortora, forse più tortore, mandavano dall’alto dei pali il loro verso canoro, e un solicello caldo copriva tutto, anche il rumore di un martello elettrico. Veniva da Santa Maria e si diffondeva fino a sopra il Belvedere.

Stavo nel cortile a compiere il mio compito domestico e mi sono visto come uno dei nostri avi: affaccendato in mansioni prive di  ‘gravezza’, apparentemente futili. E ho pensato a cosa potesse agitare la mente dei nostri antenati, lontani ( così li giudichiamo noi ) dalla politica, dall’economia, dalle vicende sociali. Noi consideriamo infatti  la vita degli avi ‘bucolica’ perché legata all’andare del sole, arroccata sul privato,  spensierata come quella del gabbiano che mi gira sopra il capo e manda il suo verso stridulo. Ed è per la loro ( apparente ) leggerezza che i gesti degli avi li ricordiamo lenti e ponderati, ripetitivi e monotoni. Quasi senza  vita.
Certamente senza l’ansietà del domani. Il domani dei nostri giorni, che vediamo più complesso dell’oggi. Più intricato.

Perché l’orizzonte sociale si è amplificato, e quello psicologico di conseguenza è più sollecitato a comprenderlo, e la mente tenta connessioni che diano certezza, e l’autocoscienza si vede franta in più dimensioni: si anela alla serenità ma la situazione geo-politica è squassata da timori e tremori; il sentimento vorrebbe placarsi in una quiete emotiva, ma l’animo politico scopre d’essere in balìa di forze distruttive; la libertà, data come conquista intoccabile, è proprio lei a vacillare. L’ Occidente non ne è più né il padrone né il custode. Contro ogni buon senso l’ Occidente deve lottare per tutelare la libertà conquistata nel secolo scorso.

Oddio… come mi sono portato lontano nei pensieri. Con le mani, col corpo faccio azioni dal sapore antico e con la mente invece mi sono portato in una dimensione futura, quasi futuristica.
Sprofondo in una supposizione: qui, in questo strappo psichico, penso che sia imbrigliato il salto coscienziale che ha reciso la linea evolutiva dell’uomo (h. sapiens) dall’animale antropomorfico.
In ognuno di noi convivono la forza dell’istinto (come individuo e come socius), e la forza della coscienza di sé, che quell’istinto lo osserva e lo analizza criticamente, e ne partecipa o no il trasporto.

’Nu quaraquaglie (un gruccione) mi gira intorno e il suo verso insistente ne attira altri con cui si confonde.
Ho le bucce delle fave in un recipiente e i frutti in un piatto sul tavolo. Lo  ‘strappo psichico’  mi ha svuotato di ogni pensiero, anzi, mi blocca ogni discernimento.

“Ma che fai… dormi seduto?” – mi scuotono le parole di mia moglie.
“Hai avuto un’ottima idea… quella di pulire le fave. Ogni tanto la fai… una buona pensata!”

 

 

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