segnalato dalla Redazione da la Repubblica di ieri
Il discorso del presidente della Repubblica alla fine della visita agli stabilimenti BPS Pharmaceuticals di Latina il 29 aprile 2025
Il lavoro è libertà
di Linda Laura Sabbadini – Da la Repubblica del 30 apr. 2025
Il lavoro è radice di libertà”. È un principio fondamentale che il nostro presidente della Repubblica ha voluto sottolineare a Latina, proprio alla vigilia del 1° maggio.
Un monito di poche parole, ma di grande significato. Il lavoro non è solo un mezzo per guadagnarsi da vivere: è la base della coesione sociale di un Paese. Quando le persone hanno un’occupazione dignitosa, possono soddisfare i propri bisogni, vivere serenamente, partecipare attivamente alla vita della comunità e contribuire al benessere collettivo. La libertà di poter scegliere di lavorare, esprimere le proprie capacità è ciò che permette di sentirsi parte di un sistema democratico basato sulla solidarietà.
Il nostro Paese, purtroppo, si trova in una condizione non positiva: il lavoro è poco e mal pagato. Questo è un mix critico. La domanda di lavoro e l’offerta non si incontrano come dovrebbero e le politiche attuate finora non sono riuscite a sciogliere questo nodo. Abbiamo il tasso di occupazione più basso d’Europa (62,2% contro 70,8%) e siamo ultimi anche per occupazione di donne e giovani. Siamo terzultimi per occupazione tra i paesi Ocse, davanti solo a Costa Rica e Turchia. I dati ci dicono anche che il lavoro è mal pagato, basti vedere l’andamento delle retribuzioni reali: nel 2024 sono inferiori dell’8,7% rispetto a quelle del 2008. È vero che il tasso di occupazione è aumentato di 2,1 punti percentuali dal 2022, ma questa crescita è stata più significativa tra gli ultracinquantenni e meno tra i giovani. E, considerando anche gli investimenti del Pnrr, l’aumento appare ancora troppo debole. Anche i salari reali sono cresciuti nel 2024, del 2,3%. Ma ciò è avvenuto con un anno di ritardo rispetto agli altri Paesi e senza recuperare neanche la diminuzione del 2022 e 2023 di 3,2% ogni anno.
Un Paese in cui il lavoro scarseggia, i salari sono bassi e le opportunità sono poche rischia di cadere in un vortice di povertà e disuguaglianze crescenti.
Non è un caso che la povertà assoluta sia raddoppiata nel 2012 e che, nel 2020 e nel 2022, sia aumentata ancora, senza mai tornare ai livelli pre-2012, nonostante la crescita dell’occupazione iniziata dal 2021. Poco lavoro e mal pagato significa aumento del rischio di esclusione, di insicurezza e di marginalizzazione, alimentando la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella democrazia stessa. Questo minaccia le fondamenta di un sistema democratico che dovrebbe garantire diritti e opportunità per tutti. Non deve essere sottovalutato.
Il panorama mondiale che si prospetta è minaccioso, poiché l’insicurezza che in tutto l’Occidente investe i lavoratori e le classi medie è un vento che sta gonfiando le vele dei populismi sovranisti e, poiché il sovrano per definizione è uno solo, si inaugura una tendenza a cannibalizzare gli altri che porta alle guerre, iniziate per interessi commerciali e finite peggio. Le democrazie possono difendersi solo se capiscono che devono assumere come priorità lo sviluppo del diritto al lavoro dignitoso e la guerra, sì guerra, alle disuguaglianze.
Il lavoro non è solo un diritto dei cittadini, ma è un elemento imprescindibile per la libertà e la sopravvivenza delle nostre democrazie. Quando le persone sono prive di opportunità, si indeboliscono i legami sociali e si alimentano tensioni che possono mettere a rischio la stabilità democratica. La libertà di lavorare, di partecipare e di contribuire al bene comune, è ciò che permette a una società di prosperare. La tecnologia potrà cambiare il lavoro, liberandolo dall’alienazione e dalla fatica e speriamo, finalmente, dal rischio per la salute e la vita, trasformandone profondamente le modalità e riducendone il tempo dedicato. Ma, attenzione, non dovrà escludere dal lavoro la maggioranza delle persone, potenziali emarginati.
Il lavoro è il cuore pulsante di ogni società libera e giusta. E, come afferma il nostro presidente della Repubblica, “il lavoro richiama e sollecita la solidarietà”.
