Intervista a Dimitri Galiatsatos di Vincenzo Padiglione
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Fedeltà al luogo
di Vincenzo Padiglione
Isola di Cefalonia (Grecia), 4 settembre 2024 – A me viene spontaneo considerare il paesaggio umano parte integrante dell’altrove che visito, forse il nucleo più importante di quel senso di scoperta che ci si aspetta dal viaggiare. Direi che anche quando non mi allontano molto da casa mi interessa lo stesso tentare di avvicinarmi il più possibile a chi mi ritrovo di fronte. Magari provocando, giocando di ironia, straniando la relazione dal binario consueto. Appunto, domandandomi di continuo: “Che ci faccio qui? Che mi aspetto?
Dimitri Galiatsatos e Vincenzo Padiglione, alla residenza Art Studio Kefalonia, Argostoli, isola di Cefalonia (Grecia)
Il mio vero approdo a Cefalonia è stato in alto, sopra una collina. È lì che Francesca e Dimitri vivono in cima ad una altura brulla che rivela un panorama regale. Dalla loro casa spira una calma brezza, anche in piena estate, che sovrasta il mare e la baia di Argostoli. A Cefalonia ho avuto la fortuna di essere loro ospite: lei, sapiente guida del luogo, organizzatrice di incontri e seminari, e lui artista, o meglio alchimista, come si definisce lui stesso, per quella sua energia creativa o “magia” – come la chiama lui – disseminata ovunque, che si rivela subito ai nostri occhi.
È lei che ci accoglie in casa favorendo le tante attività riflessive che il corso di scrittura di viaggio condotto da Claudio Visentin ci ha offerto. È lui che ha reso densa l’area che circonda la casa, il dentro e il fuori, grazie a innumerevoli suoi artefatti, opere bizzarre. Due belle e misteriose persone.
Ho approfittato di un esercizio del corso per sbilanciarmi nel cercare di capire: con un po’ di prepotenza mi sono inventato un’intervista che mia moglie Marina mi ha suggerito e che senz’altro mi avrebbe aiutato a mettere in forma le nostre relazioni in lenta trasformazione.
Quanto avvenuto non ve lo racconto interamente ma qualche chicca dalla conversazione con Dimitri, affiancato dalla sua sposa Francesca, sì. Di questo artista, il cui corpo evoca una vita vissuta libera e intensa, piace custodire alcune sue parole: la mia madre pura è questa terra – ha tenuto a dirci.
Come lavori – gli ho chiesto – e che cosa ti porta a fare queste opere? E in che modo ci puoi aiutare a comprenderle?
Che devo dire. Io vivo in un mondo mio – ha risposto.
In che modo, per esempio, ti senti in dialogo con questo luogo e questo luogo ti aiuta a comporre le opere che tu hai mostrato e che sono di vario genere?
Io esprimo la tenerezza, la magia, mi piace dare vita.
Stai dicendo parole importanti. Questo luogo è pieno di una tua visione.
Poco ho fatto.
Dove ti riconosci di più? In quale opera?
Non posso sceglierne una. La mia espressione è… una magia prima di tutto. Io mi esprimo vedendo quello che ho trovato, o non l’ho trovato, ce l’ho qui, e lo metto sul legno con infiniti materiali: cenere, caffè, marmo in polvere.
Devono essere solo di Cefalonia questi oggetti o anche di altre parti?
Anche a Roma ho lavorato.
Come lo chiami quello che fai?
Alchimia lo chiamo. Sono un alchimista. Non sono un artista. Mi vergogno a dire che sono un artista dopo quello che ho sentito e ho visto.
Un artista è qualcuno che crea.
Non finisce mai la tua arte.
Mi comunichi che ti piace, ti diverti.
È un po’ vitale, dare la vita alla morte. Mi piace dare vita alla morte.
È questo uno dei temi sui quali mi piacerebbe riflettere con te perché è proprio la sensazione che avevo vedendo questo luogo. Tu hai la capacità di prendere oggetti in fine vita, oggetti che stanno concludendo il loro ciclo vitale, anziani o moribondi. E tu, come se fossi una persona caritatevole, li aiuti a non morire.
A vivere ancora.
Ti ci riconosci con questa immagine di una nuova vita?
Sì, è così.
Quando hai scoperto questa vocazione? Facciamo un passo indietro
Mi ha visto a Roma una persona anziana, vecchia. Aveva 77 anni. Mi ha visto un paio di volte. Andavamo a passeggiare con i cani, il suo e il mio. Mi parlava: «Ciao Dimitri… Buongiorno Dimitri… Come stai? Oggi ti vedo un po’…». Io rispondevo. Dopo tre o quattro giorni, mi ha detto: «Dimitri, sai che sei un artista? Perché non fai qualche cosa e mi chiami?». Ho fatto un’opera, o due. Un’anfora. Con farina, pasta e colla. Poco caffè.
Dimitri, Vincenzo e Francesca, Art Studio Kefalonia, Argostoli
A questo punto Francesca precisa:
Si trattava di Pina Sassano, una signora milanese interessantissima, moglie del direttore del Giorno, Fidia Sassano, amico di Pietro Nenni, con il quale avevano pensato al partito socialista. Pina aveva conosciuto suo marito scrivendo ai prigionieri politici, poi lui è diventato direttore de L’Avanti. Lei era poetessa e ceramista, aveva una grande sensibilità. Ci incontravamo alle mura vaticane con il cane. Dimitri andava con il cane. Lei non sa perché ha parlato a Dimitri, ha visto questo ragazzo chiuso e molto duro. È stata lei che ha allestito la sua prima mostra a Roma al chiostro del Bramante. Lui aveva 31 anni e lei 77. Mi raccontava che non sapeva come mai aveva detto quelle cose a Dimitri. È diventata sua mentore. Io ero tutta presa dall’arte, avevo libri a casa, lo portavo alle mostre. Un giorno a una mostra di un artista cileno mi ha detto: «questo lo faccio anche io».
Francesca proseguendo nel racconto ci ha spiegato che il loro amico Remo Remotti andava a trovarli a casa a Roma e che la loro casa a quell’epoca era vuota perché si erano appena sposati: Remotti in un primo tempo pensò che le opere di Dimitri fossero regali di matrimonio, poi quando capì, propose a Dimitri di portare i suoi ragazzi nel suo studio perché era rimasto impressionato dal suo “spirito antico”. Gli disse che erano lavori colti. Pina Sassano e Remo Remotti lo hanno aiutato. Io, con il mio tirarlo in giro per mostre. Così è venuto fuori quello che era dentro. Siamo alla fine degli anni Ottanta, la sua prima opera è del 1988.
In che modo ciò che tu fai ha origine in questo luogo, ha qui le sue radici? Non sembra un caso che probabilmente tu hai cominciato a esprimerti nella lontananza radicale da questo luogo.
La mia madre pura è questa terra.
Sembra che tu parli di un’appartenenza più che di un’ispirazione.
Lo dicevo sempre che sono un rametto di una pianta. Sono una cosa molto importante di Cefalonia. Ma non solo io, tutti quelli che hanno questo modo di… sensazioni, sentimenti, magia, tenerezza. Umiltà. Umiltà è una cosa intelligente, bellissima, che fa la vita più semplice.
Hai cambiato quello che facevi quando stavi a Roma e quando sei arrivato qua?
I colori qui sono più luminosi. Scusate se sono così, sono un po’ sperduto. Faccio fatica. Qui siamo su un’isola, i colori sono meravigliosi. La terra, le foglie…
Abbiamo iniziato a parlare degli oggetti dandogli una cifra interpretativa, quella di dargli un’altra vita, come compagni di viaggio. Erano come finiti.
Mi chiamava qualcosa… deve fare ancora una vita.
Delle cose che fai io percepisco che tu lasci indicazioni di oggetti feriti.
Lascio la magia io, per me è importante la magia.
Proviamo a capirla questa magia. Questa magia gliela dai tu o ce l’ha l’oggetto?
Lui ha la sua magia e chiama la mia.
Questa è l’alchimia?
Quando incontro le persone magiche, lo stesso giorno abbiamo fatto tutto. Amore infinito come i cani. Poi mi arrabbio e bestemmio perché non va bene questo e quello.
Perché sei tornato qua? Non stavi bene a Roma?
Giravo dappertutto, andavo a bere il caffè. Facevo fatica. C’era la terapia, la Francesca, la Pina… Non mi sono trovato bene con i cefaloniti. Non si parla con nessuno di queste cose. Poche persone ho trovato nella mia vita con la magia, la tenerezza e l’umiltà. Poche persone. Quelli che ho trovato sono morti… mio zio Dionisi, mio papà, l’immagine di mia nonna… poche altre persone della mia famiglia erano umili, avevano una sensazione mistica, tipo magica.
Dalla casa di Dimitri si vede in lontananza il faro. A me sembra che uno degli elementi che contano, e qua tutti lo stiamo respirando, è l’altezza. In che modo l’altezza di dà ispirazione, ti dà la magia, o crea la condizione per lavorare, ti dà l’autorizzazione a lavorare? Tu ci hai portato nel luogo più alto della casa. In che modo la tua opera è condizionata, orientata, favorita… in modo da non fare male a questo luogo. Il mondo sembra piccolo, schiacciato dal nostro sguardo. Hai scelto un luogo alto. Se tu fossi stato in un altro luogo?
Io sono un po’ alto qui dentro. Qui sono piccolo ma anche un po’ alto. È un luogo giusto per la mia espressione.
Dimitri è un artista di oggetti risvegliati, creatore di opere liberate.
Alcune opere di Dimitri Galiatsatos, Kefalonia Art Studio, Argostoli
Intervista a Dimitri di Vincenzo Padiglione
Tutte le foto sono di Marina Valenti, Cefalonia (Grecia) settembre 2024.
Roma, 28 settembre 2024
