Politica

Le paci

di Francesco De Luca

 

Considerazioni di chi è distratto dal mare. Il cui moto perpetuo ammalia, non fino a obnubilare il raziocinio. Piuttosto lo solidifica. Gli toglie l’evanescenza, la sottigliezza, e lo cementifica. Almeno così appare a me. Tanto che mi porta a concludere che non di pace bisogna parlare in questo momento epocale bensì di paci, al plurale. Perché? Perché appare evidente che la pace che persegue Trump non è quella che sogna Zelensky, così come Putin vuole raggiungere una pace diversa da quella vagheggiata dalla von der Leyen. Eppoi, la pace che ha in mente Orban non si identifica con quella di Strummer, e via così. Quella di Macron, della Germania, di Erdogan ecc, ecc.

Forse è il concetto di pace che non dovrebbe essere scomodato. Si è arricchito di tanti significati per cui è più agevole intenderlo alla maniera popolare, ovvero come sosta negli scambi con le armi per un tentativo di dialogo. Ossia presentare proposte, intendersi sugli scambi, trattare sulle concessioni, assorbire perdite, avanzare proposte.

Sto dicendo cose sensate? Certamente… sensate, pur se opinabili. Possibili, e dunque aleatorie. Né più né meno che le parole di Trump, come le dichiarazioni di Zelensky, come i proclami provenienti da Mosca. Tutti questi hanno un tasso di probabilità maggiore che le mie affermazioni, è vero, ma sono ugualmente falsificabili. Perché il mondo sta vivendo oggi un evidente stato di confusione. Sia nei fatti, sia nelle loro narrazioni. Nei fatti perché i protagonisti mirano a conquiste divergenti (Trump pensa di far primeggiare l’America in un momento storico in cui tutti gli Stati sono interdipendenti fra loro, è una follia o un falso!). Nelle narrazioni perché dicono quello che non pensano e quello che pensano non lo dicono (riassemblare l’Ucraina come era prima della guerra è una panzana, e dirlo, significa prendere in giro!).

Bubbole di un disinformato, che sarei io – direte voi – E allora sfido la vostra intelligenza e insieme l’onestà intellettuale.

E’ credibile che Trump voglia far cessare la guerra per salvare i cittadini ucraini? Penso proprio di no.
E Zelensky vuole sedersi al tavolo della pace per ritornare padrone delle regioni russofone e russofile? Penso di no.
E la Cina… silente e lontana, è interessata alla pace? Come tutti… si risponderà. E beh no… la Cina, è silente e apparentemente lontana perché questa guerra la favorisce. Vede aumentare la sua importanza mondiale perché gli altri due colossi (America e Russia) sono in difficoltà (per ragioni diverse); il che aumenta il suo peso diplomatico.

Cosa dire di Trump. E’ così prevedibile che fa orrore! Vuole portare la sua America ai fasti del dopoguerra: lo Stato da cui tutti gli altri dovranno dipendere perché il più ricco e il più forte.

Putin poi non vuole altro che riprendere il suo posto di Stato di Primo Rango, col suo bagaglio di influenze sugli Stati satelliti; vuole contare a livello mondiale come durante la ‘guerra fredda’. La Russia non è stata mai ricca perché si è sempre appoggiata a Stati subalterni. Negli ultimi anni ha puntato a primeggiare in forza delle testate nucleari e del potenziale bellico, ma nessun bagliore innovativo (scientifico, tecnologico, ideologico) l’ha attraversata. La subalternità alla Cina, all’America, all’Europa, la infastidisce. Non è nemmeno stimolata da un governo con ‘novità istituzionali’ come la Cina. Confida, come sempre, su un ‘potere autocratico’ che avvilisce i suoi cittadini e mostra i muscoli agli Stati esteri.

Manca l’Europa. L’Europa è ferma al sogno del ‘Manifesto di Ventotene’. Lo venera ma non gli dà concretezza politica. Lo declama ma non lo attua. Che pace vuole l’Europa? Vuole una pace che sia tutelata dalle armi. Non da organismi che abbiano la funzione di organizzare politicamente gli Stati a che preservino lo stato di pace, non da Organi politici sovranazionali con poteri di tutela sui singoli Stati. Niente di tutto quanto crei una struttura sovranazionale di protezione e di governo. No. Ogni nazione sia padrone in casa propria e guardi il vicino con tolleranza e sussiego. In pratica come è adesso… soltanto con più armi.

Condivido la critica: questo scritto è più uno sfogo che un’analisi documentata. Certo… ma ha il peso dell’onestà. A differenza dell’informazione dominante. In questo stato di confusione ha più senso aspirare a più paci. Tralasciando volutamente l’univocità del concetto di pace.

Che ogni pace trovi i suoi modi di attuazione, i suoi protagonisti, la sua solidità storica!
Papa Francesco anelava e pregava affinché si realizzasse una pace, vista religiosamente, mentre qui ed ora si tratta di raggiungere paci politiche. E dunque imperfette, sporche, difettose e migliorabili.

L’anelito illumina la meta, le trattative dovranno tracciare i percorsi.

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