di Enzo Di Fazio
Nella celebrazione della ricorrenza della Festa della Liberazione che si è tenuta ieri presso il Cimitero, giù alla Batteria, tra i vari interventi che ci sono stati ce n’è uno, in particolare, che mi ha colpito e che merita di essere ricordato.
Perché semplice, ricco di significati e rappresenta anche una bella novità.
Si tratta del breve discorso che ha letto la piccola Sofia Sandolo, quale rappresentante degli alunni della V elementare seguiti dalla maestra Irene Mazzella.
La maestra Irene non è nuova a queste belle iniziative. Me la ricordo, grande sostenitrice e collaboratrice, assieme ad altre maestre, in occasione del concorso fotografico e della successiva mostra che organizzammo, come Ponzaracconta, nel lontano 2014.
E la ricordo ancora agli inizi di quest’anno quando si è resa promotrice del progetto Il sindaco dei bambini di cui abbiamo saputo e letto anche attraverso questo sito. Nella circostanza, come ricorderete, venne nominato sindaco proprio Sofia Sandolo.
Così ieri Sofia, calandosi nel ruolo istituzionale che ricopriva, ha preso la parola e, a nome suo e di tutti i bambini, ha letto, il breve e significativo discorso preparato per la circostanza.
Eccolo:
Il 25 aprile è una giornata importante per tutti gli italiani in particolare per noi ponzesi. Tanti sono stati i Confinati partigiani su quest’isola che hanno desiderato e voluto un’ Italia diversa da quella che stavano vivendo; questi uomini hanno lottato e si sono impegnati per far valere i loro ideali. Per me è un piacere essere qui oggi, come rappresentante e sindaco dei bambini. Io ho solo 11 anni e di guerra, di diritti violati e distruzione conosco solo quello che sento nei tg. Tutti i giorni a scuola ci viene insegnato il rispetto, il valore della pace e della democrazia cardini di questa ricorrenza. Per noi più piccoli aver preso parte oggi è un passo in più per essere adulti migliori.”
Dice Sofia “Io ho solo 11 anni e di guerra, di diritti violati e distruzione conosco solo quello che sento nei telegiornali…”
Quanta verità in quello che dice e quanta responsabilità abbiamo noi adulti nello spiegare ai bambini nella maniera giusta le brutture del passato e anche quelle del presente.
E ancora, bellissimo l’ultimo pensiero “Per noi più piccoli aver preso parte oggi è un passo in più per essere adulti migliori”
La partecipazione diventa, così, un modo per far entrare i bambini in contatto con il significato di alcune parole come libertà e democrazia, oltre che con il senso di responsabilità e lo spirito di unità che si diffondono durante queste manifestazioni.
Complimenti a Sofia, complimenti a questi bambini, complimenti alla loro maestra!

La Redazione
26 Aprile 2025 at 08:34
Poiché sembra che Ponza stavolta sia su una strada “virtuosa”, proponiamo questo articolo di Concita De Gregorio pubblicato nella sua rubrica quotidiana, su la Repubblica di ieri.
–
“Invece Concita
Per semplice e sobria informazione
di Concita De Gregorio
“Perché molti non ricordano la ragione della festa di oggi”
C’era un servizio in tv in cui una giornalista chiedeva a una trentina di persone, per strada, “Liberazione da cosa. Lei lo sa, da cosa ci siamo liberati?”.
Nessuno. Erano giovani, ma anche adulti. Uno di quei servizi che, quando li si vuole nobilitare, si chiamano vox populi. Io non lo so, se sia davvero questa la voce del popolo. Cioè non so se estendendo a tremila, trenta o trecentomila persone la domanda si otterrebbe lo stesso risultato: zero per cento di consapevolezza. Zero. Se anche fosse. Poniamo che sia così. Che al di fuori di una minoranza la maggior parte degli italiani non abbia idea di cosa di celebra oggi. Se fosse, dicevo, a chi sarebbe da attribuire la responsabilità della dimenticanza? Certo non a chi non sa. Piuttosto, a chi non ha insegnato, tramandato, tenuto viva la memoria di quel che è successo ottant’anni fa, ottanta precisi. Che sono tanti, ma mica così tanti. La scuola, intanto. I programmi scolastici propongono per tre volte, dalla primaria alle superiori, le guerre puniche e gli etruschi.
Con tutto il rispetto per i popoli estinti, nulla sappiamo dei viventi. Niente, quasi niente, degli ultimi cent’anni.
Non è in programma. Forse, specie in questo presente perpetuo e smemorato, si potrebbe sfoltire qualcosina di là, certo senza omettere, e aggiungere di qua. È festa nazionale, non si va a scuola non si lavora, a volte col primo maggio si fa ponte: vacanza.
Qualche campagna di informazione per spiegare perché: sarebbe utile. Anche sui social, con un linguaggio nuovo. Con il linguaggio che parla chi ascolta. Anche chi fa le svastiche sui banchi talvolta non sa cosa siano. “Mi piaceva il disegno”, ha detto un ragazzino in quel servizio.
Spiegare. Si chiama Festa ma è una celebrazione: è un modo per ricordarsi un importante fatto successo che ci rende liberi persino di ignorarlo.
Quale? Diciamolo bene. La fine di una guerra, di un’invasione, di una dittatura. Nazi-fascista, era la dittatura. Così, per precisione. Per semplice informazione. Sobriamente.
[Concita De Gregorio, da la Repubblica del 25 aprile 2025]