Ricorrenze

25 Aprile, festa dell’unità nazionale democratica oltre gli steccati

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

La festa nazionale e laica del 25 aprile è la più importante festa nazionale italiana. La sua valenza supera il valore della festa del 2 giugno della Repubblica. La festa del 25 aprile unisce repubblicani e monarchici perché oltre l’aspetto costituzionale di monarchici o repubblicani gli italiani volevano essere “liberi”…  di pensare, parlare, agire.

É un aspetto essenziale che fu ben capito da Palmiro Togliatti segretario generale del PCI, il più forte partito militante della Resistenza ma, allo stesso tempo, il partito più moderato della Resistenza. Sul piano della assoluta laicità dello Stato, sul piano della scelta “repubblicana” per la forma di Stato che doveva avere l’Italia dopo il disastro immane del fascismo, il piccolo partito d’Azione – che metteva insieme ibridamente nell’ apparenza neo-liberali e neo-socialisti, era molto più a sinistra del PCI.

Il 25 aprile si volle liberare l’Italia dall’assolutismo, dalla concezione di un uomo solo al comando, dalla esasperazione del nazionalismo. Non si sapeva, il 25 aprile 80 anni fa, se l’Italia distrutta dalla guerra sarebbe stata una monarchia o una repubblica. Non si sapeva che tipo di monarchia o repubblica. La Resistenza Partigiana ebbe il compito di aprire l’Italia alla “democrazia politica”. Ci poteva essere dopo un Re costituzionale o un Presidente costituzionale ma il terremo comune sul quale edificare uno Stato di Diritto, partendo dai valori della Rivoluzione francese del 1779, doveva unire tutti gli italiani.

È questo il messaggio forte che ad 80 anni da quel 25 aprile deve unire tutti perché nessuno di quei protagonisti è vivente. Perché siamo comunque tutti figli della liberazione e della repubblica. Anche la destra che oggi governa lo fa nella democrazia repubblicana che, fondata il 25 aprile, è una festa di tutti. Non dei fanatici del passato. Che hanno deturpato la storia e non hanno mai imparato a pensare.

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