Antropologia

La nascita della civiltà, secondo Margaret Mead

di Sandro Russo

So this is Christmas
And what have you done?…
[John Lennon]

Abbiamo presentato qui la World Press Photo of the Year per il 2025 il giorno di Pasqua, inusuale per proporre pensieri grevi, ma come racconta Belpoliti, anche io quella foto che non avrei voluto vedere, me la sono girata e rigirata nella mente, chiedendomi come avrebbe fatto Mahmoud senza braccia e mani a fare questo o quello, tutte le cose banali comunissime che noi facciamo con le mani. Nell’articolo si dice che sta imparando, in attesa di protesi, ad utilizzare le dita dei piedi, e ci sono anche persone menomate in grado di fare cose complesse con le labbra, per esempio gli artisti che dipingono con un pennellino tenuto in bocca. E qualcuno deve per forza aiutarlo, perché possa sopravvivere
Ma i pensieri continuano a girare e la frase di John Lennon io l’ho sempre tradotta, magari forzandone un po’ il senso: E così oggi è Natale, e guarda cosa ne abbiamo fatto..!
E così ieri era Pasqua…

Mi è venuta in mente un aneddoto su Margaret Mead (Filadelfia, 1901 – New York, 1978), famosa antropologa americana (insieme a Ruth Benedict una delle madri nobili della disciplina) che fa risalire la nascita della civiltà ad un reperto occasionale trovato su uno scheletro in non so quale sito, comunque di epoca preistorica. Non sono importanti i particolari: è l’idea. Mi ha colpito e l’ho messa da parte.

“Una volta una studentessa chiese all’antropologa Margaret Mead quale considerava il primo segno di civiltà in una cultura. Lo studente si aspettava che l’antropologo parlasse di ganci, ciotole di argilla o pietre per affilare, ma no. Mead ha affermato che il primo segno di civiltà in una cultura antica è la prova della guarigione di una persona con un femore rotto. Mead spiegò che nel resto del regno animale, se ti rompi una gamba, muori. Non puoi scappare dal pericolo, andare al fiume per bere acqua o cacciare cibo. Diventi carne fresca per i predatori. Nessun animale sopravvive ad una gamba rotta abbastanza a lungo da permettere all’osso di guarire. Un femore rotto che è guarito è la prova che qualcuno si è preso il tempo di stare con la persona caduta, ha guarito la ferita, ha portato la persona in salvo e si è presa cura di lei fino alla morte. “Aiutare qualcuno nelle difficoltà è il punto di partenza della civiltà”, ha spiegato Mead. La civiltà è l’aiuto della comunità”.


Ora riguardiamo la foto del bambino, pensiamo a Pasqua e a cosa ne abbiamo fatto, della nostra decantata civiltà.

 

1 Comment

1 Comments

  1. Teresa Denurra

    21 Aprile 2025 at 19:53

    È un’ottima riflessione questa intorno a un femore rotto. Direi fondamentale. Ma ora che cosa sta succedendo alla nostra cosiddetta civiltà? Nessuno si salva da solo, forse il papa oggi defunto lo ha detto, poi l’umanità diventa disumanità e succede tutto quello a cui stiamo assistendo.
    E comunque, dato che ho nominato Bergoglio, da persona convintamente atea, dico che la sua morte mi ha spiazzato e mi ha toccato nel profondo. Scompare una delle poche voci che ha parlato, senza mezzi termini e senza giri di parole politici, di salvaguardia dell’ambiente, di pace, di vicinanza e solidarietà con le persone in carcere, con i migranti, con gli ultimi… e altro ancora. Insomma ha detto più “cose di sinistra” della nostra frantumata sinistra. Certo ha detto anche alcune cose rilevanti che non posso condividere, ma il Papa fa il Papa, cioè è persona di chiesa.
    Un abbraccio sardo da Teresa

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