di Francesco De Luca
Sono diventato anch’io un isolano. Partecipo allo scorrere quotidiano del tempo in questo lembo di terra che deve essere esaltato per non deprimersi. E mi piace considerarmi un segmento della cultura di questo paese. Anch’io, anche io che sono un semplice pezzo di roccia eppure… eppure ho visto la vita coniugata nelle varie sue forme. Le ho introiettate, le ho fatte mie, per solidarietà col luogo, con i manufatti, con gli uomini, con le loro idee.
Il mio limite è la fissità. Non posso interferire, né interagire, posso essere soltanto un testimone passivo. E come tale ho una abbondante massa di ricordi.
Quelli di cui sono più orgoglioso sono i ricordi di chi ha operato nel silenzio, nella discrezione, talora anche in un doloroso mutismo. Perché è più facile guadagnare consensi col frastuono, col rumore della propaganda, o della chiacchiera reiterata, o dello spiego dal pulpito, piuttosto che operare senza ostentare e costruire la vita nell’ordinarietà. E’, di solito, quello che fa la gente comune. Quella che con umiltà raddrizza senza esibizione, che sostiene i pesi senza lamentarsi.
Ebbene, su questo scoglio è la povera gente ad aver fatto la storia. Non sono comparse grandi personalità, in nessun campo. Non ci sono realizzazioni monumentali, non opere artistiche mirabili. La vita dura e sopportata, imposta dall’aridità del territorio isolano, ha maturato soltanto una bontà d’animo più grande, una capacità di comprensione più abbracciante. E’ gente di grande cuore.
Ind’ a marina
Ind’ a marina,
stammatina,
‘a vita s’ appresenta
bella
comme na rosa senza spine.
‘U mare quieto
se ‘ntrattène
cu sti prete:
ianche,
tonne.
Pareno pronte a te luvà i penziere d’ a fronte
Quanta acqua
hanno visto sbatte,
e quanta destine
‘u tiempo
ha purtato a fine.
Eppure sta cala tène na calma irreale:
a nu lato ‘a taglimme ianca
se spanne a chiana,
arete
‘a pettata è chiene ‘i pastenache,
luntano
na roia fa gire ‘ncielo,
a mare,
i rufule aspetteno ‘u caudo d’u sole.
‘A vita d’a ggente
cca
nun ha lasciato segno.
Niente passione,
turmiento,
tribbulazzione.
Nun è ’n’impressione:
stammatina,
ind’ a sta marina
tutto è cumbinato
pe me fa capì
quanto è bello ‘u criato.
Versione recitata
Ndr: la foto di copertina è di Teresa Rotondo
