di Francesco De Luca
‘Spesso ’u male porta ’u bbene’ recita un detto paesano. Da non crederci… E invece no… c’è da crederci… e da plaudire. Beh… Forse sul plauso un dubbio sussiste ancora.
Ma… vado con ordine.
Lunedì 13 aprile la nave Don Francesco ha impiegato da Ponza a Formia due ore.
Soltanto?
Soltanto!
Il Don Francesco sostituisce temporaneamente la nave Tetide. Ferma per guasto. Per cui il tragitto è garantito dalle due navi: il Quirino e il Don Francesco. Manca la terza. E… pur tuttavia… quest’ultimo mette le ali (si fa per dire) e impiega soltanto due ore per il viaggio.
Mai visto nella storia, vuoi della Laziomar, vuoi della precedente Caremar, e finanche della storica Span!
Questo fa emergere una domanda che i Ponzesi tengono repressa in petto: ma allora non è vero che, nonostante cambino le Società di Navigazione, le Amministrazioni e le maggioranze politiche, la durata del percorso Formia-Ponza non si possa accorciare?
Generazioni di isolani hanno affrontato il collegio, la leva militare, le ospedalizzazioni e gli studi, sempre oberati dalla condanna delle tre ore di navigazione, con bello e brutto tempo.
Non era una calamità biblica, ma soltanto una disfunzione organizzativa!
Per cui, oggi, dal disagio oggettivo ne è scaturito un vantaggio.
Bene… E allora perché il plauso rimane in discussione?
Perché, se il Don Francesco ha nelle sue possibilità funzionali una navigazione più veloce, perché non è stata mai messa in opera?
E poi… finito il disagio, finirà pure il vantaggio?
E poi… è soltanto il Don Francesco a disporre di questa chance?
Le navi quando raggiungeranno la meta delle due ore di navigazione… nonostante che “l’accelerazione storica” abbia cambiato il ciclo delle stagioni, il livello del mare, nonostante l’assottigliamento dei ghiacciai, l’allungamento del ciclo vitale degli uomini, l’impoverimento della produzione planetaria delle risorse…?
Aspettiamo a plaudire.
L’oggi potrebbe essere smentito. Il domani potrebbe essere esaltante.
