Personaggi ed Eventi

La mano di Dio

segnalato dalla Redazione

Maradona, Da calciatore a santo? Un culto allo stato nascente. Intervista con l’antropologo Marino Niola
di Giulio Gargia  – In condivisione con Redazione Cultura News numero di aprile 2025 – https://redazioneculturanews.com/ 

La settimana scorsa sono terminate le riprese del docufilm Maradona, San Gennaro e lo sciopero dei miracoli”, diretto da chi scrive, ambientato nell’anno dell’ultimo scudetto del Napoli. Nella parte fiction, Patrizio Rispo veste i panni del patrono della città, che vuole difendere il suo primato nel cuore dei partenopei dalle nuove forme di culto che si stanno affermando, dedicate al campione argentino, interpretato da Zap Mangusta, al secolo Diego Pesaola, figlio dell’indimenticabile “Petisso”.
Nella parte invece più documentaria, parlano tra gli altri Roberto Saviano, Conchita Sannino (giornalista di Repubblica) Don Gigi Calemme, parroco della basilica della Sanità e il professor Marino Niola, antropologo della contemporaneità, intervistato dall’autore del docufilm. Niola insegna Antropologia dei Simboli, Antropologia delle arti e della performance e Miti e riti della gastronomia contemporanea all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.

Napoli è una città che vive di simboli e miti. Ma cos’è che ha trasformato l’ammirazione per Maradona in un vero e proprio culto popolare?
Un personaggio della statura di Diego Armando Maradona non poteva non diventare uno degli emblemi, uno dei “loghi soprannaturali” della città. Come il Vesuvio, o come San Gennaro appunto. Ma proprio per il carattere così particolare del suo genio funambolico. Infatti, quello che lui faceva spesso era una sfida alla statica, al principio di probabilità, era un prodigio. Ecco lui faceva dei miracoli calcistici veri e propri. E questo ha fatto di lui una figura che ha qualcosa di soprannaturale. Già quando giocava la figura di Maradona usciva continuamente fuori dal terreno di gioco per diventare un simbolo dell’immaginario. Poi dopo – esattamente come succede per i santi – è morto in giovane età. Questa morte prematura lo ha consegnato agli altari. Perché i santi hanno tutti questa caratteristica: di morire giovani e di fare più miracoli da morti che da vivi.

San Gennaro è il santo protettore della città da secoli, ma è stato detronizzato per ben due volte, così come Maradona, quando è stato costretto a fuggire nottetempo da Napoli nel 1990 inseguito dalle accuse di frode fiscale. Poi però sono entrambi tornati protagonisti del culto popolare. Ci può essere un parallelismo tra queste vicende?
San Gennaro è un santo amatissimo, un totem, però ha avuto anche delle vicissitudini. È stato detronizzato una volta. Proprio deposto. La prima volta nel 1799, quando arrivano i giacobini a Napoli, quindi il popolo e la chiesa, che appoggiavano il re, sperano che il santo non faccia il miracolo, perché sarebbe un segno e invece il santo il miracolo lo fa. Si scatena l’ira popolare che lo chiama traditore, lo accusano di essersi messo con i giacobini e al suo posto viene nominato protettore di Napoli Sant’Antonio da Padova che era il patrono dei Borboni. Solo che alla prima eruzione del Vesuvio nel 1814 la statua di Sant’Antonio viene portata alle pendici del Vulcano per fermare la lava ma viene inghiottita dal magma. E così San Gennaro viene reintegrato con tutti gli onori. La seconda volta invece è Papa Paolo VI che declassa San Gennaro fra i santi locali in quanto sul miracolo il Papa aveva qualche dubbio. Però i napoletani in quel caso non hanno reagito, non hanno raccolto questa sorta di provocazione che veniva dall’alto. Per loro San Gennaro è rimasto un santo di serie A. Così all’indomani della decisione del Vaticano sulla porta della Cattedrale comparve, una scritta che diceva “San Gennaro futtetenn”, in italiano “San Gennaro, fregatene” e quindi il primato del santo è rimasto.
Anche Maradona è stato a suo modo detronizzato, come quando dovette andar via da Napoli precipitosamente, però la reazione fu diversa. Perché i napoletani non hanno abbandonato. Neanche per un momento. Sono sempre stati convinti che fosse non solo innocente, ma vittima di una congiura e l’amore è cresciuto. Tant’è vero che in quei giorni tristissimi del ’91 si sono moltiplicate le manifestazioni di affetto e amicizia verso Diego. Napoli ha dato prova di una grande nobiltà d’animo, ma anche di una grande indipendenza del giudizio perché tanti moralisti e bacchettoni in quei giorni tuonavano contro il cattivo esempio per i giovani di Maradona, ed anche allora Diego rimase quello che era e nessuno ha mai potuto scalzarlo dal cuore dei napoletani.

Ma a Napoli sta succedendo qualcosa di inedito, di mai visto prima?  Com’è che un giocatore di calcio arriva ad essere venerato come un santo?
Ci sono delle grandi affinità e sono proprio nel culto, nell’amore che i napoletani tributano a queste figure che in parte viene dal fatto di essere entrambi simboli positivi, entità che non fanno favori personali, ma si spendono per la città intera. Si diceva spesso che ogni gol di Maradona avesse lo stesso effetto della liquefazione del sangue di San Gennaro, cioè ricomponeva l’unità della città, faceva sentire Napoli un solo corpo che superava anche le distinzioni di ceto. Negli anni abbiamo visto che la gente ha improvvisato luoghi di venerazione per lui, murales dedicati a Maradona o il capello conservato in una teca in un bar. Così la religiosità napoletana ha assimilato Maradona, trasformandolo quindi quasi in una figura ultraterrena e mistica. L’immaginario popolare e la religione di strada, che a Napoli spesso sono una sola cosa, hanno adottato la figura di Maradona e l’hanno elevata alla gloria degli altari. Ma in maniera letterale, cioè costruendo icone nei vicoli e nei cortili, o anche raccogliendo reliquie e si sa benissimo qual è l’importanza della reliquia del culto dei santi. È la traccia fisica della sua esistenza, ma anche della sua potenza. E così è per Maradona, basti pensare al suo capello oppure alle sue magliette che hanno praticamente un potere taumaturgico, come quello degli abiti o dei sai indossati da alcuni Santi. Quindi, da questo punto di vista, l’atteggiamento che si ha a Napoli verso Maradona è prezioso anche per una persona che studia le religioni, perché ha la possibilità di assistere al formarsi di un culto, alla nascita di una religione. Una cosa che non succede quasi mai, come conferma la nascita del cosiddetto Largo Maradona che ha dato addirittura il nome ad una piazza della città che invece si chiama in tutto un altro modo.

Quindi stiamo assistendo a una canonizzazione a furor di popolo? Non è una esagerazione? Alcuni fedeli hanno storto il naso davanti a questa sovrapposizione tra sacro e profano. La chiesa come ha reagito a questa sorta di dualismo tra San Gennaro e Maradona?
È interessantissimo osservare come è montata questa marea popolare, dall’affetto, all’amore, alla devozione, fino al culto verso questa figura.  Ma non solo a Napoli. Quando nel 2022 c’è stata la finale mondiale fra Francia e Argentina tutti gli argentini che vivono in Italia sono venuti a vedere la partita a Napoli a Largo Maradona, perché quello ormai è un luogo sacro e addirittura le persone ci vanno quando hanno bisogno di protezione. La scorsa settimana parlavo con una signora che vive sui quartieri e diceva di avere avvertito molto le scosse del terremoto dei Campi Flegrei e io le ho domandato: “Cosa fate in quel caso?” Risposta: “Noi siamo tranquilli perché andiamo tutti in largo Maradona, ci mettiamo là e lui ci protegge”. A questo la chiesa sta reagendo con saggezza. Come fa sempre in questi casi. La chiesa non interviene, osserva, lascia fare. Un giorno ricordo di avere parlato con un monsignore del rapporto fra Napoli e il calcio, la religione e il soprannaturale e quando gli ho chiesto se si poteva davvero ipotizzare un intervento dall’alto, lui ha risposto: “Se le persone lo credono e se funziona… perché no?”

Ma la devozione a San Gennaro si esprime anche attraverso il miracolo della liquefazione del sangue. Esiste un rituale equivalente legato a Maradona?
No, non c’è ancora. Ma come in tutte le religioni, prima o poi ci sarà. Intanto dei segnali di santificazione di questo tipo e di ritualizzazione arrivano anche dall’estero.  In Argentina esiste la cosiddetta chiesa Maradoniana. Ci si può addirittura sposare con rito maradoniano a Buenos Aires. Ci si presenta davanti a porta di calcio regolamentare, e l’officiante celebra il matrimonio. Gli sposi, come segno di accettazione, devono, con la mano sinistra ovviamente, buttare un pallone in rete.

Come si evolverà questo incontro/scontro tra San Gennaro e Maradona?
Molti hanno storto il naso di fronte a questa mescolanza di sacro e profano. Qualcuno lo chiama una confusione ma io più che una confusione direi una Fusion fra sacro e profano, una contaminazione vivente, un fenomeno molto contemporaneo. San Gennaro è il simbolo della protezione della speranza mentre Maradona è stato il simbolo del riscatto, della vittoria. In questo senso, il suo arrivo a Napoli a metà degli anni ’80, nel periodo buio del post terremoto, è stata una svolta perché lui effettivamente ha preso per mano la città, come fa un figlio con una madre ferita e l’ha aiutata a risollevarsi dalle rovine del dopo terremoto e questo la gente non l’ha più dimenticato. In quel momento è nato quella specie di amore sviscerato per questa persona che ci somigliava tanto, anche nel corpo, fisicamente, aveva questo corpo di chi non è cresciuto bene, ma che a dispetto di tutto riesce ad avere successo. Perciò la sua vicenda è diventata una parabola.

Oggi a distanza di anni dalla morte di Maradona, il suo culto sembra più vivo che mai. Crede che col tempo possa superare addirittura la devozione per San Gennaro?
Vedo che il fenomeno sta crescendo anno dopo anno, man mano che ci allontaniamo dalla morte. E raggiungerà sicuramente delle dimensioni da santità, vera e propria. Per il momento è una santità sportiva ancora a metà, ma diventerà un vero e proprio culto. Se poi riesca a superare le dimensioni del culto di San Gennaro, questo è da vedere. Io credo che ci sia più probabile in una fusione sempre maggiore fra le due figure, sicuramente Maradona e San Gennaro fanno un tandem d’attacco irresistibile, che spaventerebbe tutte le difese.

Facciamo la prova allora. Se ci fosse l’eruzione dei Campi Flegrei di napoletani, a chi si rivolgerebbero i napoletani?
Si rivolgerebbero a San Gennaro. Sarebbe il primo ad essere pregato e scongiurato. Però anche Diego entrerebbe in gioco perché il teatro delle sue gesta era quello che adesso si chiama Maradona, cioè l’ex stadio San Paolo, che si trova proprio nei pressi della zona flegrea E di solito quindi i santi fanno proprio un argine anche spaziale. Non permetterebbe che lo stadio andasse distrutto.

Se dovesse riassumere in una frase, il rapporto tra Napoli e Maradona e San Gennaro, quale sarebbe? 
Direi che San Gennaro è oggetto di un culto molto vicino. All’amore e Maradona è oggetto di un amore molto vicino al culto.

Nota (a cura della Redazione)

 

È stata la mano di Dio è un film del 2021 scritto, diretto, ideato e co-prodotto da Paolo Sorrentino.
È stato presentato in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha vinto il Leone d’argento – Gran premio della giuria e il giovane Filippo Scotti, alla sua prima esperienza cinematografica, ha ricevuto il premio Marcello Mastroianni. Il film è stato selezionato per rappresentare l’Italia agli Oscar 2022 nella sezione del miglior film internazionale.

Clicca per commentare

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top