a cura della Redazione
Larga eco ha destato la decisione di Trump, su indicazione di Elon Musk, il multimiliardario di origine sudafricana, nominato ministro dell’Efficienza governativa dal capo della Casa Bianca, di commissariare UsAid, l’agenzia federale, ma autonoma, americana istituita nel 1961 da John F. Kennedy e diventata la più grande struttura al mondo di assistenza all’estero. Per capirne l’importanza basta ricordare che nel 2023 UsAid ha erogato 72 miliardi di dollari, dalla salute delle donne nelle zone di conflitto all’accesso acqua pulita, dai trattamenti per l’Hiv/Aids alla sicurezza energetica e alle attività anticorruzione.
Non è chiaro quale sarà il futuro dei dipendenti dopo aver trovato chiuso il quartier generale di Washington passato, dall’oggi al domani, sotto il commissariamento del segretario di Stato Marco Rubio.
Nonostante questi abbia fornito assicurazioni di circostanza la maggior parte dei programmi finanziati dall’agenzia – dagli ospedali nei campi profughi thailandesi alla bonifica delle mine antiuomo nelle zone di guerra – si sono immediatamente bloccati.
Tutto dovrà conformarsi agli interessi nazionali e anche gli aiuti umanitari saranno considerati ufficialmente uno strumento da usare per difendere la nuova agenda “America First”.
Le proteste contro la chiusura di UsAid a Washington: «Salvate UsAid, salvate delle vite»
Sui risvolti umani della vicenda e sulle riflessioni che ne scaturiscono proponiamo le puntuali considerazioni di Michele Serra riportate nella sua “amaca” di ieri 4 febbraio
L’amaca
Resistere alla tempesta
di Michele Serra – da la Repubblica del 4 febbraio 2025
“Un branco di radicali lunatici” secondo Trump, “un verminaio” secondo Musk.
Si riferiscono a Usaid, l’agenzia americana fondata nel 1961 da John Kennedy per aiutare i Paesi poveri.
“Usaid deve morire”, ha twittato il presidente con il suo gergo da gangster (lui parla spiccio: è ora di essere spicci anche parlando di lui). Usaid è uno dei tanti rami da tagliare, ramo particolarmente odioso per i nuovi padroni d’America perché ha il dna del solidarismo e della cooperazione internazionale.
Sicurezza interna, Difesa e poco altro, questo rimarrà di pubblico e di finanziato nel paese di Trump: uno Stato armato, e al resto — sanità e istruzione in primo luogo — ci pensano le carte di credito di chi può, e chi non può si arrangi perché è finita la pacchia, come direbbe il trumpetto di casa nostra.
Ho pensato ai funzionari di Usaid, che per metà saranno burocrati impigriti, per metà gente appassionata e competente che cerca di aiutare il prossimo. Immagino i loro sentimenti quando il loro presidente, come un imperatore che mostra il pollice verso, annuncia la morte non solo e non tanto del loro lavoro, quanto del loro impegno, delle loro idee, della loro storia, che è anche uno dei tanti pezzi nobili della storia americana.
Trump e Musk vogliono radere al suolo qualunque istituzione, nazionale e internazionale, che cerchi di tenere vive parole e opere di cooperazione e di pace. Oms, Fao, Unesco, le ogm di ogni ordine e grado, il solidarismo cristiano, il volontariato laico, qualunque cosa puzzi di gentilezza, di sovranazionalità, di operativo esercizio di fratellanza, è il loro nemico.
In molte stanze, arredate molto diversamente da Mar-a-Lago, donne e uomini di buona volontà stanno cercando di capire come resistere alla tempesta. Sono loro, per ora, la sola vera opposizione a Trump.
