Personaggi ed Eventi

Serata di “Lettura ad alta voce”

di Francesco De Luca

 

Mite sera (1° febbraio – chiesa del Porto – Ponza), infreddolita dall’umidità spessa che, in una terra circondata dal mare, diviene nefasta per le ossa.

Ma, la “Lettura” si è tenuta in chiesa, al riparo. Con un pubblico giusto. D’altronde le poesie, di per sé, hanno un che di ‘élitario’. Di questi tempi a Ponza non si possono fare molte distinzioni. Va bene tutto. L’importante è stare insieme.

Dei poeti in vita mancavano Francesco Ferraiuolo e Antonio De Luca. Le loro poesie sono state lette da Domenico Scotti, Gino Usai e Polina Ambrosino.


Da sinistra: Domenico Scotti, Alfredo Scotti, Polina Ambrosino, Don Ramon,
Isidoro Feola, Franco De Luca, Fausto Balzano e Gino Usai

Di varia natura le poesie lette: religiosa quelle di Silverio D’Atri, nostalgica quelle di Francesco Ferraiuolo. Quelle di Fausto Balzano sono più intimistiche e personali. La poesia di Tommaso Lamonica si muove fra quella elogiativa delle bellezze dell’ isola e quella che insegue le sue sensazioni personali. Antonio De Luca, solca le tracce della poesia classica. Ha toni elevati e andamento austero.
Per quelle in dialetto, mentre le mie sono attaccate come patelle alla realtà ponzese, quelle di Alfredo Scotti spaziano in un ambito più ampio.
Sono state decantate le bellezze dell’isola, l’andare esistenziale suo quieto; è stato accennato il fenomeno dello spopolamento invernale e il conseguente sfilacciamento dell’ordito culturale. Un po’ di nostalgia per il tempo passato, un po’ di auspicio a che la realtà isolana non diventi monopolio esclusivo del mercantilismo turistico.
Gino Usai, il reggente della serata, ha sottolineato con maestria il passato e il presente.

Il bello dell’incontro, ma questa è mia personale valutazione, è consistita nell’essere stati assieme: pescatori, dottori, donne di casa, e quei pochi giovani. Tutti ad ascoltare la voce di se stessi, per trarne giovamento non per vanità.
A corredo, allego una poesia, da me scelta fra quelle di Silverio D’Atri. Poesia religiosa, ho detto sopra. Infarcita di abbondante umanità. Perché Dio è fra gli uomini di questa terra. La mia giornata, ha titolo. Fu medico condotto a Ventotene e a Ponza. Recitava il suo rosario ogni giorno fra le patologie e le cure della sua gente. Coltivava la pietà, innaffiandola di carità.

La mia giornata

Siccome un cappuccino questuante,
esco al mattino e vo’ di porta in porta,
recando a sera la segreta scorta
di lai, querele e lagrime abbondante

Volti emaciati dal respiro ansante,
occhi lucenti per la febbre insorta,
lamenti, piaghe, carne sfatta e torta
da morbi o convulsione conquassante

sono il caleidoscopio mio vivente,
che di pietà m’accende mente e cuore,
facendomi sentir che siamo niente.

E reco, col sudor d’una giornata,
il vino del dovere e dell’amore
e insieme il fiele d’una lotta ingrata!

Versione recitata

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