di Silverio Lamonica
Questa settimana gli argomenti sono tanti e per la maggior parte “gustosi”. Mi sembra di sedere ad una tavola imbandita con pietanze che vanno e vengono. Iniziamo con un bel tacchino farcito di Un pranzo di ringraziamento, cui segue però Il ruolo dell’Europa tra Trump e Putin, che potrebbe far rimanere tutto sullo stomaco. Ma Enzo ha saputo ben condire il piatto con un pizzico di sale: la missione vendicatrice di Trump per istaurare l’età dell’oro, con annessione di Groenlandia, Canada e Canale di Panama, e di pepe: Putin, con l’invasione dell’Ucraina mira a creare stati cuscinetto per proteggersi dall’espansione della NATO.
Che dire poi di M. Il figlio del secolo? La figura del dittatore viene ridicolizzata nella trasposizione cinematografica. Come se ordinassimo una bistecca alla fiorentina e ci servissero invece straccetti di pollo impanati, ma forse più digeribili e non meno gustosi, specie se messi in tavola da uno chef stellato come il nostro Sandro.
L’amico Pasquale Scarpati ci offre sempre articoli “sostanziosi”, e succulenti – come spero sia anche questa epicrisi – pieni di minuziosi dettagli, simile a quei robusti ed appetitosi minestroni in cui si mescolano, oltre alle varie verdure, ogni genere di legumi: dai fagioli ai ceci, alle cicerchie, dalle lenticchie alle fave, al farro… tanto usato dagli antichi romani nella loro dieta. E l’argomento La nascita di Roma, spazia appunto dall’acronimo SPQR ai Quiriti, ai Sabini ed Etruschi, passando per le imprese di re Porsenna, per finire alle guerre civili e all’istituzione dell’impero di Augusto.
Con l’articolo I Ponzesi a La Calle prima che a La Galite si torna alle origini. È bello scoprire le vicissitudini dei nostri antenati e la loro lotta per la sopravvivenza, in luoghi spesso inospitali. Scopriamo particolari interessanti, grazie a studiosi come l’amico Biagio, al suo parente Achille Vitiello, discendente di quei coloni, e a Marco Mastroleo. Quest’ultimo, in forma romanzata, ha cercato di ricostruire le vicissitudini di quei coraggiosi pionieri, dediti soprattutto alla pesca. Immagino i loro pasti frugali. Specie quando era cattivo tempo e non pescavano, di certo ammannivano la tavola col pesce fuiuto (il pesce fuggito) una sorta di brodaglia, però gustosa. Nella pentola bollivano acqua, sugo di pomodoro, prezzemolo, aglio, un pizzico di sale, del pane raffermo… sembrava proprio una zuppa di pesci, ma senza il prodotto ittico che appunto, era “fuiuto”. Ogni tanto la preparava mio zio Francesco, quando studiavo a Napoli (anni ’50).
Giuseppe Mazzella ci parla del suo amico Sandro Pambianchi, pittore e poeta, ben diverso dai modesti rimatori, tra cui chi scrive. Canta con delicate pennellate il suggestivo e misterioso mare della nostra splendida isola. Come si alimentano i poeti? Con l’alito tenue dell’aura che spira in sul calar del sole, col guardo rivolto ai dolci declivi ammantati da odorose ginestre, mirti ed allori lussureggianti… Contenti loro!
Ironia a parte, trovo molto suggestive le poesie sulle cose, riportate in “Le suggestioni di Vincenzo Padiglione”.
Seguendo la scia poetica, ecco Brecht, la poesia delle piccole cose della vita. Però, dico io, tu poeta celebri ‘i piccoli piaceri’, e non ti soffermi sui piaceri della tavola, li trinceri in quel vocabolo per niente poetico: il quotidiano che dovrebbe comprendere oltre al mangiare, anche il dormire e altri bisogni che non sto qui a specificare e per cui ci si barrica “nella segreta stanza”. Perché non usare almeno termini come la leopardiana parca mensa oppure l’espressione tra le braccia di Morfeo, anche se abusata, per indicare una bella e sana dormita? Per dirla alla Eduardo, “a mme, ’sta poesia nun me piace!” Però mi inchino di fronte a Brecht, grande drammaturgo. L’articolo è tratto da “Berlino Magazine”.
A tal proposito Bixio ci dice: Ci ho vissuto a Berlino… Una visita non tanto fugace – mi pare, sotto l’occhiuto sguardo indagatore dei Vopos, i famigerati poliziotti -, a metà anni ’80. Lui comunque stava di base a Berlino Ovest. Dall’altra parte, invece, desolazione, strade deserte e nelle rare vetrine qualche filone di pane e un po’ di carne… una nazione davvero a dieta… ferrea. Infatti venne chiamata “Cortina di ferro”! A quegli anni si pensa non con rimpianto, ci mancherebbe, ma con profonda tristezza, con malinconia.
E Malinconia, il tormento del nostro tempo è l’argomento che ci propone Sandro attraverso un articolo da la Repubblica. Un excursus letterario di questo particolare sentimento descritto da Freud, Baudelaire, Sartre, Nietzsche ed altri. Mi permetto di aggiungere, restando nel filone poetico, i versi di Ippolito Pindemonte:
“ Malinconia, Ninfa gentile,
la vita mia consacro a te;
i tuoi piaceri chi tiene a vile,
ai piacer veri nato non è. ”
Tradotta in musica da Vincenzo Bellini e qui eseguita dal Maestro Luciano Pavarotti:
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Cullandoci ancora coi versi, stavolta nostrani, segnalo Le più belle poesie della comunità isolana, presso la Chiesa Madre di Ponza, a cura del neonato Gruppo culturale parrocchiale, presieduto da Gino Usai, tra l’altro fra i fondatori di questo sito – già quasi al 14° anno di vita – per cui auguriamo altrettanta lunga vita, piena di iniziative, a questo nuovo gruppo culturale, perché Ponza ha fame di cultura: non esiste più una sala cinematografica, sono ancora di là da venire una biblioteca e un museo.
A tale proposito ebbi anch’io la fortuna di conoscere il prof. Padiglione – apprendo dall’articolo amico anche di Sandro – perché incaricato dall’allora sindaco Ferraiuolo di realizzare un Museo. Ero in stretto contatto col professore, ci telefonavamo quasi quotidianamente, veniva spesso a Ponza; purtroppo non se ne fece niente. Mancò la volontà politica e sembra che manchi tuttora, specie se leggiamo dalla Stampa, notizie su Ponza, Ventotene e Santo Stefano, non solo qualche vicenda giudiziaria che riguarda la SEP, ma aspri contrasti che immobilizzano realizzazioni già finanziate come i lavori di ristrutturazione dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano, per farne un Centro di Studi Europeo e che diventa sempre più una chimera, assieme al collegamento con Ventotene attraverso una funivia, lunga circa due chilometri, osteggiata dal sindaco, ma possibile. Tanto è vero che in Vietnam è stata realizzata una cabinovia lunga ben otto chilometri (leggi l’articolo: Vietnam, la cabinovia più lunga del mondo).
Di certo occorre valutare l’impatto ambientale e realizzare qualcosa che non abbia l’effetto di un “pugno in un occhio”. Ma bisogna avere coraggio, come lo ebbero i Borbone quando costruirono su Santo Stefano il carcere a forma circolare (panoptikcon) e a Ventotene le armoniose rampe di scale a zig-zag che uniscono il porto con il centro storico, oltre al Castello, alla chiesa. Di Ponza abbiamo sotto gli occhi ogni giorno le meraviglie del genio architettonico di Winspeare e Carpi. Immaginiamo le due isole senza quelle opere e le abitazioni che sono sorte in seguito; avremmo sì un ambiente più naturale, senza manomissioni, ma invivibile dal punto di vista umano, secondo le esigenze moderne: non abbiamo più il fisico robustissimo dei nostri antenati preistorici.
Per fortuna c’è Un cielo ispiratore… quello di Ventotene, appunto e oltre alla bellissima canzone di Renato Zero, che da giovane vi soggiornò in una magica estate, altre iniziative e strutture utili per l’uomo che diventa sempre più fragile ed esigente, si potranno realizzare, beninteso nel rispetto del buon gusto.
E nel rispetto del buon gusto vengono gelosamente custoditi gli antichi megaliti della Sila. Bisogna assolutamente visitarli, assieme ai Bronzi di Riace. Tutte le regioni ed i comuni italiani puntano sempre di più sul turismo culturale… solo Ponza fa eccezione!
Parafrasando quanto è riportato in Lezioni di storia e geografia, in cui vengono modificati i toponimi dei mari, dei territori e dei monti, seguendo il suggerimento di un certo arcimiliardario – tanto caro alla nostra presidente del Consiglio – potremmo ribattezzare il nostro lembo di terra Il paese dei Balocchi, o meglio Toysland, dove si viene unicamente per fare un bel bagno, prendere il sole, consumare velocemente qualche crêpe, magari alla nutella, e per scatenarsi la sera nell’orgia della nefasta movida!
Dico questo, perché l’isola punta esclusivamente su un turismo “giovanile”, non tenendo conto dell’apporto prezioso di altre fasce d’età, dai cinquanta in su.
E a proposito di “anziani”, Sandro ci propone due articoli su Erri De Luca L’età sperimentale (in cui mi riconosco perfettamente) e La vecchiaia, interessante, anche se non mi pare di scorgere qualche riferimento al testo fondamentale di Cicerone “De Senectute”.
Restando in campo “amministrativo”, Giuseppe Mazzella di Rurillo ci propone la biografia di un ex sindaco di Casamicciola, Antonio Castagna in Il Commendatore e l’ingegnere, suggerendo ai nuovi amministratori di dedicargli una strada, oltre a studiare la sua figura per trarne ispirazione. Ma ciò si pone in un quadro ben più ampio.
Da Guido Del Gizzo apprendiamo che ci sarà un Forum alle Azzorre sull’energia pulita per le isole europee. So che ancora esiste un’Associazione Isole Minori Italiane, di cui Ponza fu tra le fondatrici e spero che ancora ne faccia parte, per cui si potrebbe concordare di inviare al Forum una delegazione delle suddette Isole Minori, scegliendo gli amministratori disponibili (magari selezionati in base alla conoscenza dell’inglese). Ma andarci è davvero indispensabile.
Così come è indispensabile commemorare particolari avvenimenti, qual è appunto Il Giorno della Memoria e Anna Foa ne sottolinea magistralmente l’importanza, attraverso l’intervista di Paolo Conti: “E’ un monito per quanto sta accadendo oggi” – sostiene la storica Foa, con lo sguardo rivolto all’Ucraina, a Gaza, Myanmar e altri focolai di guerra sparsi nel mondo.
Dopo “pietanze” o argomenti tanto impegnativi, qualche manciata di belle patatine croccanti e un gustoso gelato (…per me al limone!) non guastano, per cui mi accodo ben volentieri a ’U nonn’ cu’ i uagliune apprièss, sulle note di “As tears go by”. Sandro Vitiello in Commenti ci informa che purtroppo l’interprete di quella struggente canzone, Marianne Faithful, ci ha lasciato proprio qualche giorno fa.
Con un velo di tristezza termino questa epicrisi, ricordando anche una nostra concittadina acquisita Maria Amalia Masella che assieme a suo marito, l’avvocato Raffaele Di Giuseppe scelsero questa nostra isola come luogo di residenza estiva, non solo; ma sulla scia di tante famiglie “furestiere”, si legarono profondamente alla nostra comunità: il loro figlio, l’avvocato Giannantonio, ha sposato la nostra concittadina Silvia Scotti. Anche a nome della Redazione rinnovo il cordoglio e l’affettuosa vicinanza alla stimatissima famiglia Di Giuseppe.
NdR: nell’immagine di copertina Natura morta con arance e limoni, olio su tela di Pablo Picasso
