Guerra in Ucraina

Sull’anno che ci attende

di Francesco De Luca

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Speranza e scetticismo, questi i poli antitetici che si fronteggiano nella mente. Sempre in agitazione, la mente, sempre inquieta.

Sto leggendo ‘L’animale inquieto’ di Bonicelli e Ferrario e si radica il convincimento che l’inquietudine è una qualità distintiva dell’essere umano. Non stasi da perfezione, l’uomo, e nemmeno turbolenza da nefandezza, ma turbamento, insoddisfazione permanente, e innovativa. Con finalità permeate di volontà, di naturalità e di casualità. La Storia consacra o aborrisce, secondo circostanza e convenienza.

E la verità? Come si arriva alla verità?
Risposta: non si arriva alla verità perché essa nella concezione pura e nuda, non esiste. Nel costituirla logicamente e linguisticamente la assoggettiamo alle circostanze e alle preferenze.
Per cui, in definitiva, il domani che ci attende è quello caotico e spurio che appare agli occhi. Ben diverso da quello che non ci appare e che è altrettanto pulsante di sangue e di dolore, arroganza e potere.

Nella ‘guerra in Ucraina’ – ad esempio – quante guerre particolari, nascoste, subdole, tacite, agognate, si combattono. C’è quella dei soldati morti e che stanno morendo, per fini a loro estranei. Perché una entità è la Russia ed una sono i russi. Non combaciano, no, e neppure si integrano. Fingono di sovrapporsi, ma la realtà quotidiana dei russi sfiora, lambisce soltanto l’ambizione e la volontà di potenza del Cremlino.

Che la vinca o la perda la Russia, la guerra, le conseguenze pratiche nella vita quotidiana dei russi non sarebbero avvertite.
Per l’Ucraina avviene che il governo è guidato da una volontà che non ha radici nel popolo. Il governo ucraino persegue finalità politiche estranee al popolo.

Ma questo è soltanto un aspetto del conflitto. Che ha risvolti economici, militari, religiosi, di cultura. E in essi trovano gioco, ossia insinuano i loro affari gli USA, l’Europa UE, il blocco politico BRICS. E poi ancora le repubbliche nordiche in fibrillazione, l’Ungheria Polonia Romania in attenzione spasmodica, la Corea del Nord in agguato.
E questo, che è un quadro semplificato e infantile, soltanto per uno dei conflitti. E l’altro? L’altro è ugualmente intricato, scomposto, aggrovigliato.
Cosa ci attende?

Zì ‘Ntunino ai miei sproloqui non ha ribattuto alcunché. Gli occhi fra lo sbalordito e l’annoiato. Ogni tanto con la testa mi indica fuori. Sul muretto ha spezzettato biscotti. Ed è un via vai continuo di uccelli. Poi però ne arriva uno grosso, scuro di penne. Borioso e guardingo. Allontana tutti con piccole cariche, si ingozza e se ne va. Così i piccoli ritornano, copiosi e arzilli.

Io parlo e ‘Ntunino ascolta. Alla fine mi guarda, dà uno sguardo fuori e commenta: pensammo a campa’.

Dovrei dare un significato a questo invito che sa di antico… ma ho già parlato tanto. Se volete, dategli voi un senso…

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