di Francesco De Luca
Nonostante quest’autunno tiepido e insieme insidioso mi sono deciso ad affrontare un impegno ricorrente nell’anno: il cambio degli indumenti, da riporre quelli estivi e da evidenziare quelli invernali.
Coi vestiti si cambiano i comportamenti e insieme i ragionamenti. Un esempio? Queste scarpe sono piatte e facilitano le scivolate sulle strade bagnate: vanno riposte. La mente anticipa, segue le rappresentazioni mentali e antevede soluzioni.
Allo stesso modo è d’obbligo fare con il nuovo assetto politico americano da cui noi dipendiamo completamente. Noi… noi chi? Possiamo fingere di considerarci una unità politica autonoma noi italiani ma è una finzione buona per tacitare i nostalgici o i nuovi sovranisti: l’ Italia è in stretta simbiosi con l’ Europa, e di realtà europea occorrerebbe occuparsi. Ogni singolo paese europeo, nel bene e nel male, nella purezza o nel miscuglio, è una parte dell’Europa, come si è andata a strutturare dal dopoguerra ad oggi.
Ed è un complesso politico che vive nell’ambiguità, fin dal suo nascere. Anzi, negli anni ‘50 iniziò come appendice degli Stati Uniti ( liberatori ), e poi, grazie agli apporti di statisti di spessore, ha provato a camminare con le proprie gambe anche se, in modo alterno, gli USA hanno cercato di tenere l’Europa al guinzaglio. E ci riuscirono servendosi della NATO: uno strumento politico-militare che rassicurava gli Stati europei, e insieme gli USA, contro la minaccia della Russia.
Senonché la Russia non ha mai minacciato militarmente gli Stati europei e, infine, è collassata, lasciando che taluni Paesi, a lei satelliti, potessero unirsi all’ Europa. La cui forza d’attrazione era una soltanto: quella economica. Il suo mercato libero.
Oggi qui si stanno manifestando crepe. L’ Europa o UE non riesce a mantenere il suo valore economico-commerciale perché gli equilibri geopolitici stanno cambiando.
La Russia, da partner privilegiato in forza della fornitura di energia per l’UE, si è vista declassata a paese subalterno, alla mercé delle mire espansionistiche degli USA, tramite l’allargamento della NATO.
Gli Stati europei, in quanto NATO, sono protetti dalla potenza militare statunitense e, in quanto UE, sono deficitari di risorse energetiche. Chi vince in questo scenario? Vince chi ha i soldi per finanziarsi l’autonomia politica espressa in potenza bellica.
E così, dopo 70 anni in cui la democrazia ha dimostrato di poter garantire pace e benessere in Europa, di nuovo si è tornati al punto dolente che sono le armi a decidere del destino degli uomini. E le armi le producono le economie floride, che, in circolo vizioso, nelle guerre ingrassano.
Non c’è via d’uscita?
No… vie d’uscita ci sono. Nelle democrazie, sebbene mutilate, vie d’uscita ci sono. Perché è il popolo che, in definitiva, ha il potere di dar vita o morte ai governi.
Per ottenere questo risultato occorre anzitutto credere nella forza decisiva del voto. Astenersi è disporsi alla sconfitta.
Affinché il voto sia decisivo occorre essere consapevoli delle dinamiche sottostanti alle elezioni. L’ignoranza porta alla disfatta.
La conoscenza delle dinamiche soggiacenti al voto evidenziano come ci siano Stati che in forza della loro ricchezza aspirino alla supremazia sugli altri.
Ci sono gli USA tesi al benessere del proprio popolo, anche a discapito di quello altrui. Ma c’è anche la Russia che tende al proprio benessere poggiandosi sul lavoro sporco dei paesi satelliti. C’è la Cina che, forte della sua economia, vuole garantirsi il benessere.
Il benessere… non la pace, non il rispetto dell’ambiente, non l’estensione dei diritti per una vita degna per l’umanità… no… questi sono ideali lasciati ai creduloni… è il bene-stare per il proprio popolo, per gli amici, per i sodali. A discapito di tutto. Di tutto… del pianeta, del suo equilibrio eco-sistemico, del rispetto fra umanità e natura, fra umanità e le sue componenti sociali, economiche, culturali.
In una situazione simile ho scombussolato stanzini, armadi e cassetti. Il cambio di stagione, quest’anno, sarà movimentato assai.
Occorrerebbe, a ben vedere, che fosse proprio questa stagione a cambiare…