di Francesco De Luca
Questa estate talune notti sono state tremendamente calde. Fino ad una certa ora ho tenuto acceso il condizionatore ma poi ho avvertito nei reni un fastidio. E’ quella la mia zona del corpo più sensibile ai colpi d’aria. Ho interrotto l’alito fresco proveniente dal condizionatore e ho aperto la finestra sperando che gli spifferi potessero essere di sollievo alla calura. Macché… Così la nottata è passata fra brevi sonni e brevi risvegli.
Lo specchio del bagno, al mattino, rivela nel volto lo sbattimento.
Di questo torrido insopportabile c’è chi dà la colpa ai cambiamenti climatici e chi, invece, la attribuisce al normale ciclo atmosferico delle stagioni. Causa umana o causa naturale?
I pareri sono discordi. Le narrazioni strombazzate aleggiano, e appare difficile parteggiare. Anche se questo significa rimanere indifferenti di fronte a quanto si assiste!
E già… perché in tutte la parti del globo, in maniera diversa eppure simile, le città vengono trasformate in zone allagate, dove è pericoloso sostare sotto gli alberi, in prossimità dei fiumi, al riparo dai muri; con frane nei villaggi a ridosso delle montagne, con le città coi fiumi in piena, con le località marine messe a soqquadro dalle mareggiate.
Insomma, l’umore mattiniero mi sollecita a dire che si dà più credito ad una teoria sbandierata a gran volume in TV piuttosto che ai propri occhi.
Ci si sente assediati da menzogne precostituite, da intenzioni che vogliono imporsi. A fini utilitaristici, giacché l’animo impaurito tende ad aggrapparsi ad ogni certezza, costi quel che costi.
Di solito, il costo è la sudditanza politica.
E tutto perché?
Per osteggiare gli avvertimenti che provengono da ambienti ecologistici. I quali suggeriscono di limitare i consumi, comprimere le richieste, ridefinire le necessità. Giacché il progresso all’infinito è un falso idolo della cultura. Anzi una sciagura della cultura!
Infinito (forse) è l’universo; infinita (forse) è la vita. Le esistenze no. Esse sono tutte deperibili ed effimere.
Si può nascere. Si deve morire.
Tutto questo nel baleno di uno sguardo nello specchio.
Ti pareva… stamattina…ncopp’ u cuotto, ll’acqua vullente.
NdR: l’immagine di copertina è presa dal web