Ischia

Ischia. L’EVI e l’archivio perduto

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

Il caso dell’ Ente Ischia dal 1952 al 1972.
Di recente il prof. Amedeo Lepore, ordinario di storia economica alla seconda università di Napoli, ha scritto un articolo in un giornale napoletano sottolineando l’importanza degli archivi storici degli enti pubblici per discutere il presente sia come amministratori pubblici che come imprenditori privati.

Lepore sta dedicando, da oltre 10 anni, un impegno enorme e meritorio con libri (almeno 5), conferenze ed incontri alla rivalutazione del ruolo svolto dal 1950 al 1992 dalla Cassa per il Mezzogiorno e derivati (agenzie per il sud) per la crescita del sud.
Soprattutto la ricerca di Lepore si è soffermata sul primo ventennio ed ha lasciato la degenerativa gestione delle regioni dal 1970 fino al 1992 un ulteriore esame. Ha portato alla luce gli archivi della  Casmez e quelli della Banca Mondiale soprattutto per il primo ventennio 1950-1970 che fu straordinario per le grandi opere pubbliche nel sud.
La Casmez aveva dirigenti di valore. Aveva un ufficio tecnico di alte professionalità che veniva imitato dall’ente provincia che nel napoletano fu l’ente locale esecutivo, anche perché rinato nel 1952 come ente locale di raccordo e coordinamento con altri 90 comuni (grandi, medi e piccoli) chiamati comunque alla “ricostruzione” dopo il secondo dopo guerra.
Lepore pone in luce l’efficacia di un intervento di opere pubbliche centralizzato e fortemente autonomo dalle pressioni partitiche. Lascia intendere che la degenerazione degli interventi a pioggia, le cattedrali nel deserto, il clientelismo, furono degenerazioni della partitocrazia, del malinteso decentramento regionale e della lottizzazione del “pentapartito”. Basta poco per il riscontro storico esaminando l’ultima legge per il sud – la 64 del 1988 – per conferma.

Se si riflette con attenzione sul lavoro di Lepore, ed anzi si contribuisce al suo lavoro di economista, si nota che l’isola d’Ischia dal 1952 al 1972 ha avuto – unica area del sud – un “doppio intervento straordinario”: quello della Casmez per le grandi opere pubbliche infrastrutturali e gli incentivi alle imprese fino ad oltre il 50 per cento di contributo a fondo perduto per i nuovi alberghi e le attività commerciali ed artigianali, e quello dell’Ente Autonomo (autonomo sta per autonomia di bilancio oltre che come personalità giuridica di diritto pubblico al pari del Banco di Napoli) che svolge un fondamentale ruolo in Italia e nel mondo per il lancio turistico di Ischia e di gestione e costruzione di servizi pubblici.

L’archivio dell’EVI (Ente autonomo per la valorizzazione dell’isola d’Ischia) é andato perduto o disperso. Aveva l’EVI il compito di redigere il prg dell’isola. Lo fece fin dal 1954. Nel 1968 era pronto il prg del prof. Corrado Bequinot in linea con i tempi imposti dalla “legge ponte”.
Anche l’EVI aveva un buon ufficio tecnico. Quanto mai utile dopo il terremoto del 2017 e la grande alluvione del 2022 con l’enormità dei problemi emersi tanto da richiedere un commissario straordinario di governo ad una emergenza ambientale stimata in un miliardo e 300 milioni di euro.

La vastità del dissesto idrogeologico rende necessario un ente per la ri-valorizzazione dell’isola d’Ischia ormai zona ipermatura con 40mila posti letto e 3mila imprese su 46km2 abitati da 60mila persone se si vuole, come chiede l’unione europea, una “coesione” economica e sociale dell’isola oggi divisa come una scarpettiana “Miseria e Nobiltà” più tragica che comica in sei comuni con Casamicciola al centro di un dramma umano enorme.
Ma è noto che le comiche finiscono sempre in tragedie.

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