di Guido Del Gizzo
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https://www.progettoponza2034.it/spartium-junceum/
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Spartium junceum
di Guido Del Gizzo
La prima volta che siamo tornati a Ponza – dopo quarant’anni dal primo scalo sull’isola, nel 1983 – è stato nel maggio del 2021 e la prima cosa che ci ha colpito è stato il profumo delle ginestre: la seconda, è che non vi fosse un’offerta diffusa di miele di ginestra, che è ottimo.
Quello stesso anno, il marchio Fendi presentò un progetto di grande qualità concettuale, oltre che materica, “Hand in Hand”, per celebrare la Baguette, uno dei suoi prodotti più iconici.
Prevedeva di sviluppare venti serie esclusive di pezzi, attraverso la collaborazione con venti artigiani selezionati a livello internazionale: una di esse era realizzata in tessuto di ginestra, prodotto in Calabria, grazie all’intervento di Pasquale Filippelli, probabilmente il maggior esperto che abbiamo in Italia sul tema.
Filippelli svolge attività di consulenza ed è in grado di intervenire in ogni fase della coltivazione e della trasformazione del prodotto – https://www.pasqualefilippelli.it/lavorazione-ginestra/
La ginestra si coltiva molto facilmente, la propagazione avviene per seme e ha un fabbisogno idrico molto contenuto: si sviluppa facilmente in clima arido e terreni “poveri”.
Ha molti impieghi: erboristeria e cosmesi fra gli altri.
La fibra di ginestra era comunemente prodotta, in Italia, fino al secondo conflitto mondiale: sicuramente, in giro per il Mmediterraneo, è possibile ricostruire filiere di produzione / trasformazione.
Proprio il Mediterraneo, le sue coste e le sue isole, coincide con il suo areale di distribuzione e, contemporaneamente, con l’area di applicazione del programma europeo Interreg Next Med, che nel 2021 era al suo esordio e il cui primo bando (“call for proposals”, per 103 mln di €), purtroppo, è scaduto lo scorso maggio: se ne attende a breve un secondo, per un investimento di altri 80 mln di €, circa.
Ponza ha l’opportunità di affrontare e risolvere più problemi contemporaneamente:
– rimettere in sesto almeno 200 ha di “parracine”, affrontando in modo serio e lungimirante il tema della salvaguardia idrogeologica dell’isola: le ginestre vengono comunemente impiegate per consolidare i terreni, grazie al loro apparato radicale molto profondo.
– smaltire 600 tonnellate /anno di rifiuti compostabili, utilizzabili come fertilizzante;
– sviluppare attività invernali e offerta tipica locale, ad oggi inesistente;
– attivare collaborazioni con altri territori e isole in ambito mediterraneo.
E’ perfettamente ragionevole immaginare che si costituisca un soggetto capace di affrontare il tema della ricerca&sviluppo di nuovi prodotti mediterranei, che la sua direzione approfitti delle variegate competenze del “made in Italy” e che venga localizzato su Ponza, dove alcune competenze sono già presenti.
Oltretutto, Ponza costituirebbe, facilmente, una vetrina sul mercato romano e internazionale e provate, per un momento, a immaginare le parracine ponzesi ristrutturate e fiorite di ginestra: diventerebbero un evento turistico di assoluto rilievo.
Analogamente, i programmi di formazione che ne scaturirebbero costituirebbero un’opportunità importante per chi, sull’isola, volesse partecipare e, contemporaneamente, il presupposto per collaborazioni funzionali con la costa laziale, cui Ponza fa riferimento.
E’ un’ipotesi di lavoro, ma occorre attivare un “Living Lab” con la Regione Lazio, con Lazio Innova, in particolare.
Però presuppone un’amministrazione comunale in grado di capirla, e questo, al momento, mi pare un problema insormontabile.
arturogallia
26 Settembre 2024 at 22:56
Un territorio come Ponza ha delle potenzialità immense, anche nell’attirare finanziamenti.
I finanziamenti, oramai, devono avere ricadute chiare sul territorio, per cui chi avanza tali richieste deve dimostrare in qualche modo di essere in grado di lasciare una traccia e non spendere a vanvera senza che nulla rimanga in loco.
A seconda del bando, poi, i richiedenti possono essere le amministrazioni o soggetti altri, come enti di ricerca, università o anche aziende private, ma per lo più sono i partenariati che possono avere successo, ovvero più soggetti che si mettono insieme, redigono un progetto e avanzano la proposta.
Per quanto riguarda gli Interreg, però, questi richiedono un partenariato ampio e INTERNAZIONALE, ovvero che i soggetti provengano da almeno due o in certi casi tre paesi europei (o “affiliati”) diversi.
Quindi, in questo caso, non si dovrebbe pensare a un progetto centrato solo su Ponza, ma anche su altri contesti insulari del Mediterraneo, ad esempio.
Di università che bazzicano Ponza ce ne sono diverse, a cominciare da quelle romane e napoletane, ma non solo, di enti di ricerca in CNR, con i suoi istituti, non disdegna/disdegnerebbe una visita, come anche altri, mi viene in mente per affinità la Società Geografica Italiana, potrebbero essere coinvolti in un progetto di loro interesse. Ci sono anche dei partenariati esistenti, ad esempio il Conisma si occupa di ambienti marini, che già costituiscono una rete.
A partire da questi si potrebbe costituire un partenariato internazionale.
Ah sì, poi bisognerebbe coinvolgere le amministrazioni locali, ma devo anche avere i mezzi umani per poterlo fare o accettare di essere aiutati.
Biagio Vitiello
27 Settembre 2024 at 07:06
Ho letto l’articolo di Guido, come anche l’intervento di Arturo.
La ginestra è una bellissima pianta, ma per gli areali in cui cresce è una pianta “invasiva”. I suoi semi, contenuti numerosi in un baccello, sotto al sole cocente vengono ‘sparati’ dalla pianta a distanze notevoli. Ho constatato che essi si insinuano nelle fessurazioni delle rocce dove germogliano e crescono. Il vantaggio del consolidamento del terreno da parte delle radici, va bilanciato con la frantumazione delle rocce, che esse determinano crescendo.
A riguardo dei progetti su Ponza, le Istituzioni (passate e presenti) non hanno mai risposto. Ho inviato a vari Enti e Ministeri progetti su Ponza, che potrebbero dare un input alla salvaguardia dell’ambiente e all’occupazione, senza incidere minimamente sulle attività turistiche esistenti, ma non ho avuta mai risposta; anzi Franceschini, da ministro, mi mandò due signore della Sovrintendenza, e mi ero illuso che la cosa prendeva il verso giusto, ma erano solo venute per scoprire se avevo qualche reperto archeologico di valore nascosto.
I progetti di cui parlo sono: Parco archeologico; Giardino Acquatico, Progetto Zannone ed altri…. Di questi progetti sono a conoscenza anche Guido e Arturo, a cui domando: per avere una speranza di attuarli, bisogna avere una raccomandazione, o un appoggio politico?
Altra cosa che mi fa soffrire è quello che ci viene suggerito, come l’utilizzazione della ginestra in Calabria. Penso che non dobbiamo copiare quelle che sono le realtà di altri luoghi, ma bisogna sforzarsi a fare qualcosa di diverso, che sia confacente al nostro luogo: Ponza
Sandro Russo
27 Settembre 2024 at 10:57
Quando si utilizzano le piante per usi commerciali è basilare la loro approfondita conoscenza e si considera bene l’impatto ambientale. Ovvio che le piante si riproducano con ogni mezzo, ma il ripristino della parracine porterebbe ad un’attenzione al territorio tale da impedire sconfinamenti e colonizzazioni improprie.
Inoltre la ginestra (Spartium junceum) ed altre piante consimili del genere Cytisus sono piante di interesse farmacologico; contengono sparteina, un analettico cardiaco di proprietà simili alla digitale (il suo nome deriva appunto da spartium).
Infine leggo da Wikipedia:
• Essendo una pianta che sviluppa le sue radici in profondità, può essere utilizzata per consolidare terreni.
• L’estratto assoluto dei fiori è una fragranza ricca ed opulenta che possiede una nota burrosa particolare. Viene prodotto per lo più a Grasse (Francia) da fiori provenienti dalla Calabria.
• La concreta di ginestra è una sostanza cerosa intensamente profumata, di colore giallo bruno, ricorda il miele e la cera d’api, sia nel colore che nel profumo, la concreta viene ricavata a mezzo di solventi (esano) il prodotto finale è un miscuglio di olii essenziali, acidi grassi e cere. La distillazione sottovuoto di questa sostanza fornisce una sostanza aromatica denominata genêt absolu, ossia “ginestra assoluta”.
• Dalle vermene si estrae la fibra tessile.
• Questa tipologia di ginestra è utilizzata nell’ambito della cesteria per produrre i fondi e i bordi dei cesti.
Desumo che se c’è interesse commerciale per un prodotto, non è importante che la proposta sia originale; la metta sul mercato la Calabria o Ponza, sarà lo stesso: basta sviluppare dei metodi di coltivazione e raccolta redditizi.
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Devo ricordare inoltre che Silverio Guarino è stato il primo su questo sito a proporre e decantare le proprietà di un’altra pianta benemerita di Ponza (anche se non autoctona): il fico d’India – https://www.ponzaracconta.it/2017/01/30/fichi-dindia-per-cominciare/ -. Anch’esso (le fibre del tronco e delle palette, ha interessanti utilizzi commerciali non alimentari.