proposta da Enzo Di Fazio
E’ di oggi la notizia che la campagna referendaria per riformare la legge sul diritto di cittadinanza ha raggiunto e superato il quorum delle 500mila firme.
Questo, grazie all’associazione Italia senza cittadinanza che, appoggiata da personalità della cultura e dello spettacolo, da altre organizzazioni come Arci, Libera e da partiti come Più Europa, mira a promuovere un referendum che propone di portare a cinque anni, invece degli attuali dieci, gli anni di soggiorno legale continuativo necessari per ottenere la cittadinanza italiana.
Da anni si prova a riformare la legge per consentire a quasi un milione di bambini e bambine non italiani, che frequentano le scuole di ottenere la cittadinanza e avere gli stessi diritti dei loro compagni italiani. In molti casi si tratta di persone nate in Italia (da genitori stranieri). La proposta è stata definita per questo motivo ius scholae,
Si tratta di un tentativo di riformare la legge attuale varata nel 1992
Molte le testimonianze a sostegno dell’iniziativa. Tra queste propongo, per acume e profondità, il corsivo di Michele Serra tratto da L’amaca di stamattina.
EDF
Cittadinanza ovvero eguaglianza
di Michele Serra (da La Repubblica del 25/9/2924)
Cittadinanza è una bella parola. Nasce alla fine del Settecento ed ha come vigorosa levatrice la Rivoluzione Francese. Significa che ogni persona è uguale di fronte allo Stato, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri. Non ci sono più aristocratici e popolo, non il re e i sudditi, non le caste e le corporazioni: ci sono i cittadini, e tanto basta per definire le regole della comunità. Cittadinanza, dunque, è una parola democratica per eccellenza, e forse la più democratica di tutte le parole.
L’impressionante numero di firme raccolte dal referendum sulla cittadinanza (con il solito meccanismo abrogativo: cambiare la legge che ne limita la concessione agli immigrati, che sono i nuovi italiani) contiene un forte segnale politico e direi anche un preciso avvertimento culturale a chi ci governa. Cittadinanza non è etnia, non è razza, non è religione, non è Nazione. Non è Dio, Patria, Famiglia. È un criterio di appartenenza e di consociazione molto più vasto, molto più giusto e assai meno divisivo. Dice che vivere in tanti in un posto mette quei tanti nelle stesse condizioni e li vincola alla stessa legge.