di Bixio
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Un ritratto dallo “zoo umano” di Bixio
L’altra notte previsto tempo di burrasca, quindi nessuna uscita a mare, il peschereccio rinforza gli ormeggi in banchina. L’amico nostro con gli altri resta al tavolo delle bevute, dei commenti e dei ripensamenti.
Dal dialetto stretto, traduco in italiano considerazioni scontate e risapute.
Giudizi sprezzanti – e irripetibili – sulle femmine (eccetto le proprie mogli, mamme e sorelle): purtroppo sei condannato ad averci a che fare, il comportamento e la strategia quindi dovrebbero essere di non troppa disponibilità (vengono prima gli amici), mai fare il cagnolino e l’innamorato altrimenti verrai spazzato via dal primo venuto che si mostrerà indifferente e mascolino (altro che parità dei sessi). In seconda istanza, considerarle istintivamente come una preda, può andare bene e può andare male – il più delle volte va male – ma almeno una sconfitta onorevole evita una figura di m….
Questi pensieri accompagnano l’amico nostro verso la strada di casa. Nella notte il silenzio viene interrotto da affannosi colpi di tosse mentre mastica l’ultima sigaretta sul lato della bocca, per il troppo vino bevuto. Di tanto in tanto si ferma oscillando sul ciglio della strada, armeggia nei pantaloni per farla il più lontano possibile.
Un ruggito di saluto per ognuno che incontra, prima di giungere davanti al cortile di casa, mentre schiara ’a iurnata.
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Appendice del 9 sett. h. 11,15 (cfr. commento di Sandro Russo)
Immagine da https://www.correrenaturale.com
Lo zoo umano (The human zoo) (1969), Milano, Mondadori, 1970
Sandro Russo
9 Settembre 2024 at 11:10
Ho notato una certa insistenza da parte dei contributori del sito a compilare schede pseudo-antropologiche del “tipo ponzese”. Ciascuno dal suo angolo visuale e con il proprio stile di racconto.
Cura una serie “Zoo umano” – giunta alla sua XII puntata – Franco De Luca; gli fa eco Bixio, che comincia adesso e chissà se continuerà. Ha compilato un notevole teatrino il nostro anonimo “ittico” d’altri tempi, Sang’ ’i Retunne che ha messo in scena una corte dei miracoli condotta da Giggino, la moglie, l’amico furastiér’-punzese, ’u sceriff’ e comparse varie.
Davanti a questa fioritura – il serraglio isolano attira molto – non posso fare a meno di ricordare il testo base da cui queste gallerie prendono le mosse (e il titolo). Si tratta del libro Lo Zoo Umano, di Morris Desmond; 1970, Mondadori, di cui riporto la presentazione (dal sito della casa editrice):
“L’uomo delle metropoli, sommerso dalla caotica raffinatezza organizzativa della civiltà contemporanea, per dare un’idea dell’alienante tensione in cui vive ricorre a una immaginosa espressione: «giungla di cemento». Niente di più inesatto.
Gli animali selvaggi, nel loro ambiente naturale, non vengono stravolti da nevrosi, non conoscono forme di psicopatologia sessuale, non aggrediscono né opprimono i figli, non soffrono di obesità, non sono afflitti da ulcera gastrica e non commettono assassinio. Tutto ciò significa forse che tra la specie umana e le altre specie animali sussistono fondamentali differenze di comportamento? A prima vista la risposta sembrerebbe positiva, ma le cose non stanno così: gli animali selvaggi, in determinate circostanze, e precisamente quando sono ridotti in quello stato innaturale che è la cattività, si comportano «come gli uomini », ossia fanno propri molti caratteri di gruppo che si riscontrano nella quotidianità della nostra vita organizzata. La moderna metropoli più che una «giungla di cemento» è piuttosto uno « zoo umano». In termini di corretta metodologia sociologica, il confronto da porre è tra l’abitante delle città e l’animale prigioniero.
Da questa puntualizzazione, logica e al tempo stesso paradossale, parte il lucido discorso di Desmond Morris sul senso, il contenuto, il comportamento e le finalità della vita associata dell’animale umano moderno, una «scimmia vestita» che ha scatenato, oltre a un implacabile progresso sociale, i suoi più potenti impulsi esplorativi e creativi insieme con quelli più rischiosamente distruttivi e autodistruttivi.
Nella prospettiva di una razionale demolizione dei miti e pregiudizi di una civiltà al tempo stesso tecnocratica e superstiziosa, Lo zoo umano centra gli aspetti dell’anormalità dell’esistenza animale umana organizzata nell’età dello sviluppo industriale e tecnologico. Dal problema della coppia a quello del grande numero, dall’analisi dell’innaturale habitat cittadino all’esame dell’individuo in rapporto con le super-tribù urbane, Desmond Morris compone una corrosiva cartella clinica del nostro modo di vivere: una serie di spunti di meditazione per trovare un’uscita dall’impasse in cui si trova la civiltà umana nonostante l’altissimo grado di sviluppo raggiunto.
Desmond John Morris (1928, vivente) è uno zoologo, etologo, illustratore, divulgatore scientifico e conduttore televisivo britannico, autore di libri sulla sociobiologia umana. Ha studiato il comportamento umano con un approccio meramente zoologico (fonte: Wikipedia)
Nell’articolo di base due immagini, tra cui la copertina del libro citato