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Una foto racconta… (58). Il fiore del loto

di Patrizia Maccotta

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Succede, nel momento ‘omega’ della nostra vita, che si desideri la tranquillità di un soggiorno sulle rive di un lago. Il lago Maggiore, che si snoda tra Italia (Piemonte e Lombardia) e Svizzera, oltre alla pace, offre una grande varietà di fiori ed alberi in dei magnifici giardini.
Tra il XVI ed il XVII secolo, la famiglia Borromeo  – che creò il suo feudo sulle sponde di questo lago nel XV secolo – divenne una delle famiglie più  importanti del ducato di Milano (soprattutto grazie ai suoi arcivescovi Carlo – immortalato nei Promessi Sposi – e Federico); e per il suo ozio costruì delle grandi ville sulle isole presenti , Isola Bella e Isola Madre, circondandole da magnifici giardini.

Ma il giardino che mi ha rapita è stato un giardino saldamente posto su una sponda, il giardino dell’Orto Botanico di Villa Taranto, a Verbania. Lì, tra le gradazioni dei colori di una profusione incantata di fiori e di piante provenienti da tutto il mondo, ho scoperto la lucida distesa delle foglie e dei fiori del loto!

Le foglie del loto, di un verde smeraldo, sono rotonde, brillanti e molto grandi: un metro o anche più di diametro.
La prima fioritura appare come un cono, una sacca di semi, verde all’inizio della vita della pianta, bruno alla sua fine. Dà vita a dei fiori profumati, dai petali – anch’essi grandi -, dal colore che sfuma dal bianco, al rosa pallido al rosa intenso.

Il suo nome scientifico è Nelumbo nucifera, comunemente noto come fior di loto asiatico, pianta acquatica appartenente alla famiglia delle Nelumbonaceae. originaria dell’America, dell’Asia e dell’Australia
Spesso i fiori di loto vengono confusi con le ninfee o addirittura, considerati la stessa cosa. Ciò che differenzia le due specie di piante è il loro portamento sull’acqua: la ninfea ha le foglie che poggiano sull’acqua, mentre le foglie del loto sono molto più grandi e fuoriescono dall’acqua. Appartengono anche a due diverse Famiglie botaniche: le ninfee alle Nymphaeaceae.

Le ninfee di Monet (leggi qui) e, sotto, un fiore di ninfea nel giardino di Sandro, a Lanuvio. Le foglie sono effettivamente a pelo d’acqua, adagiate su di essa

La pianta e il fiore del loto rimangono sempre lucidi e puliti ed è per questa ragione che sono presi a simbolo di purezza: è considerata una pianta sacra dall’Induismo e dal Buddhismo.
In queste religioni e filosofie orientali rappresenta i centri di energia del corpo chiamato ‘sottile’, i Chakra.

Devo confessare che mi basta la sua bellezza materiale per essere incantata!

Durante uno scavo archeologico in Giappone, furono trovati tre semi di loto che, sottoposti all’analisi al radio carbonio, rivelarono avere più di 2000 anni. Piantati e curati in un parco hanno regalato una generosa fioritura che si rigenerava dal profondo dei secoli!

Il loto ha proprietà medicinali e, essiccato e bruciatocome l’incenso, provoca delle allucinazioni. Chi non ricorda Ulisse ed i suoi compagni che, approdati in Cirenaica, incontrarono un popolo che si nutrivano del loto e venivano, pertanto, chiamati Lotofagi? I compagni di Ulisse assaggiarono la pianta e persero ogni ricordo della loro identità e della loro vita passata.

Zizyphus lotus èuna delle numerose specie chiamate “giuggiola”, strettamente imparentata
con
Zizyphus jujuba, la vera giuggiola

Peccato che dopo ricerche botaniche (antiche, da Teofrasto in poi, e moderne), il frutto presente in quel luogo si sia rivelato essere il Rhamnus lotus, sin. Zizyphus lotus), diffuso nel Nord Africa, i cui frutti sono piccole drupe, grandi come olive, biancastre e acidule, da cui si può ottenere una bevanda alcolica dagli effetti inebrianti.


Ma quanto è più  poetico pensare che gli Achei furono stregati da una pianta simile a questa che ci regala  bellezza sulle sponde di un nostro lago!

 

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