Botanica

La sensibilità delle piante, un florilegio


di Sandro Russo

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A commento di un mio recente articolo sulle piante, più precisamente sul mio modo di vivere un giardino – Un giardino è… magia  – ho ricevuto l’apprezzamento di Fabio Lambertucci che di natura (e di storia) se ne intende.   E mi ha proposto un confronto con Stefano Mancuso sul tema della sensibilità delle piante.

A scanso di equivoci, puntualizzo che il mio approccio a questa problematica è di natura eminentemente pratica e divulgativa – per certi aspetti, poetico-letteraria – e pur con evidenti punti di contatto con l’impostazione di Mancuso, il suo è un metodo e un’indagine scientifica, non comparabili con quanto scriviamo noi sul sito.

Mi ha girato, Fabio, due brevi video da YouTube (che ho partecipato ai lettori di Ponzaracconta) su Stefano Mancuso, “neurobiologo vegetale”, disciplina – la neurobiologia vegetale – di recente accreditamento nel mondo scientifico.
Questi i video, ripresi da ‘Commenti’ di qualche giorno fa:

15 domande a Stefano Mancuso (brevissimo, dura poco più di un minuto)

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Un altro video (più articolato, di circa 8 min.), dal Padiglione della Nazione delle piante, un’esposizione divulgativa e immersiva all’interno della XXII Esposizione Internazionale della Triennale di Milano (del 2019):

https://www.youtube.com/watch?v=B3PF98Zyy5A

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Ma di Stefano Mancuso, personaggio più noto al pubblico televisivo che a me, ho trovato che sul sito abbiamo già scritto. Con Pino Moroni, per la recensione di un suo libro presentato all’ultima Mostra “Più libri più liberi” di qualche anno fa (leggi qui), insieme a Michele Serra e  Gregorio Botta.


E sulla stessa lunghezza d’onda, sempre parlando di libri, abbiamo presentato un altro libro (leggi qui):

“C’è qualcosa di sacro nel romanzo storico di Janice Pariat Tutto ciò che la luce tocca (Ed. Salani). Un sussurro che invita a passeggiare in un bosco, affacciarsi in una valle, entrare in un giardino per carpire la lezione salvifica delle piante. L’autrice viene da un angolo d’India dove sopravvivono antiche conoscenze.
Da parte di padre discende dall’etnia khasi, popolo che venera antenati, foreste e alberi, alcuni dei quali s’intrecciano per creare ponti naturali, lassù nello stato di Meghalaya, un piovoso altopiano a 1000 metri sul mare”.

Infine, sempre dietro segnalazione di Fabio Lambertucci, abbiamo ripreso di recente un articolo de il Manifesto (del 4 luglio 2024): In difesa di Stefano Mancuso di Teodoro Margarita:

Terreno duro. Nel maggio scorso a Prato, è stato inaugurato un parco urbano chiamato Il Bosco di Neofite, si tratta di 7500 mq nei quartieri Allende e Tobbiana. A firmare il progetto il noto neurobiologo vegetale

Dove “il reato” consisteva nell’aver introdotto in un parco delle specie vegetali non autoctone della zona – quelle che a Ponza (e sul sito) sono chiamate “piante furastere” – numerosi articoli da reperire con questa parola-chiave in ‘Cerca nel sito’, che a Mancuso sono particolarmente ‘simpatiche’ convinto com’è del diritto delle piante a diffondersi con ogni mezzo e senza ostacoli di frontiere (questo emerge anche nei video presentati sopra).
E anche del Gingko, la pianta che in assoluto Mancuso preferisce, abbiamo scritto sul sito.

Il sito è quindi sensibilizzato alla problematica, ma la Neurobiologia vegetale e le posizioni di Stefano Mancuso sono qualcosa d’altro.

La neurobiologia vegetale è la nuova e dibattuta disciplina scientifica che dal 2005 studia come le piante superiori siano capaci di ricevere segnali dall’ambiente circostante, rielaborare le informazioni ottenute e calcolare le soluzioni adatte alla loro sopravvivenza.
Da Wikipedia:
A differenza di altre discipline tradizionali come la biologia, biofisica, ecologia e agraria, la visione della neurobiologia vegetale verso queste discipline scientifiche parte da un nuovo punto di vista, per cui le piante superiori non solo ricevono stimoli dall’ambiente esterno, ma sono anche in grado di rielaborarli e trasmetterli al resto della pianta o ad altre piante distanti.

A differenza degli animali che modificano il loro comportamento in risposta a degli stimoli, come il movimento, nelle piante avvengono cambiamenti nella morfologia e nel metabolismo: piante attaccate da insetti erbivori o patogeni emettono sostanze volatili per segnalare il pericolo a piante adiacenti, non ancora attaccate, che in risposta si rendono repulsive a questi insetti; oppure il caso dei brillanti colori delle foglie autunnali, che segnalano la capacità degli alberi nel difendersi dagli attacchi degli afidi.

In altre parole la neurobiologia vegetale, pur consapevole che le piante sono prive di un sistema nervoso, vede nelle piante degli esseri che possono “comunicare, calcolare, scegliere, apprendere e memorizzare”.

Già nel 1880, Charles Darwin, nel suo libro “The Power of Movement in Plants” scriveva degli apici radicali:
«Non è una esagerazione dire che la punta delle radici, avendo il potere di dirigere i movimenti delle parti adiacenti, agisce come il cervello di un animale inferiore; il cervello essendo situato nella parte anteriore del corpo riceve impressioni dagli organi di senso e dirige i diversi movimenti della radice»

(Charles Darwin, The power of movement in plants)

Attività simile alla neurale (ma non eguale, come molti altri studiosi del regno vegetale invece ritengono) è sostenuta ora, dalla neurobiologia vegetale, come dato certo.

Critica
La maggioranza degli scienziati e i dati sperimentali dimostrano che le piante non sono in grado di “pensare”, non possiedono neuroni, sinapsi o un cervello, almeno nell’accezione che la scienza dà nella nostra era contemporanea, a questi termini.

Una revisione pubblicata sul Journal of Plant Physiology ha criticamente rivalutato la letteratura disponibile e ha concluso che non vi è alcuna prova che nelle piante, “domini simili a sinapsi” esercitino alcuna delle funzioni delle sinapsi neuronali quali trasmissione rapida del segnale elettrico o chimico.

L’interpretazione antropomorfica dei fenomeni vegetali fatta dalla neurobiologia vegetale, si basa infatti su metafore e analogie tratte dal mondo animale che, come tutto il vivente (piante incluse), sente e risponde agli stimoli. La differenza sta nel modo di sentire e rispondere dei due gruppi (preneurale o “vegetativo” nelle piante) che però, portando a effetti simili imposti dalla struttura biologica degli organismi viventi evoluti nello stesso ambiente, potrebbe indurre a comparazioni fuorvianti.

Per approfondire su Stefano Mancuso – https://it.wikipedia.org/wiki/Stefano_Mancuso

Darwin é anche un nostro faro. Sul sito ne hanno scritto soprattutto Adriano Madonna:
https://www.ponzaracconta.it/2015/01/15/evoluzione-la-chiave-della-vita/
https://www.ponzaracconta.it/2016/01/12/ciao-darwin/
e Sandro Russo:
http://www.ponzaracconta.it/2015/11/17/le-piante-e-il-tempo-1/
http://www.ponzaracconta.it/2015/11/23/le-piante-e-il-tempo-2-i-giganti-della-terra/ (qui si cita Hunati, un racconto di sf di Edmond Hamilton (1969) che sicuramente Mancuso apprezzerebbe)
http://www.ponzaracconta.it/2015/11/25/le-piante-e-il-tempo-3-la-citta-perduta-di-angkor/
https://www.ponzaracconta.it/2020/01/27/le-piante-e-il-tempo-4-le-difese-del-ginkgo/

Immagine di copertina: Libro-Catalogo della mostra su Darwin, vista al Palazzo delle Esposizioni di Roma (12 febbraio – 3 maggio 2009), in occasione del bicentenario della nascita: 1809-2009. La Mostra era curata da Niles Eldredge, Telmo Pievani e Ian Tattersall.

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