proposta da Sandro Russo
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Non so se ho scelto prima il pezzo musicale o il tema. Propendo per il secondo. Sono stato attirato da questo scritto sul tempo e sull’onda ci ho attaccato il pezzo musicale dei “sempreverdi” Pink Floyd che non ho mai tradito, da quand’ero giovane (e anch’essi erano giovani e tutti vivi, anche Rick Wright).
Il racconto
La musica è un’eterna sfida contro il tempo
di Emma Cline (1) – Da la Repubblica del 28 giugno 2024
La canzone “Time” dei Pink Floyd ascoltata sin da adolescente
O Irma Thomas che ripete le sue strofe decennio dopo decennio
Sarebbe insopportabile pensare alle ore che passano costantemente, sarebbe paralizzante. La vita ha bisogno di un certo livello di disattenzione
La riflessione della scrittrice sullo scorrere inesorabile dei giorni
Da quando mi hanno chiesto di scrivere questo pezzo sul tempo, mi sono venute in mente alcune cose:
Un amico che mi racconta di aver visto il rapper Flava Flav, in fila ai controlli di sicurezza in aeroporto, con un grosso orologio finto appeso al collo.
Mi sono accorta che negli ultimi due mesi, in tutte le pagine del diario, ho scritto 2023 invece che 2024.
Ho letto una ricerca secondo cui la nostra percezione del tempo rallenta se guardiamo spesso l’ora.
Ho ricevuto i risultati di un bizzarro e forse discutibile test genetico, che mi ha detto che è molto probabile che io muoia prima delle 11 del mattino.
Flava Flav dei Public Enemy gira ancora con orologi oversize e cappellino
Potrei continuare, il tempo è dovunque, ci viviamo dentro. La consapevolezza della sua esistenza passa dall’essere una pena all’essere un sollievo, e a tutte le sfumature nel mezzo che rendono tollerabile vivere le nostre vite mortali.
Sono stata a New Orleans con un’amica. Siamo andate in giro in bici, attraversando le strade spettrali e l’aria molliccia. Per certi versi, sembrava di essere in un posto fuori dal tempo, con una sua linea temporale alternativa, nonostante per altri la sua storia sia particolarmente evidente e vivida, molto più che in altre città.
C’era uno spettacolo di Irma Thomas, la Regina del Soul di New Orleans.
«Time, time, time is on my side», il tempo è dalla mia parte, cantava sotto un gazebo bianco in mezzo all’erba e all’afa sudata di una serata primaverile.
Un mese dopo, ho guardato un documentario di Les Blank del 1978, Always for Pleasure, e c’era Irma Thomas da giovane, che cantava Time time time.
Les Blank era morto, il Les Blank che avevo cercato a vent’anni, con cui avevo scambiato delle lettere.
La me ventenne era morta. Irma Thomas era ancora viva e cantava ancora quelle parole. Time, time time.
Le era successo del tempo, e le due canzoni erano molto diverse fra loro: una giovane donna, sicura di sé, consapevole che il tempo è dalla sua parte. E poi una donna di 83 anni, che canta gli stessi versi con un’intonazione malinconica: il tempo è dalla sua parte. Lo è e non lo è: lei ha vissuto attraverso il tempo, ma questo le ha portato via tanto, e presto porterà via ogni cosa.
Quando avevo tredici anni, ascoltavo ossessivamente Timedei Pink Floyd, dall’album The Dark Side of the Moon .
Mi mettevo lì con il mio lettore cd, le mie cuffie, e saltavo direttamente alla traccia 4.
Il pezzo si apre con un fastidioso baccano di orologi ticchettanti e sveglie che suonano. La parte cantata vera e propria inizia dopo 2 minuti e 18 secondi di canzone, e lo so bene perché a volte saltavo avanti, impaziente di lasciarmi colpire subito dalla tragedia.
Il testo risuonava profondamente con il mio lato tragico e preventivamente nostalgico: «you are young and life is long, and there is time to kill today. And then one day you find, ten years have got behind you, no one told you when to run, you missed the starting gun » (sei giovane e la vita è lunga, e oggi hai tanto tempo da ammazzare. E poi un giorno scopri che sono passati dieci anni, e nessuno ti ha detto quando iniziare a correre, e hai perso lo sparo d’inizio).
Spesso piangevo, ascoltando questa canzone, per tutto ciò che sembrava predire su come sarebbe stata la vita. È assurdo, ma ne ero sopraffatta. Le cose che mi sarei persa, o avrei irrimediabilmente frainteso, e gli errori che sarebbero stati evidenti solo col senno di poi. Forse pensavo che sarei stata più preparata per ciò che sarebbe venuto, dopo aver ascoltato questa musica sui rimpianti degli adulti, come se avessi potuto istruire me stessa e magari schivare una parte del dolore. Ovviamente non potevo. Forse queste cose hanno solo peggiorato la situazione, rendendomi sia consapevole del passare del tempo mentre avveniva, sia incapace di impedire il dolore del guardarsi indietro, o l’auto-alienazione.
C’era una volta, tanto tempo fa: il tempo è il regno in cui hanno sempre lavorato gli scrittori di narrativa. Penso che anche il mio lavoro come scrittrice di narrativa spesso segua personaggi che non riescono a tollerare il tempo, non riescono a tollerare il momento presente, e che cercano vie di fuga, modi per annichilire la cognizione dell’orologio che ticchetta. Di solito non va a finire bene per questi personaggi: viene fuori che voler negare la realtà è spesso causa di problemi. È un attrito adatto al racconto, non certo alla vita.
Ci sono molte vie di fuga simili anche per noi: le droghe, ovviamente, legali e non. L’effetto narcotico della produttività, l’ego. I nostri telefoni, che hanno la capacità di negare completamente e in modo molto efficace la nostra presenza nelle nostre stesse vite, nel tempo. A volte provo una strana rabbia verso le piattaforme di streaming e l’enorme quantità di tempo sprecato dalla gente, ingurgitato in gran bocconi, ma poi penso che be’, probabilmente anche prima dei servizi di streaming avevamo trovato altri modi per lobotomizzarci davanti allo scorrere del tempo.
Sarebbe insopportabile pensare al tempo costantemente, sarebbe paralizzante. La vita ha bisogno di un certo livello di disattenzione, anche se credo di essere attratta da personaggi che desiderano una disattenzione onnicomprensiva. Lo capisco. Sebbene sappia che è impossibile anestetizzarsi completamente, so che essere presente è la grande sfida della mia vita. A volte mi ritrovo a pensarci nello stesso modo in cui penso a una serie di esercizi o a un’alimentazione bilanciata: cose che posso rimandare a più tardi. Più tardi, una prospettiva confortante. Più tardi: il tempo è dalla mia parte.
Adam Philips scriveva che ognuno di noi, nella propria vita, deve decidere quanta realtà può sopportare. E con realtà, io sono abbastanza convinta che intendesse ‘tempo’.
Perciò forse Flava Flav – con quel gigantesco orologio appeso al collo – ha deciso che può sopportare la realtà più di noialtri. Come un memento mori, o la meditazione buddista in cui bisogna immaginare il proprio corpo che si decompone, e si riduce a uno scheletro – tutte cose che si allontanano ticchettando, un pezzo alla volta. Polvere alla polvere (1).
È bene ricordarlo. Ma solo a tempo debito.
[Di Emma Cline – Da la Repubblica del 28 giugno 2024 – Traduzione di Giorgia Canuso]
Pink Floyd Reunion – Time
David Gilmour, Roger Waters, Rick Wright and Nick Mason performing “Time”. Le parole sono come al solito di Roger Waters, riconosciuto dal gruppo come “il lirico”.
Edited by João Solimeo from “David Gilmour Live in Gdansk” (2006), “Roger Waters live in Mexico” (2016) and “Pink Floyd Pulse” (1994).
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https://www.youtube.com/watch?v=oEGL7j2LN84
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Note
(1) – L’autrice ha pubblicato in Italia da Einaudi Le ragazze, Daddy, Harvey e L’ospite.
(2) – Ashes to ashes. Leggi, vedi e ascolta da David Bowie:
https://www.ponzaracconta.it/2024/04/01/tutto-quello-che-avreste-voluto-sapere-su-david-bowie-3/
Emma Cline, Le ragazze; (2016)

Sandro Russo
7 Luglio 2024 at 20:02
Poiché delle tante cose che capitano sotto gli occhi la mente si fissa su quello su cui è focalizzata l’attenzione al momento, riporto qui, perché ha stupito me per primo, questa citazione, letta per caso in tutt’altro contesto (quel libro me lo regalarono da bambino, potevo avere 9-10 anni: credo che mi abbia fermato la crescita… sicuramente ha contribuito a-)
La frase è questa:
C’è una pagina memorabile, ne L’idiota di Fedor Dostoevskij, in cui un uomo che sta per essere fucilato pensa che «a chi sa di dover morire, gli ultimi cinque minuti sembrano interminabili, una ricchezza enorme. In quel momento nulla è più penoso del pensiero incessante di poter non morire, del poter fare tornare indietro la vita, di trasformare ogni minuto in un secolo intero».