di Sandro Russo
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Il titolo di un’epicrisi è importante. Sono stato a lungo indeciso; poi ho scelto questo, ben sapendo che avrebbe respinto una parte di lettori ponzesi, che non amano le parole difficili.
Come mi ha detto poche mattine fa un collega della redazione, durante gli scambi mattutini via whatsapp, alla mia ennesima precisazione: “Uéee… a’ vicchiaia si’ addeventate sufisteche!”.
E che ci vogliamo fare? Sarà la mia natura! (1).
D’altra parte, non potevo fare altrimenti Mai tanti libri e “roba simile” come in questa settimana. Mai tante antinomie (2).
Bisognava in qualche modo ricomporli. La soluzione più immediata, almeno per la scelta delle immagini, la suggerisce Jean Bogossian (3): attraverso il fuoco
I libri (e gli articoli ad essi correlati) sono tanti, belli e, ciascuno per la sua parte, interessanti.
– I fratelli D’Innocenzo a Berlino con Dostoevskij, una bella prova di Lorenza Del Tosto che cerca l’essenza degli intervistati, con un ringraziamento di questi ultimi e molte congratulazioni da parte dei suoi amici del gruppo “Cicoria”;
– Una canzone per la domenica (287). Bruce Springsteen, questo sconosciuto/misconosciuto. Una riscoperta: il titolo dice tutto. Se ne scriverà ancora all’uscita del video YouTube;
– Quant’è bella l’avventura… Un viaggio tra i libri d’avventura che hanno segnato l’immaginario di Guido Del Gizzo; e attraverso questi, l’elogio della dimensione “avventurosa” della vita;
– “Storia di un dolore che non si può dire”, di Tea Ranno, la più recente uscita della ‘nostra’ Tea;
– Roma antica, cultura piante libri, storia e antropologia, botanica e medicina in due libri;
– ‘Il Segno indelebile’ di Giuseppe Mazzella – Il ‘nostro’ avvocato Giuseppe scrive poco per il sito – sua l’epicrisi precedente -, ma scrive! (…e vigila su di noi ‘scavezzacolli’… Grazie!);
– Dolori di donne, ancora sul libro di Tea, considerazioni e recensioni;
– Perle, altri due libri infilati uno dopo l’altro, come perle di una collana;
– A 70 anni dall’immersione del batiscafo Trieste, l’anniversario celebrato da un libro e presenziato del ‘nostro’ Isidoro;
– Formia ricorda Lucio Dalla, la musica e i testi di Dalla, come i racconti della sua vita marinara, sempre benvenuti sul sito;
– Gabriella Nardacci, presentazione del nuovo libro a Roma, anche lei è la ‘nostra’ Gabriella, che ha ambientato altri suoi scritti a Ponza; ora torna al suo paese d’origine;
– Fratelli di Musica. È scomparso Ernesto Assante, musicologo e scrittore, fonte di ispirazione per tanti e anche per noi del sito; rievocato dal suo amico Gino Castaldo;
– Sono stata a Parigi. Ho visto un film, potente e terribile… Un film da un libro, proposto dalla ‘nostra’ Patrizia Maccotta, assolutamente originale, diremmo imperdibile;
– Scritti e girati (2). La serata in libreria. Tanti film tratti da altrettanti libri: un argomento molto stimolante che – minaccia o promessa – avrà un seguito;
– Lunedì 4 al teatro Manzoni scrittrici unite contro la violenza di genere. All’evento che si terrà domani sicuramente ci saremo. Ci andranno quelli che già sono contro la violenza sulle donne (e su chiunque altro), ma gli altri? Comunque ci saremo a sentire la ‘nostra’ Tea e le altre scrittrici, curiosi dei modi che troveranno per raccontare le loro storie.
È innegabile, mai visti tanti libri come questa settimana; ma dove sono le antinomie?
La contrapposizione è immanente, tra quel che si trova sul sito, e il mondo, l’abito mentale che prova a contrastare. Un contrasto (insanabile?) tra le cose belle (libri, cinema, musica, poesia, natura) e un modo di pensare a una dimensione, appiattito sul contingente, lo stretto quotidiano che permea una sotto-cultura popolare di cui sono espressione alcuni detti che si sentono in giro.
Sono ai due estremi opposti il discorso di Platone…
“Però (…), come non bisogna curare gli occhi senza curare la testa, né la testa senza il corpo, così non bisogna curare neppure il corpo senza l’anima, e che questo sarebbe anche il motivo per cui ai medici greci sfuggono molte delle malattie… Dunque, bisogna curare in primo luogo e soprattutto l’anima, se vuoi che siano in buona salute sia la testa sia il resto del corpo. E l’anima, o caro, si cura con certi incantesimi, disse, e questi incantesimi sono i bei discorsi, e da questi discorsi si genera nelle anime temperanza. E una volta che questa sia nata e sia presente, allora è più facile ridare la salute alla testa e al resto del corpo” [Platone nel dialogo intitolato Carmide]
…e le semplificazioni popolari.
Una frase che ho sentito dire dei bambini piccoli, quando dopo aver mangiato a sazietà ridono appagati:
– Eeeh, panza chiena fa canta’, no cammisa nova!
E peggio ancora, il detto napoletano:
’A vita… è ’na briosce: è n’araput ’e cosce, è ’na trasut’e pesce, a panz’ che cresce, ’o figlie che nasce, ’o pesce s’ammosce… Po’ ’na ’nchiuvàta ’e casce… e tutte fernesce.
Consideravo che non la pensano così, i contributori del sito che hanno inviato questa settimana i loro pezzi al sito. In essi c’è il sentimento dell’impermanenza, della fine, ma temperato da una dolcezza del vivere, da una tensione morale e estetica, tipo “le cose per cui vale la pena vivere di Woody Allen” (4).
Segnatamente:
Mario Feola: Riempite il vostro contenitore dei ricordi;
Bixio (due volte, questa settimana): Il posto migliore, ovvero una biografia in quindici righe e È vero, cammino poco, ma la mente…
Franco De Luca (anche lui due volte): Fin’a cca; Mattinata con frizione.
Nella settimana anche tante notizie dai giornali che propongono gli eterni problemi dell’isola:
– Banda larga, portualità collegamenti
– Stampa Terracina /La morte della bambina
– Il bando per i collegamenti è stato bloccato
Altri articoli sul sito non sono catalogabili in nessuna delle categorie precedenti, ma vanno comunque citati:
– Casamicciola, l’eterno rovello del ‘nostro’ Giuseppe Mazzella di Ischia;
– Le avventure di Isolamondo, l’invidiabile iniziativa pensata per far conoscere il mare ai ragazzi dell’isola d’Elba;
– La festa di San Silverio dei Pescatori a Le Forna.
Molti articoli, in questa e nelle ultime settimane, sono dedicati al futuro, possibile porto di Cala dell’Acqua – leggi qui e qui (le dichiarazioni dell’assessore Righini) – e agli aspetti correlati (tra tutti le innovazioni tecnologiche e le comunita energetiche).
Sempre su Cala dell’Acqua una lettura interessante perché affronta la disinformazione e dà voce alle perplessità della gente di Le Forna è derivato da uno scambio di opinioni tra il sottoscritto e Bixio, poi trasformato in articolo. Non per insistere, ma anche a questo proposito andrebbe ricomposta la contrapposizione tra l’adeguamento del Porto di Ponza e quello turistico delle Forna. Perché non lavorare per renderli entrambi possibili?
Un nodo cruciale, sempre poco nominato in verità, è la storia pregressa e la destinazione del famigerato Comparto 13, un problema cronico ma anche una potenziale ricchezza per il Comune, lasciato all’inutilizzo e al degrado da parte delle numerose Amministrazioni che si sono succedute, ciascuna, immaginiamo – con le sue buone (?) motivazioni. Fatto sta che a causa della paralisi decisionale, si sono perse diverse buone occasioni, l’ultima quello di una destinazione dei fondi del PNRR ad una buona causa.
A me ricorda la famosa storiella dei monaci nel convento che avevano fatto voto di castità e astinenze varie, che inaspettatamente ricevono la visita del vescovo. Allora per la prima volta nella storia del monastero (e nella vita dei tredici monaci) viene preparato un polpettone in onore dell’Eminenza. Viene appunto servito questo piatto, con la solennità dovuta, e disposto al centro della tavola… quando improvvisamente si spegne l’unica candela che illuminava il disadorno salone.
Buio totale. Si sente un tramestio e quindi un urlo agghiacciante.
Poco dopo il frate lanternaio riesce a riaccendere la candela e la scena che si vede è delle più inaspettate: una forchetta infilzata nel polpettone e dodici forchette conficcate nel braccio che la tiene, mentre tutti i monaci pregano compunti.
E non è solo un barzelletta. Una situazione del genere si verificò in Sri-Lanka dopo lo tsunami del dicembre 2004, quando la comunità internazionale fece arrivare ingenti aiuti economici al governo e ci fu un’immobilita di varie settimane prima che cominciasse l’utilizzazione dei fondi.
Tutti erano in disaccordo e paralizzati dai veti reciproci, cosicché nessuno aveva il coraggio (o la forza) di mettere le mani sulla grande torta. Storia che ci è stata raccontata nei particolari da un politico locale di cui eravamo diventati confidenti.
Molto simile alla storia dei monaci, solo che non si era spenta la candela a far precipitare la situazione.
Beh, la finisco qui.
Buona domenica.
Note
(1) – In una delle vignette storiche di B.C.; quella della cicciona che incontra il serpente. Grida: – Serpente! …E giù randellate: Whap, whap, whap… Quindi si allontana soddisfatta (è la sua mission nella vita). Nella vignetta successiva il serpente riesce a malapena a parlare.. tutto mappiciato e dice: – Ma è la mia natura! (che ci posso fare se sono nato serpente!?)
(2) – L’antinomia (dal greco αντι, preposizione che indica una contrapposizione, e νομος, legge) è un particolare tipo di paradosso che indica la compresenza di due affermazioni contraddittorie che possono essere entrambe dimostrate o giustificate. In questa situazione non è possibile applicare il principio di non-contraddizione (da Wikipedia).
(3) – Jean Boghossian (nato nel 1949) è un artista belga-libanese di origine armena, noto per le opere ottenute applicando fuoco e fumo a materiali vari. Il fuoco è il suo linguaggio artistico prediletto e usa a questo fine strumenti inconsueti:.”La fiamma ossidrica, come il pennello, diventa l’estensione del mio braccio”.
(4) – Woody Allen in uno dei suoi film più belli, Manhattan (1979):
“Ehm… Per esempio… Ehm… Per me… boh, io direi… il vecchio Groucho Marx per dirne una e… Joe DiMaggio e… secondo movimento della sinfonia Jupiter e… Louis Armstrong, l’incisione di Potato Head Blues e… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra… quelle incredibili… mele e pere dipinte da Cézanne… i granchi da Sam Wo… il viso di Tracy…”
Enzo Di Fazio
3 Marzo 2024 at 10:45
Profonda questa epicrisi, come profonda e complessa è la personalità dell’autore.
Sandro pone in evidenza un sentimento che pervade molti momenti della giornata di ognuno di noi, la contraddizione tra il desiderio di fare una cosa, di comportarsi in un certo modo e il comportamento stesso. Presi dalla quotidianità dei problemi il nostro vivere è un contenitore di abitudini e di azioni che facciamo procedendo quasi in abbrivio dedicando poco spazio al rispetto del pensiero e alla sua affermazione. Non voglio complicarmi la vita, perciò faccio un esempio su di me.
Mi capita spesso di essere cupo, preoccupato per tutto quello che ci accade intorno, a volte anche semplicemente per un brutto sogno fatto. Sembra che tutto stia precipitando con il rischio di rimanere coinvolto nel vortice mosso dalla velocità e dalla imprevedibilità degli eventi senza che riesca a capire cosa mi stia succedendo. E me ne faccio un cruccio perché penso che ognuno di noi abbia un ruolo nella società con responsabilità verso sé stessi e il prossimo. Ebbene, dove trovo la forza per dare senso e spinta alle mie giornate e alle mie azioni? In cose semplici, come in una passeggiata sul lungomare che ho la fortuna di avere a due passi da casa o come nell’ascolto in silenzio alle prime luci dell’alba delle voci della natura (questo è il tempo dei merli in amore) o come nella lettura di qualche pagina di un buon libro messo da parte, che è un po’ quello che stimola a fare questa epicrisi perché è proprio vero, come ha scritto Daniel Pennac, che “il tempo per leggere, come quello per amare, dilata il tempo per vivere”