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Più interrogativo che racconto, questo breve report di giardinaggio attivo, terra terra, in senso traslato ma soprattutto letterale.
Comincia forse una ventina di anni fa, con una visita occasionale – ci vado spesso e in particolare a ogni inizio di stagione per cercare novità e stimoli – al mio vivaio preferito dove Massimo, Ezio e Valentin mi informano dei nuovi arrivi e mi danno delle dritte da “addetti ai lavori”.
È stato proprio un consiglio di Massimo infatti a farmi decidere per una piantina bassa, quasi insignificante, per un piccolo progetto che avevo: sistemare gli angoli dei quadrati a mattoncini di un vialetto di casa.
Mi disse che si chiamava Ophiopogon, abbastanza resistente al calpestio, come serviva a me, ma era particolare per le bacche che produceva, di un colore mai visto in una pianta – blu elettrico, metallizzato sembrava -, che le sedici piantine (per ciascuno degli angoli dei quattro quadrati) avevano su, al momento dell’acquisto.
Piccola “ricerchina” casalinga per sapere “che bestia era”, con questi risultati:
Ophiopogon è un genere di piante erbacee perenni e rizomatose, appartenente alla famiglia delle Asparagacee.
Il nome del genere deriva dal greco Όφις, ophis, “serpente”, e πόγὦν, pogon, “barba”, probabilmente per la vegetazione ad andamento strisciante. Il genere è diffuso dall’India all’Asia orientale e comprende le numerose specie (Wikipedia ne enumera un’ottantina!). Le mie piantine dalle belle bacche blu (bbb) erano Ophiopogon japonicus.
Fin qui nessun mistero… Senonché le piantine che avevo comprato, una volta perse le bacche per avvicendamento stagionale, non le hanno più rifatte, e neanche mai – prima della bacche ovviamente – i fiori.
Stavano lì… svolgevano la loro funzione “al minimo sindacale”, senza un eccessivo rigoglio e soprattutto mai vista, in tutti questi anni, una sola bacca blu.
Vialetto, dal basso, due immagini
Particolare di un riquadro con l’Ophiopogon. Le piante stanno bene, ma in vent’anni mai una fioritura né una bacca
Naturalmente nel tempo avevo raccolto più notizie, su questa piantina renitente… Che è anche chiamata “mughetto giapponese” (stessa famiglia, infatti, Asparagaceae) e fa dei fiori bianchi che al nostro comune mughetto un po’ somigliano; e anche le bacche sono simili, per quanto di un differente colore (arancio acceso quelle del mughetto). Una differenza, cui fare attenzione – dal momento che il mughetto è abbastanza diffuso per uso ornamentale e dopo la fioritura forma bacche a profusione – è che mentre Ophiopogon ha usi medicinali (in medicina orientale, ho letto su Wikipedia), le bacche del mughetto hanno una tossicità cardiovascolare simil-digitalica; attenti ai bambini che possono essere attratti dalle bacche colorate e ingerirle.
Ophiopogon fiori e (sotto) le bacche (foto non mie, ovviamente, ma dal web)
Il mughetto (Convallaria majalis L.), molto più conosciuto da noi, è una pianta erbacea perenne, rizomatosa, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, diffusa dall’Europa al Caucaso. I suoi fiori a campanellini bianchi, profumatissimi, sono un must nei bouquet da sposa, di maggio.
Mughetto (Convallaria majalis, dove “majalis” sta per maggio: giglio delle valli di maggio, in inglese lily of te valley o anche may bell (campanelline di maggio). Sotto, le bacche
La convivenza con questa pianta Ophiopogon, è andata avanti per anni; l’ho anche riprodotta, staccando le radici cespitose che con facilità davano luogo a una nuova piantina, ma non c’erano state novità di sorta, fino a che, per caso, trovandomi tra le mani un vaso con le nuove piantine, cosa scopro alla base, tra le foglie di un paio di esse?
Delle bacche blu, comparse a mia insaputa e senza che mi fossi accorto della sua fioritura (primaverile o estiva? …va savoir!).
Qui l’interesse si è ravvivato e trovandomi al vivaio, ne ho parlato con Ezio che proprio non la ricordava, quindi non poteva dami la soluzione dell’enigma, ma volendo in qualche modo consolarmi ha detto che pure lui aveva avuto problemi con una pianta che aveva preso per casa sua proprio per le bacche colorate, di un bel viola, addirittura aveva il destino nel nome: Callicarpa, “dalle belle bacche”.
Callicarpa (beautyberry) è un genere di arbusti o alberelli della famiglia della Labiatae, nativa del sud-est asiatico, dove è presente la maggior parte delle specie, ma si trova anche in Australia, Madagascar, Nord- e Sud-America.
E neanch’essa, mai, in tutti gli anni che ce l’aveva – era anche cresciuta nel frattempo, insomma, stava bene! – aveva mai più riportato bacche! Ne sapevo qualcosa, per caso?
La mia callicarpa, appena comprata
No, non ne sapevo niente, ma per il gusto della sfida – a questo punto doppia, con Ophiopogon e con Callicarpa -, la pianta l’ho comprata… staremo a vedere! Cos’è che non avremo capito?
