.
Ultimamente sempre più spesso “mi prende tardi” per commentare un articolo, un film, una mostra che ho visto. Vantaggi e svantaggi. Mi perdo l’immediatezza dell’emozione, ma in compenso i pensieri hanno il tempo di sedimentare, eventualmente arricchirsi per il confronto con gli amici che hanno fatto la stessa esperienza.
La Mostra su Calvino, a Roma, alle Scuderie del Quirinale, in uno spazio espositivo molto bello e scenografico, è stata presentata sul sito qui; è aperta (visitabile) fino al 4 febbraio.
Nel frattempo il tam tam tra amici si è attivato – a questo dovrebbero servire i canali sociali (cosiddetti social) – e il confronto ha preso un’altra piega. Abbiamo cominciato a parlare di libri e cinema; in chiusura di questo articolo spero di riportare il discorso su Calvino e il Cinema:
Tutto è cominciato con questo messaggio di Gianni:
A cosa vi fa pensare la riflessione di Calvino su un libro che ha senso solo in relazione a quello che lo precede e a quello che lo segue?
“Un libro singolo ha senso solo il quanto s’affianca a altri libri, in quanto segue e precede altri libri”. Calvino sembra dare indicazioni su come egli stesso abbia costruito la sua biblioteca personale, dove ogni libro dialoga con quello che segue o precede creando una serie di relazioni tra lo scaffale e gli scaffali, ancora tutta da disbrogliare
Pat Pat
Al montaggio
Paola
A me di getto viene da pensare, visto che la riflessione ce la mandi tu, che la stessa cosa si può dire dei film, del cinema.
Sandrorust
A me invece ha fatto pensare che sono andato a vedere la Mostra di Calvino, molto bella e, a parte la presentazione ufficiale sul sito, non no ho scritto ancora un rigo… Spero di rimediare presto.
La copertina del libro inviata da Pat Pat
Gianni
Brava Pat! Sempre sul pezzo, non ti sfugge (quasi) niente. Sono orgoglioso. Adesso la domanda da un milione di dollari (accento alla Stanlio): tra i tanti, chi disse una frase praticamente identica, riferita al cinema: “Un’inquadratura serve solo a collegare quella precedente con quella successiva”? Per aiutarvi vi dico che fu uno dei miti dei giovani critici dei Cahiers du cinema (Truffaut, Rohmer, ecc…)
Risposta di Gianni (alla sua stessa domanda, cui nessuno ha saputo rispondere)
Il regista di cui sopra è Howard Hawks. Regista/autore modernissimo, basti pensare a Susanna (Bringing Up Baby del 1938), e alla straordinaria interpretazione di Katherine Hepburn.
Copertina del libro inviata da Tano
Tano
L’immenso Roberto Calasso dice le medesime cose (a proposito della disposizione dei libri in una Biblioteca – ndr) in questo opuscoletto in cui parla dei libri come di esseri viventi che possono essere schierati in modo diverso per coerenze con mondi letterari diversi, approcci diversi, luoghi e persone diverse. L’altro libro segnalato da Patrizia fa il pari. Manganelli intellettuale straordinario, fuori dalla massa.
Invio le sinossi (a cura dell’Editore) dei libri citati:
Concupiscenza libraria [Giorgio Manganelli (1922-1990); pubblicato postumo; Adelphi, 2020)]
Lettore accanito e onnivoro, Manganelli comincia assai presto a scrivere di libri, nel 1946, e nel giro di qualche anno la recensione si trasforma nelle sue mani in un vero e proprio genere letterario che esige uno scrittore, capace non tanto di giudizio – compito «da professore o da irto pedagogo» – quanto di un «gesto critico, esatto, lucido, veloce e non precipitoso, felicemente prensile».
I presupposti di tale nuovo genere li ritroveremo tutti in questa raccolta, dove Manganelli rivela una prodigiosa capacità di aprire i suoi pezzi con un ‘presentimento di racconto’ («Se sono in preda ad un rissoso malumore, tre pagine di Singer mi “stigrano”, come si dice in certi dialetti emiliani»); di cogliere le peculiarità di un autore come si infilza una farfalla in una bacheca (L’Iguana è un libro che «sembra non avere autore, ma solo essere un perfetto “apporto”, come dicono gli spiritisti»); di dare sfogo a una «concupiscenza libraria» che lo trascina da Omero a Chaucer, all’amato Seicento, a Vincenzo Monti, Keats, Ivy Compton-Burnett sino a Oliver Sacks e Anna Maria Ortese; di brandire irresistibilmente ironia e sarcasmo («Stretto nella teca dei suoi calzoni accanitamente abbottonati, il ritroso Cassola ha della letteratura un’idea che fa apparire “La famiglia cristiana” l’organo dell’Ente per lo Scambio delle Mogli»); di officiare fastose cerimonie stilistiche e verbali; ma soprattutto di farci intravedere, dietro lo «spazio di indifferenza emotiva» che pone fra sé e ciò che scrive, quella passione della letteratura che «produce matrimoni, fughe a due, notti insonni, poesie, serenate, omicidi, ma in nessun caso cose ragionevoli e sensate».
Come ordinare una biblioteca [Roberto Calasso (1941 – 2021); Adelphi, 2020]
Chi prova a dare un ordine ai propri libri deve al tempo stesso riconoscere e modificare una buona parte del suo paesaggio mentale. Impresa delicata, piena di sorprese e di scoperte, priva di soluzione. Molti l’hanno sperimentata, dal dotto seicentesco Gabriel Naudé ad Aby Warburg. Qui se ne raccontano vari episodi, mescolati a frammenti di una autobiografia involontaria. A cui fanno seguito un profilo del breve momento in cui certe riviste, fra 1920 e 1940, operavano come impollinatrici della letteratura e una cronaca dell’emblematica nascita della recensione, quando Madame de Sablé si trovò nella improba situazione di dar conto pubblicamente delle Massime del suo caro e suscettibile amico La Rochefoucauld. Finché il tema del dare ordine riappare alla fine, questa volta applicato alle librerie di oggi, per le quali è una questione vitale, che si pone ogni giorno.
Tano
Nel mio piccolo cambio gli schieramenti a secondo dell’interesse principale del periodo: ogni libro può essere collocato in posti diversi con compagnie diverse (addirittura per assonanze estetiche). Il lavoro di scomposizione e ricomposizione della biblioteca particolare è immediatamente fruttuoso per la creazione del percorso di indagine. Come dice Gianni, la composizione dei frammenti può variare, variando, però, il significato. Eco se ci sei batti un colpo!
Gianni
Se vi capita di fare una passeggiata dalle parti di Castro Pretorio, entrate, è gratuita. C’è anche una sezione dedicata a PPP, Pier Paolo Pasolini, con un filmato che mi ha incantato. Tutto si svolge fuori campo, sullo schermo si proietta l’ombra di un bambino che gioca a pallone (si sente il rumore di un pallone che rimbalza) sovrapposta ad immagini di una cucina di campagna (almeno per me è tale).
http://www.bncrm.beniculturali.it/it/790/eventi/5240/
Gianni
Disse Ettore Scola: “il cinema è uno specchio dipinto… Forse per spiegare che la peculiarità del cinema è nell’incontro tra il tentativo di raccontare la realtà (lo specchio) attraverso la creatività e la fantasia, che finisce col creare un universo di magia, dove continuiamo ad immergerci ogni giorno”.
Ma torniamo al cinema…
A quanto il cinema sia stato fondamentale come innesco di ogni opera di Calvino; addirittura, prima ancora del cinema, le immagini.
Ci arriveremo seguendo, attraverso i tabelloni che corredano la mostra, altri aspetti della sua vita e del suo pensiero; essi fanno una sintesi, mentre intorno sono disposte opere – oggetti – immagini che ne danno una spiegazione analitica.
La Mostra comincia con degli alberi, una foresta.
Italo Calvino nasce a Cuba nel 1923. Il padre Mario, agronomo sanremese, sta portando avanti delle ricerche sulle piante tropicali dell’isola. Torna a Sanremo due anni dopo la nascita di Italo e diventa direttore della locale Stazione Sperimentale di floricoltura. Nel corso degli anni introduce in Riviera piante provenienti da tutto il mondo.
Anche la madre di Italo, Eva Mameli, è una studiosa di botanica, la prima donna italiana laureata in questa disciplina.
Scrive Italo:
“Sono figlio di scienziati: mio padre era un agronomo, mia madre una botanica; entrambi professori universitari. Tra i miei familiari solo gli studi scientifici erano in onore; un mio zio materno era un chimico, professore universitario, sposato a una chimica (anzi ho avuto due zii chimici sposati a due zie chimiche); mio fratello è un geologo, professore universitario. Io sono la pecora nera, l’unico letterato della famiglia”.
Stranamente dimenticata nella Mostra è la figura di Libereso Guglielmi, gran conoscitore/amatore di piante, libertario e anarchico, giardiniere di fiducia di Mario Calvino, da cui il giovane Italo, refrattario alle lezioni paterne, assorbiva le conoscenze del mondo vegetale. Lo conosco attraverso Ippolito Pizzetti, scrittore e divulgatore di giardinaggio
Lo sguardo, la visione:
Calvino ha curato una raccolta di Fiabe italiane, raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti; Einaudi, 1956.
De Le città invisibili di Calvino (Einaudi, 1972) abbiamo più volte scritto sul sito
E omettendo tante altre intuizioni (e opere) di Calvino, arriviamo alla sezione del Cinema:
Si legge nell’incipit del racconto Marcovaldo che ha per oggetto il cinema:
Per chi ha in uggia la casa inospitale, il rifugio preferito nelle serate fredde è sempre il cinema. La passione d Marcovaldo erano i film a colori, sullo schermo grande che permette d’abbracciare i più vasti orizzonti: praterie, montagne rocciose, foreste equatoriali, isole dove si vive contornati di fiori. Vedeva il film due volte, usciva solo quando il cinema chiudeva; e col pensiero continuava ad abitare quei paesaggi e a respirare quei colori.
[…] Quella sera, il film che aveva visto si svolgeva nelle foreste dell’India: dal sottobosco paludoso s’alzavano nuvole di vapori, e i serpenti salivano per le liane e s’arrampicavano alle statue d’antichi templi inghiottiti dalla giungla. All’uscita del cinema, aperse gli occhi sulla via, tornò a chiuderli, a riaprirli: non vedeva niente. Assolutamente niente. […] Venne il tram, evanescente come un fantasma, scampanellando lentamente; le cose esistevano appena quel tanto che basta; per Marcovaldo quella sera lo stare in fondo al tram, voltando la schiena agli altri passeggeri, fissando fuori dai vetri la notte vuota, attraversata solo da indistinte presenze luminose e da qualche ombra più nera del buio, era la situazione perfetta per sognare a occhi aperti, per proiettare davanti a sé dovunque andasse un film ininterrotto su uno schermo sconfinato.
“A me il cinema quando assomiglia alla letteratura dà fastidio; e la letteratura quando assomiglia al cinema anche. […] Il mio cinema ideale resta – forse perché mi ha nutrito quotidianamente per tanti anni della mia adolescenza – quello americano dell’anteguerra, col suo catalogo di divi-personaggi, di convenzioni-situazioni, che corrispondono ad altrettante realtà o ad altrettante ipocrisie anch’esse storicamente reali e importanti; quei film mi divertivo a vederli, e mi divertivo ancor di più a rifletterci sopra, a smontarli, a demolirli […] cosicché anche quelli brutti erano interessanti e istruttivi. […]
[Più di recente] …il film non è più quello strano fiore d’una pianta spuria e contaminata, con radici che vengono su dal circo equestre, dal castello dei misteri, dalle cartoline al bromo, dai tabelloni dei cantastorie. Ed è un fatto che io mi diverto meno” (2).
Filmografia di Calvino (da Wikipedia) – Cliccare per ingrandire
Tentativo di conclusione
Ho riportato in una sequenza, per necessità incompleta ma per quanto possibile logica, le riflessioni ricevute dalla Mostra su Calvino, con particolare riferimento al suo rapporto con il cinema.
Per quanto ho detto e capito del suo pensiero, se cercate verità eterne Calvino non fa per voi. È piuttosto uno scrittore di stimoli e dubbi, di agnizioni e illuminazioni. Le sue deviazioni (detour) sono stimolanti e feconde; le associazioni fanno parte del suo modo di pensare e di esse contagia il lettore.
Calvino è uno stato d’animo, un modo di procedere in un mondo in gran parte sconosciuto, con i sensi all’erta e gli occhi bene aperti.
Nota
(1) – Un’intervista a Calvino (tra le altre cose), in un articolo di Guido Del Gizzo. Calvino la registrò quattro anni prima di morire, il 27 maggio 1981, con Alberto Sinigaglia, per la RAI, con il titolo “Italo Calvino: le età dell’uomo” (il programma era: “Vent’anni al duemila”). È la sua risposta alla richiesta di indicare tre chiavi, tre talismani per l’anno duemila: Non dimentichiamo l’anniversario del 25 ottobre
(2) – Calvino, ‘Il realismo italiano nel cinema e nella narrativa’, Cinema Nuovo, II , 10, 1 maggio 1953
