di Sandro Russo
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Premessa.
Che poi… si dice fantascienza, fs (o Sf, Science fiction, letteratura, film) e uno immagina gli omini verdi di Marte…Invece la “cosiddetta” fs tratta di cose molto attinenti alla realtà che viviamo. Spesso, partendo da essa estrapola o porta alle estreme conseguenze invenzioni o comportamenti che già oggi sono presenti e operanti nella società, nelle nostre vite. Ne sono un esempio i brevi film della serie Black Mirror (1), su un mondo futuro che è già oggi, talmente sconvolgenti a volte, da doverli assumere a piccole dosi: mai vedere più di un episodio per volta.
Quello che stavolta mi ha spinto a mettere per iscritto pensieri e suggestioni degli ultimi giorni è stato un film visto di recente e – per agganciarlo al mondo di Ponzaracconta, queste due parole chiave: “ricordi”, il cui trattamento interessa il sito e personalmente ciascuno di noi. E “calamaro” (in inglese squid).
Ma devo partire da più lontano.
Al Corso di Cinema di Gianni stiamo affrontando un’autrice regista straordinaria per bravura e originalità (di più: audace e rivoluzionaria): Kathryn Bigelow
Questo un estratto dalla sua scheda su Wikipedia:
Kathryn Ann Bigelow (San Carlos California, 1951) è una regista, sceneggiatrice e produttrice cinematografica statunitense.
È stata la quarta donna candidata e la prima donna a vincere il premio Oscar al miglior regista, e per il miglior film nel 2010, per aver diretto e prodotto il film The Hurt Locker, Nel 2013 riceve un’ulteriore candidatura come produttrice per il film Zero Dark Thirty. Ultimo film Detroit (2017). Titoli difficili da ricordare, misconosciuti e, malgrado l’Oscar, qui da noi largamente sottovalutati.
È difficile anche solo dare un’idea dei suoi film; ma basta calarsi in uno di essi – in sequenza abbiamo visto Blue Steel, Point Breack e quest’ultimo Strange Days – per avere almeno un assaggio.
È di Strange Days, che voglio parlare
Strange Days è un film di fantascienza del 1995 diretto da Kathryn Bigelow e prodotto e scritto da James Cameron (il regista di Titanic e dei due Avatar, per dire… suo marito, al tempo). Il film, considerato da molti un antesignano del noir postmoderno – cyberpunk thriller movie –, colpisce per la sua visione distopica del futuro e per l’ambivalenza morale di molti dei suoi protagonisti.
Il cyberpunk è un genere letterario (2) poi anche cinematografico (3) che trae spunto dalla critica alla possibilità di un pericoloso sviluppo della tecnologia, non temperato da regole morali e di un controllo capillare dell’individuo da parte di una società oppressiva, reinterpretandoli in chiave fantastica e trasponendoli in un ipotetico mondo futuro.
I ricordi. Non è che dobbiamo dare troppe spiegazioni al riguardo su un sito come il nostro che ha tra i suoi fini quello di “conservare i ricordi”, ma forse qualcosa c’è da dire sul modo in cui noi umani diciamo evoluti conserviamo i ricordi al di fuori della nostra memoria individuale.
Pitture rupestri delle Grotte di Lescaux. La cappella Sistina della Preistoria
Per farne una sintesi enormemente semplificata… abbiamo cominciato all’alba dei tempi, con i graffiti nelle caverne del paleolitico; nel corso dei secoli la pittura ha raggiunto vette eccelse e per molto tempo, prima che la scrittura diventasse un metodo di comunicazione alla portata di tutti, il più importante mezzo di trasmissione delle esperienze (basti pensare all’iconografia sacra).
La scrittura a sua volta (e poi la stampa) che ha salvato la storia e il pensiero di egizi, greci e romani (per fare solo qualche esempio) -: ricordiamo i monaci amanuensi dei monasteri nei secoli bui.
Successivamente abbiamo inventato la fotografia. In grado di catturare momenti e fissarli per sempre. Dalla fotografia il passaggio alle immagini in movimento è stato breve… e siamo arrivati al cinema e alla televisione. Cosa c’è “oltre”? Perché il passo successivo sarà ineludibile, se l’uomo continuerà ancora ad abitare il terzo pianeta
Non del tutto astrusa da immaginare una tecnologia in grado di registrare i ricordi in soggettiva (ben più della cosiddetta “soggettiva” del cinema (4): i ricordi registrati esattamente come la persona li ha vissuti, completi di immagini (ovviamente), ma di emozioni, odori, sensazioni olfattive, tattili, cinestetiche… dei ricordi veri che si possono riprodurre a piacimento, sia da parte della persona che li ha registrati sia da parte di altri che applicando degli appositi apparati di riproduzione “rivivono”la stessa esperienza.
E il calamaro? Esiste già adesso tra gli strumenti della biotecnologia, un apparato denominato Superconducting QUantum Interference Device (letteralmente): “Dispositivo superconduttore a interferenza quantistica”, una specie di calotta cranica semocircolare, cioè un dispositivo superconduttore capace di misurare campi magnetici e correnti estremamente deboli (5). In acronimo inglese detto SQUID.
E non a caso, perché “squid” in inglese è anche una parola di senso compiuto, molto reale. Significa “calamaro”. Per la forma dei tentacoli (senza il corpo o cappuccio) e anche in senso metaforico – nel film di cui andremo a parlare -, per la dipendenza che determina, fino a non poterne fare a meno.
Il libro sulla Bigelow (Ed. Le mani Microart’S) 2005; Collana Cinema. Registi (courtesy Gianni Sarro)
Una recensione da un libro monografico molto buono sulla regista ne parla in questi termini (riporto solo l’incipit):
“Strange Days inizia (come già due illustri antecedenti: L’occhio che uccide (1960, di Michael Powell e Blade Runner, 1982, di Ridley Scott) con il primissimo piano di un occhio, per poi catapultarci in sei minuti di adrenalina, di azioni convulse, di caos. Appena il tempo di comprendere che siamo nel mezzo di una rapina, per poi precipitare rovinosamente dal tetto di un grattacielo. Ancora un attimo di stordimento prima di renderci conto, dall’urlo del protagonista, di avere assistito a- (anzi fatta una esperienza totale di-) una morte in diretta. Quella di uno dei rapinatori che precedentemente aveva registrato, grazie a una leggera calotta cranica chiamata squid (Superconducting Quantum Interference Device), l’intera operazione. Lo squid non funziona solo come una videocamera, la sua unicità è piuttosto quella di registrare le emozioni di chi lo indossa su un dischetto digitale, permettendo poi, a chiunque lo desideri, di riviverle con la stessa intensità.
Lenny (Ralph Fiennes) si sfila lo squid urlando al suo fornitore che lui non tratta black jack (morti in diretta), nonostante siano questi i video-clip più richiesti dai clienti.
Dopo lo spiazzante tour de force visivo dei primi minuti il ritmo del film si distende, i nessi diventano più fluidi, permettendoci di calarci nella narrazione.
L’ex poliziotto Lenny Nero è uno spacciatore di squid. «Le strade sono zone di guerra, il sesso può ucciderti. Io salvo vite umane». Le emozioni che vende Lenny sono sicure, fruibili senza dover correre rischi in prima persona, al chiuso di un pub o nella propria stanza da letto. (…)”.
Possiamo tirare qualche conclusione.
Un film affascinante, raro, di quelli che aprono nuovi mondi al pensiero. Una regista poco conosciuta in Italia di cui stiamo vedendo al Corso di Cinema praticamente tutto. Tecnica strabiliante, ma sono i contenuti e le implicazioni quelli che più mi intrigano. Soprattutto non mette in scena mondi troppo lontani da noi. Certo, rispetto a Ponza già immaginare Los Angeles è fantascienza, ma dal punto di vista della localizzazione temporale il film è ambientato negli ultimi giorni del 1999, con la città che si prepara a festeggiare l’entrata nel nuovo millennio (il film è stato girato nel 1995). E benché utilizzi lo Squid come elemento qualificante, esso si può considerare in definitiva solo un espediente narrativo.
La trama è molto densa; è un film distopico, un thriller, un action movie, ma anche una storia d’amore e di protesta sociale; adombra la rivolta di Los Angeles del 1992 (cfr.Wikipedia), serie di sommosse a sfondo razziale innescate dall’omicidio di un uomo di colore, Rodney King, scoppiate nella città di Los Angeles il 29 aprile 1992 e cessata il 4 maggio dello stesso anno.
Soprattutto, un film impressionante perché propone una nuova dimensione della memoria e del ricordo, che ci coinvolge da molto, molto vicino.
Note
(1) – Black Mirror è una serie televisiva britannica, ideata e prodotta da Charlie Brooker per Endemol Shine Group. Si tratta di una serie antologica, in quanto scenari e personaggi sono diversi in ogni episodio. La fiction, ambientata nel futuro (talvolta nel passato), ma in realtà ispirata al mondo di oggi, è incentrata sui problemi di attualità e sulle sfide poste dall’introduzione di nuove tecnologie, in particolare nel campo dei media. Il titolo generale della serie si riferisce allo schermo nero di ogni televisore, computer o smartphone.
Black_Mirror_(serie_televisiva)
Episodi_di_Black_Mirror
(2) – Come movimento letterario, il cyberpunk nasce come una filiazione diretta della fantascienza americana, ma è subito evidente un allontanamento dal mainstream di questa letteratura di genere. Nel contesto della letteratura di fantascienza, la linea che porta al cyberpunk è quella che parte da Aldous Huxley (Brave new world – Il mondo nuovo, 1932) e da 1984 di George Orwell (1949) e che passa per i maggiori modelli di James Ballard e soprattutto di Philip K. Dick.
(3) – Per fare qualche esempio, in campo letterario le opere di William Gibson, Bruce Sterling e diversi altri autori alcuni autori, identificabili in quelli raccolti nella prima antologia del cyberpunk intitolata Mirrorshades (1986).
In campo cinematografico (giusto per dare un’idea) Blade runner (Ridley Scott 1982); Nirvana (Gabriele Salvatores 1997) e in seguito la pentalogia di Matrix (fratelli/sorelle Wachowski, cinque film tra il 1999 e il 2021) e la serie televisiva Black mirror, op. cit. (1), (28 episodi tra il 2011 e il 2023), seminale tra i cultori del genere.
(4) – La soggettiva è una tecnica di ripresa cinematografica in cui la scena viene inquadrata esattamente dal punto di vista di uno dei personaggi, come se la si vedesse attraverso i suoi occhi.
Esiste anche una variante, denominata semi-soggettiva o “visione con”, in cui è visibile sia il soggetto che guarda (o una sua parte), sia ciò che egli vede: il punto di vista è insomma leggermente spostato e non vediamo realmente la scena attraverso gli occhi del soggetto.
“La soggettiva” che mostra il film – e questa è l’ipotesi fantascientifica – è una soggettiva “totale”, completa di ogni aspetto dell’esperienza del soggetto, incluse le emozioni
(5) – SQUID (acronimo inglese di superconducting quantum Interference device, lett. “dispositivo superconduttore a interferenza quantistica”). La tecnologia SQUID già esiste, anche se non nei modi e nelle possibilità delineate nel film; si tratta di un dispositivo superconduttore capace di misurare campi magnetici e correnti estremamente deboli.
Gli SQUID possono misurare correnti estremamente deboli; trovano la loro principale applicazione come sensori magnetici in tutti quei casi in cui i segnali da misurare sono molto piccoli, quali le diagnostiche mediche MCG e MEG e l’analisi non distruttiva di materiali per mezzo di correnti indotte (Treccani). I sistemi MEG (Magnetoencephalography) e MCG (magnetocardiography) utilizzano dispositivi di interferenza quantistica a superconduttore o SQUID.
Appendice del 29 dicembre (cfr. commento di Sandro Russo)
Un po’ per etica professionale di divulgatore, un po’ per le critiche ricevute negli anni anche dagli amici (“Fuori tema” e “Elogio del fuori tema”: leggi qui e qui – mi pongo sempre il problema che un argomento possa non essere pertinente a questo sito e ai lettori che lo frequentano.
Nel caso di quest’articolo – di interesse specifico per gli amanti del cinema, è vero – ho pensato che potesse coinvolgere anche altri lettori, per le sue connessioni con il futuro, i ricordi, anche – ma questo si capisce solo vedendo il film – su come/perché si ama o si smette di amare…
Per autolesionismo – il film è alquanto crudo e vorticoso, e questo può spaventare – , ho aggiunto a questa nota il trailer (italiano) del film:
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Sandro Russo
29 Dicembre 2023 at 10:02
Un po’ per etica professionale di divulgatore, un po’ per le critiche ricevute negli anni anche dagli amici (“Fuori tema” e “Elogio del fuori tema”: leggi qui e qui) mi pongo sempre il problema che un argomento possa non essere pertinente a questo sito e ai lettori che lo frequentano.
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Nel caso di quest’articolo – di interesse specifico per gli amanti del cinema, è vero – ho pensato che potesse coinvolgere anche altri lettori, per le sue connessioni con il futuro, i ricordi, anche – ma questo si capisce solo vedendo il film – su come/perché, sempre in base ai ricordi, si ama o si smette di amare…
Per autolesionismo – il film è alquanto crudo e vorticoso, e questo può spaventare – , ho aggiunto a questa nota il trailer (italiano) del film (nell’articolo di base, in fondo).