Ambiente e Natura

Legambiente contro i sussidi dannosi per l’ambiente (2)

di Guido Del Gizzo

 Per l’articolo precedente, leggi qui

 

Andando oltre il sarcasmo, il bando rifiuti predisposto dall’amministrazione comunale rimanda, metodologicamente, alla gara per la nuova centrale elettrica a Monte Pagliaro, di qualche anno fa.
Il tema di fondo resta quello di capire cosa significhi governare un territorio.
Un amministratore deve operare in funzione di una prospettiva: non si tratta solo di gestire al meglio, ma anche di amministrare in funzione di ciò che si vuole diventare.

La gara per la nuova centrale elettrica non contemplava alcun obbligo di sviluppare fonti rinnovabili sull’isola, così come il bando rifiuti non affronta il tema del riciclaggio dei rifiuti: in entrambi i casi, ci si limita a evocare i temi di attualità, come le fonti rinnovabili o il riutilizzo dei rifiuti, ma solo per fare finta di averci pensato e senza porre alcun vincolo contrattuale a nessuno.

Riportiamo di seguito un estratto del Rapporto di Legambiente del 2022, sui contributi ambientalmente dannosi, che riguarda i fondi che lo Stato sperpera, a danno della transizione ecologica, su impianti che svolgono certamente una funzione sociale ma andrebbero celermente sostituiti da soluzioni più intelligenti [il testo è ripreso dalle pagg. 13 e 14 del Rapporto suddetto (vedi sotto)]:

Isole minori
Tra i sussidi ambientalmente dannosi, ma socialmente utili e che necessitano di una revisione urgente viste anche le opportunità di innovazione per questi territori, troviamo il sostegno ai cosiddetti extracosti per le isole minori, pagati in bolletta dagli utenti finali attraverso la componente Auc4RIM. Si tratta di una cifra pari a 75,68 milioni di euro al 2021 che servono per coprire il maggior costo affrontato dalle piccole aziende elettriche che operano sulle isole minori, con consumi di poche decine di GWh/anno e una produzione complessiva pari a circa 200 GWh. Una produzione legata però a vecchi impianti inquinanti e climalteranti, spesso in regime di monopolio (1).
Eppure, le piccole isole sono laboratori perfetti per sperimentare e arrivare facilmente all’indipendenza energetica, come già accade in tante esperienze in giro per il Mondo.
Si tratta di 23 gli impianti distribuiti in 19 piccole isole tutti alimentati a fonti fossili. Il problema legato a questa tipologia di sussidio è quello di legare questi territori alla dipendenza da questi impianti, mentre bisognerebbe al contrario spingere in modo forte e determinato verso la chiusura di queste centrali, spesso vecchie ed obsolete oltre che inquinanti, a favore di un modello innovativo fatto di rinnovabili, sistemi di accumulo e in grado di guardare agli obiettivi climatici.

Aree geograficamente o climaticamente svantaggiate
Anche in questo caso si tratta di un sussidio socialmente utile istituito nel 1998 con l’obiettivo di ridurre i costi energetici termici nelle aree non collegate alla rete nazionale. Un aiuto certamente importante che vale 152,8 milioni di euro ma che, come nel caso delle isole minori, rischia di frenare lo sviluppo innovativo energetico di queste aree, legandole alla dipendenza da impianti inefficienti, costosi e inquinanti. Sono proprio i territori geograficamente o climaticamente più sensibili i luoghi in cui è necessario mettere in pratica le soluzioni energetiche più innovative.

Esenzioni oneri di sistema imprese energivore
Restando in tema di costi in bolletta per gli utenti finali, troviamo la componente AEsos riferita allo sconto sugli oneri di sistema per le cosiddette “aziende energivore”, identificate – attraverso il Decreto del 5 aprile 2013 – come quelle caratterizzate da un consumo annuo superiore ai 2,4 GWh di energia elettrica e da un indice di intensità energetica superiore al 2%. Una voce che nel 2021 ha pesato sulle bollette delle famiglie italiane per 1.129,14 milioni di euro. Il problema di questa tipologia di sostegno economico, che coinvolge oltre 3mila aziende, sta nel fatto che premiamo il consumo di energia, invece di spingere interventi che al contrario premiano l’efficienza energetica nella gestione degli impianti e delle reti e che riducano i possibili problemi sulla rete. In questo modo le aziende energivore non saranno mai spinte ad attivare processi di efficientamento energetico.

(1) – A queste risorse si aggiungono quelle che arrivano agli operatori come impianti essenziali (Nota dell’Autore)

Rapporto Legambiente 2022. Isole minori. pag. 13 (cliccare per ingrandire)

Rapporto Legambiente 2022. Lista impianti essenziali. pag. 14 (cliccare per ingrandire)

Isola di Ponza
– Centrale Cala dell’Acqua – Società elettrica Ponzese S.p.A.
– Centrale di Monte Pagliaro – Società elettrica Ponzese S.p.A.

Invece, anche i progetti presentati dal comune di Ponza in ambito PNRR – sul cui destino, peraltro, è lecito nutrire una ragionevole perplessità – riguardano più le reti di distribuzione (che, teoricamente, dovrebbero essere già finanziate dal contributo regionale che la SEP riceve annualmente) che non la produzione da fonte rinnovabili: e sarà interessante, comunque, capire quali soluzioni verranno ipotizzate.

Infatti, se i dati riportati dalla piattaforma Openpolis sono esatti, alle fonti rinnovabili su Ponza è destinato un investimento di 3,8 mln €, tutti a carico del Pubblico.

L’investimento medio per la realizzazione di 1Kw mediante fotovoltaico è di poco inferiore ai 2000 €, che vuol dire che si prevedono, se si trattasse di fotovoltaico, appunto, poco meno di 2000 KW di potenza… a fronte di oltre 8 MW, installati con i gruppi elettrogeni a gasolio.

Non proprio una transizione ecologica… oltretutto, il bando di gara prevedeva una durata dell’appalto trentennale (30 anni), come dire che, se questa è la durata della convenzione in essere, l’isola continuerà a bruciare gasolio fino al 2046.

Non c’è male: è comodo fare gli imprenditori, con la Regione che contribuisce annualmente e garantisce che non vi siano perdite di gestione, un contratto di lunga durata, in condizione di assoluto monopolio e quindi una condizione blindata nei confronti degli istituti di credito… un oligarca russo non potrebbe fare di meglio!

Bisogna riconoscere ai protagonisti di questa vicenda una coerenza di fondo: infatti, gli stessi amministratori hanno gestito entrambi i progetti e non si può parlare di furbizia, di manipolazione o di mancata informazione, perché tutti i dati citati in questo articolo sono di dominio pubblico, accessibili a chiunque voglia cercarli.

Ma i Ponzesi, che fanno?
Biagio Vitiello, recentemente, ha parlato delle ‘chiacchiere a vuoto’ sull’agricoltura eroica e della necessità di un intervento sistemico (leggi qui), sulla messa in sicurezza dell’isola, dal punto di vista idrogeologico: ha assolutamente ragione, ma aspettiamo proposte, visto che ha la competenza per avanzarle e il bando sui rifiuti, che certamente conosce, era l’occasione per farlo.

Economizzare e razionalizzare le risorse idriche ed energetiche, così come il riciclo dei rifiuti e la chiusura del ciclo della sostanza organica, almeno nelle aree circoscritte dove è più facile farlo, dovranno diventare regole elementari della nostra vita: proprio come, nel corso dei secoli, abbiamo imparato a curare l’igiene personale o a vaccinare i nostri figli.
Abbiamo il diritto, come cittadini, di pretendere, dai nostri amministratori, che l’ambiente nel quale viviamo e che lasceremo ai nostri figli, venga preservato e protetto.
Dagli amministratori possiamo accettare degli errori, ma non il totale disinteresse: così come, dagli amministrati, possiamo comprendere l’incompetenza o l’ignoranza ma, neanche in questo caso, il totale disinteresse.
La rinuncia ai propri diritti è sempre il primo passo verso la barbarie.

 

Il file .pdf del rapporto di Legambiente del 2022 (da scqricare e conservare): Legambiente 2022. Stop-sussidi-ambientalmente-dannosi-2022, e sotto, il link relativo:
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2022/11/Stop-sussidi-ambientalmente-dannosi-2022.pdf

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