Racconti

La poesia dell’isola

di Francesco De Luca

 

Stamane al risveglio stagnava un’aria di scirocco, con un grigiore opprimente. La gatta nera ai primi rumori si è sciolta dal nodo del suo corpo, ha lasciato la tana per avvicinarsi a ricevere il pasto mattutino. Il verso piccato ha avvertito della presenza del pettirosso, nascosto dai rami.

La terra non offre spunti ai sentimenti. È immota e supina. Quel quadrato curato nel disegno è stato visitato da chi vi ha già piantato le fave, mentre  quell’altro rettangolo si fa notare per un tappeto di piantine verdi: è stato seminato a broccoletti.
Soltanto il nespolo appare tronfio di presentare sulle punte dei ramoscelli le infiorescenze con accanto foglioline verde-chiaro. Stridono col grigiore dominante intorno e che diventa più opprimente allo sguardo se lo si rivolge al mare: una distesa plumbea che ribolle, incollerita.
Ma ecco che folate caricano da ovest. Chiaia di Luna è intasata di nuvoloni scuri, carichi di pioggia.
Una goccia, poi, uno scroscio d’acqua fredda, schiaffeggiata da raffiche di vento.

La poesia dell’isola, eccola… è in questi sbalzi d’umore degli elementi. A cui devono rispondere le presenze umane. E infatti la campana della chiesa ricorda la messa della domenica. Alle undici don Ramon vuole divulgare nei parrocchiani l’invito alla Pace. Non quella sventolata, né quella gridata, e nemmeno quella che si riconosce in simboli. No. La pace concreta che si realizza nella carità. In essa si manifesta l’amore, che è Dio.

Il Capitano della nave nel bar del porto soppesa i fatti cui assiste. Non ha preso il largo stamattina. Ha preferito che l’ira del mare si plachi, e nel pomeriggio intende solcarlo per raggiungere Formia.
La bellezza dell’isolamento!

E’ l’isola che impone a tutti le sue condizioni di terra dominata dalla natura. Non dagli uomini che in queste circostanze o esaltano il loro ego o lo affossano. Chiunque è quello di cui è dotato e su cui ha costruito la sua personalità. Ciascuno è nudo di fronte a sé. Specchio di sé.

L’isola vanta queste circostanze che sanno di natura e che divengono cultura, se c’è chi coltiva questi stimoli. Coltivarli ed esaltarli.
L’isola, granello di terra, gettato nel grande mare, manifesta la sua nascosta essenza. È il luogo dove l’uomo deve trovare in sé la forza di compiersi.

Meno male… dopo il fosco del grigio, che ingabbia e deprime, s’apre il cielo ad un raggio di sole. I caseggiati di Calacaparra, dei Conti, di Santa Maria, del Porto, prendono colore e insieme allegria. Una donna anziana in compagnia della nipote esce dalla chiesa per tornare a casa.

 

– Ciao, Antò, ci vediamo oggi pomeriggio… andiamo sulla Panoramica – si lasciano Antonio e Adele. Dopo il pranzo domenicale torneranno a vedersi per tessere insieme la loro storia d’amore.

 

NdR: tutte le foto, tranne quella del pettirosso, sono di Rossano Di Loreto

3 Comments

3 Comments

  1. Gennaro Di Fazio

    6 Novembre 2023 at 20:12

    Brano meraviglioso, come tanti peraltro di Franco, il quale insieme al titolo è riuscito ad esaltare in maniera esemplare il senso profondo dell’Isola, sia negli aspetti naturalistici che sociali; e questo non solo nei contenuti, ma anche nell’espressività letteraria con conseguente forte emozioni per chi legge.
    Gennaro Di Fazio

  2. Franco De Luca

    7 Novembre 2023 at 08:43

    Ti ringrazio dei complimenti, caro Gennaro. Non li merito.
    Un saluto caro.
    Franco

  3. Pasquale Scarpati

    11 Novembre 2023 at 21:28

    Ho letto gli ultimi due pezzi di Franco (De Luca), molto belli, ci ho pensato sopra e gli indirizzo un breve scritto, a mo’ di commento.

    Caro Franco
    Ci pensavo. Pensavo alla canzone Viola di Celentano che esalta la campagna e nello stesso tempo a quella di Gaber: Com’è bella la città. Penso al turbinio delle macchine, al loro strombazzare, al continuo rumore di fondo che proviene dalle strade o dallo sferragliare dei treni o dei tram a cui nessuno fa più caso ma che è altamente inquinante. Penso che, laddove si vive una quotidianità tranquilla, anche recarsi in un qualsiasi ufficio postale o comunale sia meno stressante: poca fila e meno fretta, così da poter scambiare due chiacchiere; così penso che recarsi al Poliambulatorio sia meno caotico del girone infernale del Pronto Soccorso di un ospedale di città e non so se i tempi di attesa siano gli stessi: biblici (quando tutto va bene). Penso che a causa dei quotidiani (molti) chilometri che si è costretti a peregrinare con le auto, tra: incroci, semafori, autovelox, rotonde, freni e frizione in azione continua a causa di traffico e file di auto, quelle distanze che prima mi sembravano enormi ora potrei percorrerle tranquillamente a piedi gustandomi i vari scorci panoramici… Immagino, pertanto, che l’Isola, da ottobre e fino ad aprile ritorni ad essere quella di sempre e perciò mi piace …e le secrete vie del mio cor soavemente tieni(e) (Foscolo: Alla sera)

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