di Pasquale Scarpati
La storia è un continuo divenire. Anche nei momenti di “regresso” ci sono state delle innovazioni. Penso, ad esempio, al Medioevo quando la civiltà regredì rispetto a quella Romana. Eppure in quel periodo nacque anche qualche innovazione nella vita di tutti i giorni. Ma ci sono stati dei momenti che hanno fatto da spartiacque tra il vecchio ed il nuovo. Circostanze per cui le conseguenze sono state del tutto innovative. Ma non so se chi ha vissuto quei momenti se ne sia mai accorto anche a causa della brevità della vita. Penso che noi stiamo vivendo uno di questi momenti.
Nel primo dopoguerra, negli anni ’50 del secolo scorso, la situazione socio-economica (e anche morale) era rimasta pressoché inalterata rispetto a quella degli anni precedenti. Pochi mezzi di comunicazione, una diffusa penuria di denaro, economia fino all’osso (come avrebbe detto Q. Sella). Ad esempio si producevano e si conservavano in casa (alla stessa maniera degli anni precedenti): le alici o le sarde sotto sale in vasi di terracotta di varie dimensioni (che poi, dissalate, erano poste a volte sott’olio se non direttamente sul pane); le melanzane ed i carciofini sott’olio (in barba al botulino); la densa conserva di pomodori, era venduta “sfusa” a peso oppure in barattolini da 35/50 gr.; così anche il sapone detto mollo per fare le culate a cadenza di 10/15 gg. E pasta e olio e caffè: merce preziosa! Insomma tutto o quasi era rimasto come prima. Pochi progressi anche nel campo della medicina. Un’anestesia totale era rischiosa, un’operazione chirurgica lo era altrettanto per le tecniche molto invasive. L’elenco sarebbe troppo lungo perché abbraccia tutti i settori della vita.
Con il progredire della medicina e migliorando l’ambiente in cui si vive (checché se ne dica) la vita media è aumentata. Così mentre in quegli anni (a causa dell’alta mortalità) difficilmente l’uomo poteva assistere agli impercettibili cambiamenti che avvenivano nel divenire, oggi (anche con il concorso dei mezzi di comunicazione) ognuno di noi, vissuto in quel periodo, può notare il cambiamento anzi lo stravolgimento degli usi e costumi rispetto a quegli anni. E se ne deve fare una ragione, anche se riluttante.
Noi, ad esempio, nati e vissuti quando le nostre mamme e le nostre nonne cucinavano con le proprie mani, abbiamo imparato da loro e ci piace ancora “mettere le mani in pasta”. Ci piace, così, imbottire in vario modo le lasagne, cuocere le polpette e le frittate di tanti tipi; pulire e mettere a bollire la scarola ed i fagioli per poi amalgamarli. Impastare farina e fare pizze da farcire con ingredienti ed ancora secondo l’uso di coloro che ci hanno preceduto e ce lo hanno insegnato. Ah, i calamari ‘mbuttunati! O le uova di granseola cotte direttamente nel suo capiente carapace! Qualcuno usa ancora costringere il sugo rosso di pomodoro in capienti bottiglie o mettere sott’olio il cuore dei carciofi dopo aver tolto le coriacee foglie esterne. E che dire delle melanzane tagliate a striscioline messe sotto sale e poi nell’aceto ed infine anch’esse tuffate nell’olio in barattoli di varie dimensioni. Così in talune case si friggono ancora quelle fritturine che vanno tanto di moda nei ristoranti servite come prelibatezza e come piatti oltremodo speciali, quasi rari, ed ancora alici dorate e fritte e marinate accompagnate da melanzane arrosto, ecc ecc. Per non dire delle marmellate racchiuse in barattoli bolliti a bagnomaria. Non si buttano: pesche, albicocche, susine ed anche arance e, perché no uva fragola! Non è questione di risparmio o tirchieria, è semplicemente un modus pensandi che ci viene dal passato! Altri s’ingegnano nei dolci fatti in casa, tra creme, farine, uova, zucchero ed altri ingredienti. Si sfornano così: panettoni, pan di spagna e crostate con le marmellate suddette.
Ho notato, però, che da un po’ di tempo a questa parte si sono sviluppati negozi con pranzi pret-a-porter. Nei super mercati essi sono quasi immancabili. Ho notato che davanti ai loro luccicanti banconi sostano sempre tantissime persone. Qua grandi teglie con intingoli vari, là arancini e polpette. Tutto succulento dai colori che invogliano a gustare. Un papà ha chiesto al figlioletto cosa gradisse, se arancini o crocchette di patate. Un altro papà ha comprato un po’ di lasagna, un altro un intingolo con melanzane.
Innanzitutto ho notato che la maggior parte delle persone davanti a queste leccornie erano uomini (ma non entro nel merito perché le motivazioni sono tantissime). Oggi nei negozi si vendono: insalata già pulita, fagiolini già puliti, pronti per essere bolliti; insomma ogni altra cosa che faccia risparmiare anche un briciolo di tempo. E a pensare che chi usa tutto questo sono i nostri figli che, per vari motivi, dirottano il loro tempo dalla cucina verso altri impegni. A loro non siamo stati capaci di insegnare nulla o quasi in merito a ciò oppure sono oberati da tantissimi impegni (tra cui anche il tempo da trascorrere con il telefonino all’orecchio) da trascurare la cucina già ridotta ad angolo cucina. Anzi, come ha detto qualcuno, la cucina è stata messa …all’angolo! Cosicché spendono due volte: la prima perché ovviamente tutto ciò che è già pronto ha un costo maggiore (addirittura se lo fai portare a casa) rispetto a quello fai da te e poi il tempo “vuoto” spesso lo si riempie per la cura della persona o altro che comporta altra spesa. I figli, poi, cominciano fin da piccoli ad avere le loro “esigenze”: la pizza con gli amichetti, il fast food, lo street food ed il… McDonald. Addio vecchi sapori! Sapranno adoperare almeno i fornelli, visto che le loro madri li hanno quasi del tutto disertati? Quali, quindi, saranno i loro gusti? Si potrà più parlare dei “sapori della nonna!?” Quale nonna? Chi porterà avanti la cucina tradizionale, per quanto è possibile?
Perché tutto questo cambiamento in un manciata di anni? Le cause vanno ricercate nella tecnologia, nelle comunicazioni e nel benessere economico che fanno sì che nulla rimane ancorato per un po’ di tempo ma tutto scivola via velocemente e soprattutto, superficialmente. Ciò che si “conquista”, però, con le proprie mani ha un… sapore diverso da ciò che ci viene dato: dà più soddisfazione e si apprezza di più. Ma per raggiungere l’obiettivo ci vuole: pazienza, sagacia e soprattutto tempo (ciò che ora sembra molto volatile). Oggi, invece, si vuole tutto e subito, non importa come. Ma nelle piccole comunità, quando la fredda tramontana o l’impetuoso ponente tengono a freno le frenetiche ansie della stagione afosa e travolgente, le pareti domestiche potrebbero aver naso per respirare ancora i buoni e vecchi profumi anche se addomesticati a causa degli ingredienti che non possono più essere, necessariamente, quelli di una volta. A noi, invece, travolti dagli spiriti di internet e dallo strombazzare del traffico, ciò non è più concesso. Pertanto a noi che abbiamo altri ricordi, non ci resta che osservare e possibilmente lasciar scivolare sulla pelle senza roderci più di tanto. Possiamo, però, confortarci, sicuramente abbiamo visto più cambiamenti noi che Matusalemme nei suoi “brevi” 969 anni! Mai, infatti, nella storia, ci sono stati sconvolgimenti così repentini… eppure son passati soltanto pochi decenni da quei “lontani” anni ’50 e ’60 del…secolo scorso!