di Sandro Russo
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La Costa dei Trabocchi è un tratto del litorale Medio Adriatico abruzzese corrispondente alla maggior parte della costa della provincia di Chieti, il cui nome deriva dalla diffusa presenza sul litorale di trabocchi, antiche macchine da pesca su palafitta risalenti al XVIII secolo.
Questa l’informazione di partenza per un viaggio più volte rimandato e infine effettuato nell’ultimo week-end di settembre in cui ci è capitato il tempo peggiore per dei camminatori (era un gruppo di trekking): piogge e schiarite con vento occasionale.
Ma bella compagnia e visita molto interessante della costa tra Ortona e Vasto. Soprattutto abbiamo finalmente visto i famosi trabocchi.
Che erano/sono costruzioni improbabili (quasi arte naïf), diavolerie accroccate insieme con pali infissi nel mare in continuità con la costa, un capanno da pesca ad un’estremità e una passarella più o meno lunga che li unisce. Se ne vedono dovunque, lungo la costa da Venezia (Chioggia) e scendere lungo la costa adriatica. Ne ho visto qualcuno anche a Fiumicino, con una grossa rete a bilanciere all’estremità a mare. La presenza dei trabocchi sulla costa tuttavia continua anche verso sud, per tutta la costa molisana fino al Gargano. Ma solo quelli della Costa dei Trabocchi sono diventati un elemento qualificante del territorio e attrazione turistica.
Nel secolo scorso i trabocchi vennero realizzati dalla popolazione contadina del litorale per poter pescare del pesce sottocosta come alternativa alla pesca dalla barca, evitando le insidie del mare aperto. Secondo alcuni studi, avevano anche la funzione di approdi per i collegamenti marittimi di navigli di piccolo cabotaggio (1).
L’abbazia di San Giovanni in Venere – anch’essa visitata durante l’escursione – è un complesso monastico cristiano situato nel comune di Fossacesia, su una collina prospiciente il mare Adriatico a 107 m s.l.m. Il complesso è composto da una basilica e dal vicino convento, entrambi risalenti all’inizio del XIII secolo. La posizione è molto panoramica: è su una collina che domina la costa vicina per diversi chilometri verso nord e verso sud
Venendo alle testimonianze raccolte sul posto…
L’azione demoliva del mare su queste strutture caduche, necessitanti di una continua manutenzione, ha fatto sì che venute meno le motivazioni originarie (necessità alimentari e operazioni di carico/scarico) i trabocchi otto-novecenteschi cadessero in disuso. Pare che alla fine degli anni ’80 (1980) non ne fosse restato più nessuno attivo. Se li era portati via il mare.
Cosa è successo allora?
A partire dagli anni 2000 e anni seguenti si è avuta l’intuizione – spontanea all’inizio, poi perseguita con determinazione – che riproporre e ripristinare i trabocchi avrebbe potuto qualificare e far da volano all’economia di un’intera area.
Il trabocco turchino, simbolo di tutta la Costa dei Trabocchi, uno dei più antichi, tra i più affascinanti ed autentici. Costruito nella seconda metà dell’800, ha ispirato il poeta D’Annunzio che nel romanzo Il Trionfo della Morte, lo descrive così: “Dall’estrema punta del promontorio destro, sopra un gruppo di scogli, si protendeva un trabocco, una strana macchina da pesca, tutta composta di tavole e di travi, simile a un ragno colossale”.
Le stesse strutture su palafitte furono quindi ripensate, consolidate e migliorate, grazie all’esperienza acquisita nel tempo e all’impiego di materiale ferroso abbandonato dalle maestranze addette alla costruzione della vicina strada ferrata.
Viene usato per le costruzioni il legno di acacia tagliato a gennaio, nel riposo vegetativo delle piante; lasciato stagionare per più di un anno e quindi messo a mare. Negli anni successivi alcune di queste costruzioni, dopo i necessari controlli di sicurezza hanno potuto essere utilizzati anche come ristoranti e costituiscono attualmente, oltre a un recupero della tradizione e di antiche tecniche costruttive un patrimonio di bellezza che continua ad arricchirsi di senso, essendo diventata identitario di tutta la costa e soprattutto della comunità territoriale.
Se ne contano circa una trentina sulla costa tra Ortona e Vasto, alcuni ancora deputati alla pesca, altri (comunali) con funzioni didattiche, altri che associano le due funzioni e funzionano da ristorante in alcuni periodi dell’anno.
La cura per tutto è l’acqua salata…
“Possa piovere benzina per tre giorni…” La citazione di un poeta iconoclasta, il Cecco Angiolieri locale
Il Trabocco Sasso della Cajana, di Marino Verì (“cajana” è il nome locale del gabbiano). L’immagine della bici è in onore del Giro d’Italia che quest’anno è partito da queste parti: “La corsa rosa è partita sabato 6 maggio 2023 da Fossacesia Marina con una cronometro individuale di 18,4 chilometri sulla pista ciclabile dei Trabocchi e arrivo a Ortona in leggera salita sotto l’imponente Castello aragonese”.
Il palo centrale della costruzione ha la funzione di argano per manovrare la grossa rete a bilanciere all’estremità del trabucco; è una pesca “a vista” nel senso che il banco di pesci che si trova al momento sulla rete viene tirato su (…se la manovra è abbastanza veloce!)
La sera tardi si va al ristorante sul trabocco
Buffe storie circolano sulle antiche tradizioni del trabocchi, come quelle del “brodetto bugiardo”, quando in mancanza di pescato il pescatore portava alla moglie dei sassi presi dal fondo marino da far bollire insieme alle erbe per il brodo, il che dava un ineffabile sapore di mare (!?) alla pietanza. Illusioni della cucina povera d’altri tempi, come la ricetta della “pasta con le alici a mare” della tradizione siciliana, per la quale si soffriggeva poco aglio con del pan grattato con cui condire la pasta. E quando l’ospite chiedeva delle alici, la risposta era obbligata: Stanno a mare!
Si raccontano anche storie della vecchia ferrovia: pare sia stata costruita da maestranze inglesi (2) con manodopera proveniente dal sud-Africa [da cui alcune targhe all’imbocco delle gallerie che raffigurano un cervo (!?)]. Non è confermato però che sia stato il secondo tratto ferroviario costruito in Italia (3), dopo la Napoli-Portici (4).
La nuova linea ferroviaria è stata arretrata di qualche chilometro nell’entroterra perché il vecchio tracciato, che passava a pochi metri dalla linea di costa, era soggetto a frane e erosioni.
Il tracciato dell’antica Ferrovia Adriatica (3) (dall’Atlante delle Ferrovie italiane dismesse)
Ora sull’antico tragitto è stata costruita una pista ciclo-pedonale.
Il percorso previsto per la pista ciclo-pedonale (non ancora completa) – Via Verde Ortona-Vasto – e sotto, un tratto della pista, con vista mare e trabocco. Le difficoltà riguardano le interferenze con i piani paesaggistici dei vari comuni interessati e l’attraversamento del parco naturale di Punta Aderci, in prossimità del porto di Vasto
La pista ciclo-pedonale nel tratto San Vito Chietino-Fossacesia
Riguardo la pista ciclabile, di circa 40 km, andrà ad aggiungersi ai tratti già realizzati in Provincia di Teramo, per costituire complessivamente un itinerario ciclabile tra i più lunghi di Europa, il cosiddetto Bike to coast lungo il litorale abruzzese tra Martinsicuro e San Salvo, per una estensione complessiva di 130 km (notizia ripresa dal web).
Nella parte completata, la Via Verde percorre uno dei tratti di costa più suggestivi dell’Adriatico, a pochi metri dal mare, immersi nella natura. Un’infrastruttura dedicata alla mobilità sostenibile, a ciclisti e camminatori che, nei suoi circa 42 chilometri, offre loro testimonianze storiche e riserve naturali, ma anche la ricettività di hotel, campeggi, bed&breakfast e affascinanti ristoranti sui trabocchi.
Il mare a Punta Aderci. In una giornata di cattivo tempo questo è “l’Adriatico selvaggio, che verde è come i pascoli dei monti” per dirla con D’Annunzio che fu grande estimatore dei trabocchi e affittò (e ristrutturò) una casupola a mezza costa, nelle adiacenze di Punta Aderci
Punta Aderci è stata la località più a sud raggiunta durante l’escursione. È un Parco naturalistico protetto e guarda sull’ennesimo trabocco posto tra una lunga spiaggia deserta e il porto di Vasto.
Il trabocco di Punta Aderci. I legni posti a piramide sulla spiaggia sono portati dal mare e ogni anno riproposti come istallazione artistica da un artista francese che in primavere si trasferisce sul posto e li ridispone
Un’ultima curiosità: gli operatori dei trabocchi e quindi anche i frequentatori e amatori, qui si chiamano “traboccanti”.
E questa è la poesia di un traboccante (dalla finestra Fb del trabocco-ristorante Sasso della Cajana, di Marino Verì):
Lu trabbocche
Sopr’a ’stu trabbocche si sente ’n’addóre di cucine,
si vede da lundane lu porte a la marine,
e la cupele di San Tumasse.
Ma che tè de speciale ’ste quattre tavele mmezz’a mmare e tra li scuoije?
Sicuramente lu prufume di ijnestre e de curaijne,
la pace che tuocche da vicine,
e lu passate che t’arevè ’mmente.
Nu poste meije di queste nen ci sta,
e quande d’estate arreta a lu colle lu sole s’aripose,
e lu remore se sta zitte,
puortece la spose piane piane,
e senza fatte vedé’ da le caijane,
daije ’nu vasce strette strette, e pure la lune c’a riflette.
(Poesia in dialetto di Pinuccio Mancini)
Note
(1) – La mancanza di strade a lunga percorrenza lungo la costa adriatica portò alla realizzazione di impalcati per l’attracco di battelli di piccolo cabotaggio impiegati nel trasporto dei prodotti della terra, verso i mercati della Dalmazia, del Regno di Napoli, dello Stato della Chiesa, dell’Austria e della Repubblica di Venezia; era onere delle locali autorità feudali o della borghesia terriera costruire e mantenere queste strutture, come risulta dagli atti degli erari dell’Abbazia di San Giovanni in Venere (vedi sopra), conformemente alla storiografia ufficiale (fonte Wikipedia)].
(2) – La Valigia delle Indie (in inglese: Indian Mail) era un percorso internazionale che collegava Londra a Bombay nel periodo 1870 – 1914. Attivo sia per lo scambio della posta sia per viaggiatori, metteva in contatto l’India alla Gran Bretagna, attraversando l’Egitto, l’Italia e la Francia, utilizzando il treno nelle tratte in Gran Bretagna, Francia e Italia [qui può essere stato coinvolto un tratto dell’Adriatica, ripristinato secondo quanto sentito raccontare da maestranze inglesi con lavoratori sud-africani, il piroscafo da Brindisi a Bombay, e di nuovo il treno in India da Bombay a Calcutta, dove prendeva il nome di Imperial Indian Mail
(3 – Ferrovia Adriatica è il nome storico della ferrovia che corre lungo la costa adriatica dell’Italia seguendola per buona parte del percorso. È una delle direttrici fondamentali delle ferrovie italiane e collega tra loro e con il nord del Paese città ed aree produttive tra le più importanti dell’Italia centro-meridionale. La sua costruzione fu opera della Società Italiana per le strade ferrate meridionali, tra il 1863 e il 1872. Nel 1906 venne riscattata interamente dalle Ferrovie dello Stato.
Cronologia storica delle ferrovie in Italia: https://www.fondazionefs.it/content/fondazionefs/it/focus-tematici/2021/3/17/le-ferrovie-nell-unita-d-italia—cronologia-storica-1839-1861.html
(4) – La ferrovia Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria costruita nella penisola italiana, nel territorio all’epoca facente parte del Regno delle Due Sicilie. Commissionata da re Ferdinando II delle Due Sicilie, la linea venne ufficialmente inaugurata il 3 ottobre 1839. I vari discorsi di circostanza furono conclusi dal re Ferdinando II, il quale, in francese, espresse l’augurio di veder realizzata la ferrovia fino al mare Adriatico e a mezzogiorno ordinò la partenza davanti alle autorità.