di Guido Del Gizzo
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“Sventurata è la terra che ha bisogno di eroi”, dice Galileo nell’opera di Brecht, e la citazione è stata abusata, negli ultimi decenni, a sottolineare la difficoltà della democrazia di funzionare normalmente, senza ricorso a strumenti eccezionali.
Tuttavia, la nostra Repubblica è nata grazie all’eroismo di un numero relativamente esiguo di persone, alcune delle quali passate per Ponza e Ventotene, prima che diventassero ameni luoghi di villeggiatura: Pertini, ad esempio.
Quella stagione ha prodotto eroi, e sono serviti, eccome: per circa un trentennio, molti di loro sedevano in Parlamento.
Che eroi ha prodotto, questo paese, nell’ultimo cinquantennio?
Che eroi ha celebrato, il cinema italiano, nell’ultimo cinquantennio?
Gli eroi italiani che mi vengono in mente, gente debole ma coraggiosa difronte all’ingiustizia o al pericolo, sono pochissimi: Peppino Impastato, Gino Strada, Giorgio Ambrosoli, Franca Viola, sono quelli che mi vengono in mente.
Su Franca Viola, la cui vicenda risale al 1965, il cinema italiano ha prodotto un film “liberamente ispirato” alla sua storia, “La moglie più bella” di Damiano Damiani, nel 1970. Direi che è una vicenda completamente dimenticata, anche in questo tempo di femminicidi tristemente alla ribalta.
Marco Tullio Giordana ha girato “I cento passi”, nel 2000, per ricordare la vicenda di Giuseppe Impastato, ucciso lo stesso giorno di Aldo Moro a Cinisi, il 9 maggio 1978 (sul sito, leggi e ascolta qui).
Cinque anni dopo, con un amico, andai alla manifestazione per ricordarlo – all’epoca vivevo in Sicilia – arrivando in paese due ore prima dell’appuntamento, fissato alle 3 del pomeriggio: all’una, il paese era deserto, con i negozi chiusi e tutte le imposte serrate… un posto allucinante. Come il contesto in cui i fatti si erano svolti.
Su Gino Strada – sul sito, leggi qui – ancora non c’è nulla.
Su Giorgio Ambrosoli, prima c’è stato l’ottimo libro di Corrado Stajano e poi il film di Michele Placido, tratto dal libro stesso, “Un eroe borghese”.
I fatti sono del periodo 1974-1978, il film del 1995.
La caratteristica degli eroi è che ci indicano qualcosa per cui vale la pena giocarsi tutto.
Il cinema italiano contemporaneo non propone eroi, solo protagonisti: come questo paese, che proprio non riesce a trovare temi sui quali puntare per il proprio futuro, e si affida alla visione da amministratore di condominio di periferia, che caratterizza l’attuale classe dirigente.
Così abbiamo Paola Cortellesi, bravissima da quando è apparsa le prime volte a “La Tv delle ragazze”, che con i suoi personaggi in difficoltà, ammicca ad un altro mondo possibile, restando però sempre immersa fino al collo in un universo sostanzialmente stupido: “Nessuno mi può giudicare”, “Scusate se esisto”, “Come un gatto in tangenziale” sono l’Italia di oggi.
Tutte storie nelle quali, al massimo, ci si può ritagliare una piccola bolla personale di decenza o di affetto.
I prossimi eroi nasceranno nel contesto delle migrazioni e del cambiamento climatico.
Verranno prodotti ancora film come “Amazing Grace”, che racconta, per i non addetti ai lavori, dell’abolizione della tratta degli schiavi in Inghilterra nel 1807 e di John Newton, negriero pentito che scrisse l’omonimo inno cristiano: cercate la versione vocal cantata da Meryl Streep alla fine di “Silkwood”, sempre parlando di eroi.
Dersu Uzala Il piccolo uomo delle grandi pianure, di Akira Kurosawa (1975)
E chissà se vedremo anche qualcosa di paragonabile a “Dersu Uzala”, a proposito del rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive [tanti film tra cui (citato) anche Dersu Uzala in questo articolo-antologia, sul sito: leggi e guarda qui].
Io aspetto quelli.
