proposto da Sandro Russo
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Tra i miei scrittori preferiti, non classici ma di attualità, nominati qualche settimana fa, di cui cerco di seguire tutte le “uscite”, avevo dimenticato di citare Serenella Iovino – I nostri scrittori preferiti come un paesaggio di notte – (recupera i suoi scritti in “Cerca nel Sito”). Rimedio subito con la promessa di pubblicare la sua nuova Serie su la Repubblica, a cominciare da questa prima puntata.
Quanto all’interesse, mio personale e del sito per la serie – i titoli sono importanti -, cito qui “I custodi della terra di Ponza”, un movimento ambientalista spontaneo, nato e operante a Ponza: leggi qui (2018) e qui (2020).
Il titolo scelto dalla Iovino per il primo scritto invece, è lo stesso del film Into the Wild – Nelle terre selvagge (Into the Wild), del 2007, scritto e diretto da Sean Penn, basato sul libro di Jon Krakauer “Nelle terre estreme”.
La vicenda è molto suggestiva e richiama da vicino l’esperienza di H.D. Thoreau di qualche secolo prima. Leggi in file .pdf a fondo pagina.
La mia edizione del libro di Thoreau, degli anni ’70, nella collana degli Oscar Mondadori
I custodi della terra
Into the wild, la lezione di Thoreau
di Serenella Iovino – Da la Repubblica del 18 agosto 2023
Dalla fabbrica di matite del padre a simbolo dell’ambientalismo. L’incredibile vita del filosofo americano autore di “Walden” che andò a vivere nei boschi scegliendo la natura contro la società umana
Uno dei passatempi preferiti di Henry e di suo fratello John era andarsene in giro a cercare reliquie degli indiani. Ne trovavano tante, lungo il fiume che gli inglesi avevano ribattezzato Concord, ma che si era sempre chiamato Musketaquid, come la gente che stava in quella valle. Era da undicimila anni che i nativi abitavano lì.
Negli ultimi secoli nuovi volti e gruppi umani si erano avvicendati su queste terre. I primi erano stati gli inglesi, che con gli indiani avevano vissuto a stretto contatto, spesso in pace. Nel tempo però la convivenza si era fatta difficile e anche gli abitanti si erano differenziati. Gli ultimi ad arrivare erano stati operai irlandesi con le loro famiglie, chiamati qui a costruire la ferrovia. C’erano poi ex-schiavi, liberati o fuggiti dalle piantagioni del Sud.
Intorno al Walden Pond, piccolo lago formatosi alla fine dell’ultima era glaciale, erano sorti nuclei di case, per lo più baracche e capanne.
Boston non è lontana, ma a un tiro di schioppo c’è Concord, la città: non grande, ma percorsa da fermenti di tutti i tipi, economici, industriali e culturali.
A metà Ottocento il suo faro è Ralph Waldo Emerson, filosofo trascendentalista. Per lui l’individuo umano è specchio dell’universo, la sua anima è Natura. Poi ci sono gli altri: Nathaniel Hawthorne, autore della Lettera scarlatta, il filosofo Amos B. Alcott, la cui figlia, Louisa May, scriverà Piccole donne; e ancora, oratori, storici, religiosi, poeti.
È qui che cresce e matura Henry. Ha studiato a Harvard, ma suo padre ha una fabbrica di matite e lui lo aiuta. Fa anche l’agrimensore e piccoli lavori manuali, e ha una dote speciale: è un instancabile cercatore di mirtilli. Ma Henry è anche altro: insegnante, filosofo, scrittore, conferenziere e appassionato abolizionista in un periodo in cui la schiavitù è il punto di frizione della politica e della vita americana — non per niente, di lì a poco proprio su questo si scatenerà una guerra civile. In un futuro non remoto Henry David Thoreau sarà l’icona dell’ambientalismo planetario e il profeta della disobbedienza civile. Ora raccoglie mirtilli, cerca frecce indiane e ragiona di libertà e diritti.
Nell’estate del 1845 Henry lascia Concord e si trasferisce in una casetta che ha costruito lui stesso sulle sponde del Walden Pond. Ha 28 anni. Lì lavorerà ai suoi libri più importanti, Una settimana sui fiumi Merrimack e Concord, Disobbedienza civile e Walden. Per puro caso (così dice) è il 4 luglio, Independence day. Indipendenza, ma non per tutti. Lo stesso anno, infatti, il Texas (allora parte del Messico) viene annesso agli Stati Uniti: è il primo atto di un dissidio che culminerà in una guerra.
«Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita», afferma Thoreau nel passo più citato di Walden. E infatti vivere lì da solo è una scelta di essenzialità, l’ingresso in un mondo altro rispetto a quello “civile”. Per molti era quella la wilderness, la natura selvaggia. Andare nella wilderness «da poeta» era per Thoreau un antico desiderio, condiviso con lo stesso Emerson.
Ma la wilderness, ammesso che fosse da qualche parte là fuori, non era un posto per poeti, e Thoreau lo scopre a sue spese nel 1841, quando con due amici campeggia nel gelido inverno dell’Upstate New York. Ci stavano rimanendo secchi, anzi congelati, tutti e tre. Lì capisce che la wilderness che cerca non è nell’esperienza estrema di una realtà fuori di lui, ma nell’esperienza radicale della realtà tout court, a partire da lui.
Wilderness infatti significa molte cose: deserto, foresta, animali feroci, forze elementari; ma anche crisi, perdersi, ritrovarsi, e l’epos simbolico di tutto ciò. Per questo quando un amico gli suggerisce di farsi una capanna nel bosco e lì di «divorarsi vivo», qualunque cosa ciò voglia dire, lui lo fa. E allora nella primavera del 1845 compra le assi di un vecchio capanno da un operaio irlandese e comincia a costruirsi la casa.
A Walden Pond Thoreau fa tante cose. Legge, scrive, coltiva fagioli, zucche, rape e patate, medita antichi testi indù. Osserva animali, colleziona piante. A Concord va spesso. Fa piccoli lavori, partecipa a conferenze. Il sabato va a trovare i suoi, la domenica vanno loro da lui. Ogni tanto chiede in prestito attrezzi e assume aiutanti, anche per il bucato. Intanto si osserva, e si vede cambiare. Cambia anche agli occhi della gente, che ora lo scopre, lo ammira. I visitatori sono tanti: Henry, il solitario, è magnetico. Che cosa fa di speciale? Niente, appunto: vive con semplicità e lo fa vedere a tutti. Prima di essere un libro, Walden è una performance.
E allora dov’è la wilderness? Dappertutto. Nelle nature che gli vivono accanto, nella corporeità sua e del mondo, che lo spaventa; nel tempo della terra, stratificato di presenze. Ma è anche nella natura che l’umano è. Attorno al lago ne vede tanta. Vede i derelitti respinti dalla città, vede la miseria e l’ostinazione. E vede quanto l’umano e il non umano si somiglino e si appartengano. Wilderness è quest’intimità indocile, terribile, infinita.
Il bosco è lambito dalla ferrovia. Ma di ferrovia ce n’è anche un’altra: è la Underground Railroad, la rete di solidarietà clandestina attraverso cui gli schiavi fuggitivi dagli Stati del Sud si spostano in quelli abolizionisti, e di lì in Canada o in Messico. A Concord questa rete conta diversi snodi. Uno è proprio la dimora dei Thoreau. I fuggitivi talvolta passano anche da Henry. Sono incontri di poche ore: di più non si può, troppo rischioso.
Mentre vive sul lago Thoreau trova anche il tempo di farsi arrestare. Succede un pomeriggio di luglio del 1846. Sta andando dal calzolaio e un esattore lo ferma, invitandolo a pagare la tassa elettorale che non versava dal 1842. La cifra è irrisoria. L’esattore si offre persino di pagare per lui. Henry ringrazia e rifiuta: non è un evasore ma un obiettore di coscienza, e quella è la sua protesta contro la schiavitù e la guerra in Messico. Una donna, forse la zia, coprirà l’ammenda. Lui intanto trascorre una notte in galera e vede un’altra wilderness: quella delle istituzioni. L’opera che nasce da quest’esperienza, Disobbedienza civile, è un classico del pensiero politico.
Il 6 settembre 1847 Thoreau lascia la casa di Walden Pond. Venduta a Emerson, sarà data in uso a un giardiniere. Ormai però quel simbolo gli non serve più: adesso il simbolo è lui. Per questo può tornare a Concord.
È ampio e quieto, il cimitero di Sleepy Hollow. I suoi amici sono tutti lì, e c’è anche lui. Una piccola lapide lo chiama per nome: Henry. D’inverno lo copre la neve, in primavera gli fiorisce il trifoglio, d’estate lo avvolgono le cicale e in autunno tutti i colori del New England. Chi passa gli lascia una ghianda, una pigna, una pietra che sembra una punta di freccia. L’intimità col mondo non finisce mai.
Da leggere:
– H. D. Thoreau, Walden. Vita nel bosco (Feltrinelli)
– D. Thoreau, Camminare e altri passi scelti (Piano B)
– D. Thoreau, Disobbedienza civile (Piano B)
– D. Thoreau, Vivere secondo natura (Garzanti)
[Di Serenella Iovino, da la Repubblica del 18 agosto 2023]
Into the wild. Recensione film. Di Sandro Russo.pdf