di Sandro Russo
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Trovo spesso, su la Repubblica (anche perché è l’unico giornale che seguo e che ho tempo di leggere con continuità), degli scrittori che per motivi diversi – esperienze, idee espresse, modo di esprimersi – trovo affini e continuo a proporre ai lettori di Ponzaracconta. Metterei nel numero sicuramente Gabriele Romagnoli, Michele Serra, Paolo Rumiz, Marco Belpoliti… e vari altri; non sto a fare un elenco.
Mi risuonano echi, nei loro scritti, che pur partendo da esperienze simili alle mie, in qualche modo vanno oltre, aprono orizzonti… Come se per tramite loro potessi vivere altre vite “non qui, non ora”.
Anche Robinson – il settimanale culturale della Domenica di Repubblica – cerco di seguire e spesso ne sono ricompensato, come nel numero di sabato scorso 5 agosto, da cui traggo questo ritaglio-immagine da cui lo scritto seguente, dalla Posta dei Lettori (di Robinson) riecheggia tante nostre parole sulla nostalgia e guardacaso, parla proprio delle rondini (per le rondini, leggi qui).
Quelle rondini non ci sono più
di Fausto Politino
L’estate la si annusava nell’aria. Nel graduale allungarsi del giorno. Nel risorgere delle piccolissime gemme. Non c’erano i colonnelli dell’aeronautica o le annunciatrici a raccontarci il cambio di stagione. C’era la riapparizione delle rondini, il battito delle ali nerissime e il loro garrire a tutta gola. Ritrovavano i nidi sotto le tegole ondulate dell’edificio di fronte. Quelli della mia generazione se ne stavano con lo sguardo rivolto sempre in alto. Per non perdersi un solo istante di quelle azzardate traiettorie.
I racconti orali condivisi, gli episodi mitizzati, il parlare sincopato, il sorridere e il ridere accomunati da un segreto codice amicale, le lunghe serate che non volevano morire, dove cavolo sono?
Ma devo ancora spiegare il titolo che ho dato a questa breve nota.
Questa immagine – di incendi veri nell’entroterra palermitano -, usata come foto di copertina per la mia ultima epicrisi vedi e leggi qui), mi ha richiamato alla memoria una cosa che ci disse Enrico Valenzi – insieme a Paolo Restuccia i Dioscuri di quella Scuola di Scrittura (Omero) e di quella stagione della vita -, riferendosi alla conoscenza che avremmo fatto dei vari scrittori: “Immagino per voi come una città vista dall’alto, di cui si accendono pian piano le luci delle case, fino a che il panorama che avrete sotto gli occhi sarà tutto pulsante di luce”.
Forse la foto mi avrà attirato proprio in virtù di questa frase.
Ma il diavolo si insinua proprio in una piega del ricordo: E gli incendi, allora?
Ci devo pensare solo un momento: – Quelli… sono le cose che sono a rischio di dimenticare!
Immagine di copertina. Robinson Crusoe di Newell Convers Wyeth (Usa, 1882 –1945)
