Mare

La sofferenza del nostro mare e dei mari del mondo. L’incontro con Adriano Madonna

di Enzo Di Fazio

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Giovedì sera nell’ospitale sala polifunzionale Carlo Pisacane di Via Roma si è tenuto l’incontro con il prof. Adriano Madonna, biologo marino di EcLab Laboratorio di Endocrinologia Comparata dell’Università Federico II di Napoli e docente di Scienze Ambientali presso la Scuola Superiore di Tecnologia per il Mare di Gaeta, figura amica attraverso i tanti scritti pubblicati sul nostro sito, legato a Ponza fin da giovane quando esplorava, studiandolo, il nostro mare.
L’ultima volta che lo abbiamo avuto a Ponza  è stato a luglio del 2018 (leggi qui) quando ci raccontò del suo viaggio alle Galapagos, del silenzio assordante di quelle isole e delle specie animali presenti solo in quella parte della terra. Ci parlò di evoluzione e di DNA stimolando interesse e riflessioni anche sulla situazione del nostro mare.


(Foto di Luisa Guarino)

L’evento dell’altra sera è stato l’ultimo programmato dal Centro Studi per il mese di luglio. Tema della serata il Mediterraneo e gli altri mari e i cambiamenti climatici del nostro mare e dei mari del mondo, argomento di estrema attualità e di indubbio interesse per un’isola che del mare è parte e dal mare trae risorse.


Il mare di Ponza

Il prof. Madonna viaggia molto, recentemente è stato in Sud America, in Argentina, là dove ci sono il ghiacciaio mobile più grande del mondo e le cascate dell’Iguazù che con i loro 7 chilometri e più di lunghezza sono le cascate più estese della Terra.

                                                   

Ci ha intrattenuto, con la proiezione di una serie di bellissime immagini, sull’esperienza di questo viaggio, ma ci ha anche parlato della situazione del nostro Mediterraneo alla luce dell’attuale cambiamento climatico le cui prime conseguenze sono la carenza e la scarsa produzione di ossigeno a causa del riscaldamento delle acque, situazione da cui derivano, tra l’altro, la proliferazione delle meduse e la moria della Pinna nobilis, fenomeni questi che da un po’ di anni riscontriamo, purtroppo, anche a Ponza.


Pelagia noctiluca


Pinna nobilis

Come riscontriamo pure la scomparsa di alcune specie di pesci, con cui da ragazzi avevamo tanta confidenza in quanto li vedevamo sui bassi fondali al punto di riuscire, a volte, anche a toccarli.
Mi riferisco, a esempio, alle bavose e ai mazzoni che oggi non si trovano più.


Ghiozzo
(‘U mazzone in dialetto ponzese)

Un motivo c’è e ce l’ha spiegato Madonna, legato com’è al riscaldamento globale e alla conseguente de-ossigenazione del mare.
In condizioni normali in un litro di acqua di mare ci sono circa 10 ml di ossigeno. Nel primo pomeriggio del mese di agosto, con le attuali temperature, ad un metro di profondità si possono registrare più di 30 gradi con una quantità di ossigeno che può scendere a 0,5 ml per litro d’acqua, una condizione in cui praticamente non c’è più vita. Questo spiega anche perchè sui bassi fondali di Ponza non ci sono più attinie (le famose curnicule).

Di quanto detto nel corso della serata c’è un’altra cosa che, sempre legata al riscaldamento globale, mi ha colpito per i possibili rischi che ne possono derivare. E qui torniamo al  ghiacciaio Perito Moreno che si trova in Patagonia e rappresenta la terza riserva d’acqua dolce dopo le calotte polari.
275 km quadrati i di superficie per 32 Km di lunghezza all’interno del parco nazionale Los Glaciares, nel cuore dell’Argentina. Questa immensa massa di ghiaccio ha la caratteristica di essere in continuo movimento ed è un elemento fondamentale dell’ecosistema.


Carta Sud America
(Le freccette rosse indicano i luoghi visitati da Adriano Madonna)


Il ghiacciaio Perito Moreno

Purtroppo anche il Perito Moreno sta risentendo del riscaldamento globale. Da alcune indagini è emerso che, nel tempo, ha perso oltre 14 metri di spessore nella parte immersa.
La prima conseguenza dello scioglimento, trovandosi il ghiacciaio in un bacino chiuso, è quella di provocare un innalzamento del livello delle acque con ripercussioni sulla flora e sulla fauna, ma anche problemi per la biodiversità in quanto, venendosi a modificare la chimica di quel sito acqueo, quelle specie abituate a vivere in una netta nicchia ecologica cominceranno a soffrire per via delle diverse condizioni ambientali che troveranno.
Ma più grave è un’altra possibile conseguenza. Nei ghiacciai spesso sono conservati resti di animali morti uccisi da virus che, magari, hanno milioni di anni.
Quando si sciolgono vengono alla luce resti che si portano addosso un carico patologico di virus con i quali può darsi che non abbiamo mai avuto a che fare e che sono difficili da combattere (ne sappiano qualcosa ricordando il Covid-19)
Ciò è già accaduto – ha raccontato Madonna  – qualche anno fa in un paese del Nord Europa. A seguito dello scioglimento di ghiaccio è venuta alla luce un’alce morta di antrace che è una brutta malattia.
Sono stati contagiati tutti gli animai intorno ed è morto anche un bambino. Ma, per fortuna, ha proseguito Madonna, l’antrace è un batterio e non un virus. Qualche preoccupazione in più ci sarebbe stata se si fosse trattato di un virus
Questo a dimostrazione che anche quello che accade lontano miglia da noi può avere per noi conseguenze.

A fine serata molti sono stati gli interventi dei presenti preoccupati delle tante incognite emerse dalla relazione del professore Madonna.

(Foto di Carlo Marcone)

Non ci sono ricette precise alla soluzione dei problemi determinati dai cambiamenti climatici ha detto Madonna. Sicuramente è importante il comportamento virtuoso di ognuno di noi in direzione del rispetto dell’ambiente e dell’uso moderato di tutto ciò che può provocare inquinamento.
Determinante è inoltre la continua opera di sensibilizzazione verso il problema all’interno di ogni comunità ed in particolare nei confronti delle giovani generazioni.

Presente anche il sindaco Francesco Ambrosino che è intervenuto a fine serata ricordando che l’Amministrazione,, sensibile alla problematica e alla materia, nel novembre del 2022 ha stipulato un accordo di collaborazione con il Dipartimento delle scienze ecologiche e biologiche dell’Università degli Studi della Tuscia e recentemente ha formalizzato un accordo attuativo per la costituzione sull’isola di una Stazione Biologica per lo studio degli ecosistemi marini e costieri.

 

NdR: tutte le immagini, ad esclusione di quelle della sala polifunzionale, sono di Adriano Madonna

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