Zoologia

Cavallucci marini, una bellezza da proteggere

segnalato da Sandro Russo

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Un articolo ripreso da la Repubblica on line di qualche giorno fa (pubblicato sul Venerdì di Repubblica del 14 luglio scorso) sui cavallucci marini, importanti indicatori dello stato di salute dei nostri mari; argomento che trova sempre ospitalità sul nostro sito, a titolo di (inutile) indennizzo e scusa per tutte le creature del mare messe a rischio dai cambiamenti prodotti dell’uomo sull’ecosistema marino. In questo caso a carico di una delle più piccole e indifese creature dei mari, presente già nei miti fondanti della nostra civiltà.

Un cavalluccio camuso femmina (Acquario di Genova) – da la Repubblica

Il viaggio dei cavallucci marini in fuga dalla pesca illegale
di Martina Saporiti – da la Repubblica on-line del 14 luglio 2023

Nel mare di Taranto stavano per scomparire. Sono stati portati nell’acquario di Genova per potersi riprodurre in pace

Sembrano creature fantastiche, tanto singolare è il loro aspetto. Si stenta persino a credere che siano pesci (ma lo sono, famiglia Syngnathidae), vedendoli così dritti nell’acqua come cavalli imbizzarriti. E infatti li chiamiamo cavallucci marini, ippocampi nella mitologia greca che li raffigura, metà cavalli e metà pesci, mentre trainano il carro di Poseidone, Dio del mare.
Non sono grandi esploratori, hanno areali di distribuzione piuttosto piccoli (nell’ordine dei 50 metri quadrati), ma un mesetto fa alcuni di loro, cavallucci camusi (Hippocampus guttulatus), si sono imbarcati in un lungo viaggio dal Mar Piccolo di Taranto (una laguna costiera a nord della città) all’Acquario di Genova.
A portarli sono stati i ricercatori di Cnr, Università di Bari, Acquario di Genova e Comune di Taranto per un progetto di riproduzione in ambiente controllato e quindi reintroduzione nel loro habitat.

Cavalluccio marini, accoppiamento

Nel Mar Piccolo, infatti, i cavallucci stanno scomparendo. Delle oltre 50 specie di ippocampi conosciute (diffuse ovunque tranne che nelle acque glaciali), solo due vivono lungo le coste italiane: il cavalluccio camuso, appunto, di colore giallo, rossastro o marrone con escrescenze appuntite dell’esoscheletro (una corazza ossea che lo rende una preda poco ambita) e il cavalluccio dal muso corto (Hippocampus hippocampus), più piccolo e con una caratteristica cresta triangolare sulla nuca.

«Nel Mar Piccolo monitoriamo i cavallucci camusi dal 2010, anno in cui rilevammo una popolazione straordinariamente grande (una delle più grandi di tutto il Mediterraneo, ndr)» racconta il biologo marino Michele Gristina del Cnr (Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino). «Nel 2016 abbiamo però registrato un calo numerico di circa il 90 per cento». Calo che, seppur non così drammatico, negli ultimi 10 anni ha interessato le popolazioni di entrambe le specie “italiane”, diminuite del 20-30 per cento in tutto il Mediterraneo (dati Unione internazionale per la conservazione della natura).

La distruzione degli habitat costieri è il problema principale, ma non si escludono gli effetti delle alte temperature degli ultimi anni. «In verità, i cavallucci del Mar Piccolo sono abbastanza abituati agli sbalzi di temperature, così come all’inquinamento delle acque che nell’area è sempre stato importante» sottolinea il biologo «pensiamo piuttosto che a Taranto il problema sia stato la pesca illegale: sulla scia del commercio delle oloturie (o cetrioli di mare, animali dal corpo cilindrico con ano e bocca alle due estremità, ndr), trafficate clandestinamente verso l’Oriente dove vengono mangiate, è molto probabile si sia aperto anche un mercato nero di cavallucci marini, che nella medicina tradizionale cinese sono usati contro asma e impotenza».

Cavallucci marini essiccati, in esposizione

Per tentare di recuperare la popolazione di H. guttulatus tarantina, i ricercatori del progetto hanno trasferito all’Acquario di Genova nove coppie di camusi con l’obiettivo di allevare una generazione da riportare “a casa” per ripopolare il bacino costiero. «Le coppie si sono ambientate bene e oggi abbiamo due maschi con marsupi gonfi che potrebbero avere uova in incubazione e qualche coppia in corteggiamento/accoppiamento» dice Laura Castellano, biologa marina e curatrice del settore Mediterraneo dell’Acquario di Genova, che in passato ha già riprodotto la specie in vasche curatoriali.
«La parte più complessa è assicurare la sopravvivenza di quanti più piccoli possibile: in natura raggiungono lo stadio adulto pochi individui ogni 500 nati, ma in acquario ci aspettiamo risultati migliori».

La nascita dei cavallucci marini, tra l’altro, è un evento molto particolare. Sono infatti i maschi a “partorire” (uno dei rarissimi casi nel mondo animale): le femmine passano le uova ai partner che le incubano in marsupi sino alla schiusa, quando i piccoli vengono “sputati fuori” con contrazioni simili a quelle del parto. Nell’allevamento dei piccoli è cruciale azzeccare la dieta, che cambia in base allo stadio di sviluppo.
«Appena nati» prosegue Castellano «i cavallucci sono minuscoli e devono mangiare crostacei piccolissimi; man mano che crescono aumentano pure le dimensioni delle prede: crostacei, gasteropodi, isopodi, alghe, piccoli pesci. Il cibo va allevato in casa, perché i piccoli cavallucci mangiano prede vive».

Le coppie provenienti da Taranto al momento non sono visibili al pubblico, per cui la privacy è assicurata, ma per dare visibilità al progetto è previsto l’allestimento di una nuova area dedicata a cavallucci marini e pesci ago, loro parenti stretti. Se le prime nascite andranno a buon fine, questo autunno o la prossima primavera ci potrebbero già essere decine di cavallucci di 5-6 centimetri (gli adulti arrivano a 12) da trasferire, abbastanza grandi per affrontare il viaggio di ritorno nel Mar Piccolo.
«Abbiamo individuato tre aree di reintroduzione in cui sarà vietata qualsiasi attività eccetto il monitoraggio degli animali, con foto identificazione (senza bisogno di marcare gli esemplari, ndr).
Si proseguirà per altri due anni» spiega Gristina «e speriamo che, al riparo dagli stress antropici, possano trovare cibo e rifugi per sopravvivere in tranquillità: sono animali resistenti, siamo ottimisti».
E poi chissà, magari i cavallucci usciranno dalle aree protette e ripopoleranno tutto il bacino costiero. Così il Mar Piccolo riavrà i suoi “mostri marini”, sperando nel favore del capriccioso Poseidone che almeno stavolta non dovrebbe mettersi contro gli uomini ma dare una mano per salvare le sue creature.

Sul Venerdì di Repubblica del 14 luglio 2023

Sul Sito, leggi qui: Quei piccoli draghi del mare, del 28 settembre 2009

 

Ancora screenshot dal sito: Search results for ‘Cavallucci marini’ (da cercare sul sito):

In uno dei tre articoli citati è presente un .pdf monografico dalla rivista trimestrale inNatura del maggio 2022

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