Canzoni

Una canzone per la domenica (252). L’hotel più famoso del mondo

proposto da Sandro Russo

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Si chiama Chelsea Hotel, l’albergo al 222 West 23rd Street di Manhattan, tra la settima e l’ottava Avenue.
Il Chelsea Hotel è un posto mitico di New York, un albergo in falso gotico (attualmente ha cambiato proprietario ed è in ristrutturazione) che ha attirato artisti di ogni tipo, anche maledetti e tossici, facendo da sfondo a una parte importante della cultura americana del Novecento.
Ci hanno vissuto a lungo e in tanti, come fosse un rifugio e non solo un hotel, sulla 23esima strada. E poi hanno ricordato il loro passaggio in mille libri, film e canzoni.

Andy Warhol ci girò, nel 1966, il suo film più famoso, “The Chelsea Girls” – ‘l’Iliade’ del cinema underground, lo definì il Village Voice.
Al Chelsea Hotel Bob Dylan ha scritto Sad Eyed Lady Of The Lowlands e Sara, Leonard Cohen e Janis Joplin vi hanno consumato una breve storia d’amore, poi raccontata in Chelsea Hotel #2.
Nico ne ha cantato l’epopea in “Chelsea GirlS”, Jon Bon Jovi le solitudini in “Midnight in Chelsea”, i Jefferson Airplane le settimane in “Third week in the Chelsea”.
Al Chelsea Hotel, Arthur Clark ha scritto “2001: Odissea nello spazio”, Allen Ginsberg e  Gergory Corso hanno dato fuoco alle polveri beat.
Nella stanza numero 100, Sid Vicious ha accoltellato Nancy Spungen; nella 205 è collassato Dylan Thomas pochi giorni prima di morire; nella 822 Madonna ha scattato le fotografie di Sex.
Qui Jack Kerouac ha scritto in tre soli giorni, imbottito di dexedrina, su rotoli di carta igienica, la prima stesura di “Sulla strada”.
Al Chelsea hanno vissuto Patti Smith e Robert Mapplethorpe, Iggy Pop, Charles Bukowski, William Burroughs, Arthur Miller, Tennessee Williams, Stanley Kubrick, Jane Fonda, Dennis Hopper, Jimi Hendrix, i Grateful Dead, Edith Piaf, Dee Dee Ramone.
E la lista non finirebbe qui…
Non riesco ad immaginare un hotel più famoso, tranne forse l’Hotel California… ma quella è tutta un’altra storia, che non mancherò di presentare, prima o poi…

Emblematica delle storie legate al Chelsea Hotel, una delle più belle canzoni d’amore di Leonard Cohen.

Il testo narra di un fugace incontro d’amore fra l’autore e la Joplin che i versi trasmutano in poesia: del ricordo e della nostalgia, “anche se ora lui non ci pensa più tanto spesso”.
La canzone è uscita quattro anni dopo la morte di Janis e Cohen ha nutrito sempre, per comprensibili motivi, un certo riserbo a cantarla in pubblico e, nonostante sia sicuramente una delle sue più note, negli ultimi anni l’ha addirittura cancellata dalla scaletta dei suoi concerti in giro per il mondo.

Difficile raccontare il fascino sottile delle canzoni di Leonard Cohen – Montréal, 1934 – Los Angeles, 2016 – a chi non lo conosce. Forse qualche titolo può aiutare: Suzanne (1967), Sister of Mercy (1967), Seems so long ago, Nancy (1969),  Bird on a wire (1969), So long, Marianne (1970), Chelsea Hotel (1974), Hallelujah (1984), Alexandra leaving (2001)…
Sul sito ne abbiamo ascoltate tante…

New Skin for the Old Ceremony – che contiene Chelsea Hotel come seconda traccia – è il quarto album in studio di Leonard Cohen, uscito nel 1974.
Qui, da Youtube, Leonard Cohen in Chelsea Hotel:

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YouTube player

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I remember you well in the Chelsea Hotel
You were talking so brave and so sweet
Giving me head on the unmade bed
While the limousines wait in the street
Those were the reasons and that was New York
We were running for the money and the flesh
And that was called love for the workers in song
Probably still is for those of them left

Ah, but you got away, didn’t you babe?
You just turned your back on the crowd
You got away, I never once heard you say
I need you, I don’t need you
I need you, I don’t need you
And all of that jiving around

I remember you well in the Chelsea Hotel
You were famous, your heart was a legend
You told me again you preferred handsome men
But for me you would make an exception
And clenching your fist for the ones like us
Who are oppressed by the figures of beauty
You fixed yourself, you said, “well, never mind
We are ugly but we have the music”

And then you got away, didn’t you baby?
You just turned your back on the crowd
You got away, I never once heard you say
I need you, I don’t need you
I need you, I don’t need you
And all of that jiving around

I don’t mean to suggest that I loved you the best
I can’t keep track of each fallen robin
I remember you well in the Chelsea Hotel
That’s all, I don’t even think of you that often


I remember you well in the Chelsea Hotel

Io mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel,
tu parlavi con tanto coraggio e dolcezza,
porgendomi il capo sul letto disfatto,
mentre le limousine aspettavano giù nella strada.

Queste erano le ragioni e questa era New York,
noi correvamo per il denaro e la carne,
e quello che chiamavano amore per i lavoratori della musica
forse lo è ancora per quelli che sono rimasti.

E te ne sei andata via, non è vero bambina?
Hai voltato appena le spalle al pubblico,
te ne sei andata senza che io ti abbia mai sentito dire una sola volta:
– Ho bisogno di voi, non ho bisogno di voi,
ho bisogno di voi, non ho bisogno di voi –
e poi tutto quel vociare confuso d’intorno.

Io mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel,
eri famosa, il tuo cuore una leggenda,
mi dicesti anche che preferivi gli uomini attraenti,
ma che per me avresti fatto un’eccezione,
You were famous and your heart was a legend
You told me again you preferred handsome men.
But for me you would make an exception….
e stringendo il pugno per quelli come noi
che sono ossessionati dall’immagine della bellezza,
fissavi te stessa dicendomi:
Non preoccuparti, noi siamo brutti, ma abbiamo la musica

E poi te ne sei andata, non è vero bambina?
Io non asserisco d’averti amato nel migliore dei modi,
ma non posso certo serbare memoria di ogni pettirosso caduto.
I can’t keep track of each fallen robin

Io mi ricordo bene di te al Chelsea Hotel,
questo è tutto, ora non ti penso più così spesso.
That’s all, I don’t even think of you that often

Janis Joplin
Janis Lyn Joplin nacque il 19 gennaio 1943 a Port Arthur in Texas e morì a Los Angeles il 4 ottobre 1970, stroncata da una overdose di eroina in uno squallido motel di periferia.
Quella voce inconfondibile, roca dura ed aspra come carta vetrata, dalla incredibile estensione tonale, la presenza scenica e l’intensità interpretativa, lo sputare anima e cuore dal palco, il breve ardere della sua esistenza, questi ed altri ancora i motivi che ne hanno poi determinato la metamorfosi da leggenda vivente a mito imperituro. Janis Joplin viene unanimemente considerata da pubblico e critica la più grande voce bianca del blues d’ogni epoca.

 

 

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