Zoologia

I miei compagni gatti

di Sandro Russo

 .

Più del cane e del cavallo, da sempre alleati e sodali dell’uomo, è il gatto il soggetto più letterario di tutti. La sua sostanziale inconoscibilità e il mistero, quel suo particolare modo di concedersi e negarsi, stimola la curiosità e le ipotesi su di esso.

Ne ha scritto anche Serenella Iovino, “così giovane e già guru” (…avrebbe detto Totò): Gatti, solo per amatori.
E del tutto recentemente, attraverso una recensione di Marco Belpoliti di un suo saggio, in: A lezione di antropocene da Calvino.

I lettori del sito conosceranno già il gatto Pete – nel racconto di Robert Heinlein -, che negli inverni del Connecticut cercava ostinatamente la porta sull’estate.
E qualche verità del modo (antropomorfo) in cui vediamo i gatti – come proiezione di noi stessi – la racconta anche questo filmato d’animazione di Bruno Bozzetto (leggi e guarda qui).

Non è stato facile scegliere il titolo per questo pezzo: per aver imparato – da Theodor Sturgeon, uno dei miei scrittori di Fantasy preferiti – che non si dice: il mio bonsai, a maggior ragione non avrei potuto titolare “i miei gatti”. Dice Sturgeon: Solo il compagno di un bonsai – vi sono anche dei proprietari di bonsai, ma appartengono ad una categoria inferiore – comprende pienamente quel rapporto.
leggi qui.

Compagni gatti, quindi. Non tanto amici – nel senso che il cane è amico dell’uomo – men che meno ‘camerati’ (…arrassa sia Signore!): “compagni” è la parola giusta; in essa c’è l’idea di un pezzo di cammino e di vita insieme, ma ciascuno, l’umano e il felino, con la sua identità e prerogative. Certo, non nel senso ‘canino’, come in “La carica dei 101”, il film d’animazione di Walt Disney datato 1961. Vedi qui: Cari amici cani.

L’empatia con i gatti – una parola di cui si fa grand’uso a vuoto, ma che può essere basilare – chi ce l’ha e chi non ce l’ha; lo stesso con i cani, con altri animali, perfino con le piante. Quando c’è, per quanto riguarda i gatti, la si può coltivare o meno – chi ha una casa (o uno spazio fuori) che lo permetta, chi non ha conviventi con allergie ai gatti, chi non ha paura per i bambini – ma è una dote istintiva, difficile da spiegare.

Lei è (era) Speedy

Per il casale sono passate decine di gatti. Purtroppo hanno una durata di vita intorno ai quindici – diciotto anni, quindi in una vita media umana se ne avvicendano tanti. Per un periodo abbiamo tenuto anche un quaderno con i relativi alberi genealogici e le diverse provenienze. Ora semplicemente ci conviviamo.

Micini Russo doc con garanzia (foto d’epoca per gli amici, finalità adozione)

La galleria degli antenati
Come ogni stirpe che si rispetti, i gatti del casale hanno un Galleria degli Antenati. Nel quaderno (introvabile, ma pure sarà da qualche parte) c’erano più particolari, ma i nomi e i tratti salienti li ricordo bene. I nomi il più delle volte vengono attribuiti per qualche loro caratteristica, di aspetto o caratteriale. Tra loro non si chiamano e non si trattano granché – come invece fanno per esempio le mamme con i cuccioli – , anche se hanno simpatie e spiccate antipatie.
Nell’elenco – largamente incompleto – dei nomi degli antenati ci sono ovviamente più indicazioni di noi umani che di loro.
Indimenticabile è stata Gengis (non Gengis Khan, ma Gengis Cat, per i baffoni in po’ “alla mongola”), dalla forte personalità, fin dall’esordio. Era una cuccioletta quando salì in macchina al Policlinico, dopo una mia guardia in Rianimazione, e non volle più scendere. Al casale di Lanuvio regnò incontrastata, con magnanimità e carisma sulla tribù degli altri, che in fondo erano solo gatti. Sceglieva i suoi compagni fuori dal casale; poi ci portava a conoscere i piccoli che entravano così in famiglia. Morì aggredita da un gruppo di tre cani selvatici (riuniti in bande sono pericolosi e crudeli), lasciando un vuoto incolmabile.
Della sua varia figliolanza (o anche per inserimento dall’esterno), in quella stagione del casale, ricordo Cavour, gattone rosso con i basettoni, con fama di filosofo tra i miei amici; più leggero Trombettino, per il verso che faceva, reliquato di qualche patologia della laringe in tenera età, gatto gay, molto versato nella consolazione di madri e sorelle quando avevano problemi con i loro amanti.
Anche Luridotto si era scelto il nome per come mangiava: si tuffava nella ciotola e quando aveva finito “bisognava metterlo in lavatrice” (così dicevamo, ma non l’abbiamo fatto mai).
Molti ancora ricordano Porcelluzza, gatta volante, famosa per prendere i bocconi di cibo al volo; salvo sputarli quando le si faceva lo scherzo di buttarle un pezzo di mela: Ptui! (…ma le piacevano i fagiolini lessi!): comunque, una cosa che i gatti non hanno è il senso dell’umorismo!
Storiche (hanno vissuto a lungo), le due commarelle, sorelle multicolor che stavano sempre insieme.
Pancho doveva il suo nome al vezzo di mettersi  pancia all’aria con i suoi umani preferiti (ma non si concedeva a tutti). In generale i gatti del casale erano caratterizzati da un’assoluta fiducia: si poteva andar loro incontro correndo e gridando e loro (non tutti, però) rimanevano fermi, dal momento che la cosa non li riguardava [di nuovo Totò, dopo aver preso gli schiaffi da uno che lo chiamava Giovanni: E tu non reagisci? E che so’ Giovanni, io?]
Tòtolo (Caconcello) è stato un gatto nero trasferitosi dalla città al seguito della nostra amica Silvana, memorabile per la caratteristica incontinenza sfinterica.
Altre gatta famosa è stata Giorgia (nome attribuitole in tempi  non sospetti). Oriunda ponzese – l’unica con pedigree – è stata una gatta d’angora bianca, molto bella a pelo lungo, con gli occhi uno giallo e uno celeste (eterocromia). Era la gatta di zio Elio a Santa Maria fino a che lui non ha potuto più tenerla e si è trasferita al casale. Un po’ regale e un po’ tonta, da noi si era guadagnata il nomignolo di Salamì, cui col tempo rispondeva più che a Giorgia. L’unica gatta che abbia conosciuto priva di istinto sessuale: né era stata sterilizzata prima che zio Elio la prendesse a Ponza, né ha mai mostrato il minimo interesse, al riguardo. Bah! Stranezze della natura felina!

Giorgia (più nota come Salamì). 2009

Gli ospiti attuali
Da qualche anno se ne sono stabilizzati, a casa, almeno cinque.
La capostipite del nuovo gruppo – sono solo cinque (più una) –  dopo l’avvicendamento generazionale, è Micina, una quasi-certosina dal brutto carattere, ma si sa… ogne scarrafone è bell’ a’ mammarella soia! Lei ha avuto il tempo di essere mamma e nonna (è stata una madre molto premurosa, prima di essere sterilizzata. Tra l’altro al primo tentativo (dei tre totali) di portarla dal veterinario è stata capace di divellere dai cardini la porticina del trasportino di plastica dura.

Micina & sons

Figlia e nipote di Micina sono rispettivamente Mammina e Cinghialetta, quest’ultima caratterizzata da strie longitudinali sul dorso, come mostrano i piccoli dei cinghiali. Molto legate la mamma e la figlia, si annusano e si leccano, e si fanno piccole cortesie; Per niente ‘a nonna Micina, che da bisbetica qual è… a chi ‘i dda e a chi ‘i prummette.
Cinghialetta ha una sua peculiarità. Al contrario di tutti i gatti che vanno a fare lo sporco fuori casa – fuori la campagna è grande e la terra smossa molto invitante – lei trattiene, trattiene… e appena riesce ad entrare, viene a fare la pipì nella lettiera di emergenza che teniamo sempre dentro casa – ‘A vi’ccann’ ‘u pint’… ven’ ‘a fore e pescie dint’! – commenta la vocina ponzese interna che sempre porto con me.
Gli ultimi due mici sono arrivati da un anno e mezzo circa, da un’amica che non poteva più tenerli, per un’allergia della bambina: Ellis e Gasperino.

Gasperino e la scoperta dell’acqua calda

Gatti di città (di 5 e 4 anni circa) vissuti sempre in appartamento; hanno avuto un lungo e problematico adattamento alla nuova condizione di libertà e di vasto mondo esterno. È stato un processo lentissimo… Dal chiuso al cielo azzurro, “alla notte stellata sopra di loro”. Ora vivono bene, ma prima qualunque novità di faceva sobbalzare: una farfalla, il volo di un piccione. Ellis è rimasta più casalinga, appena può rientra in casa, mentre Gasperino ha addirittura atteggiamenti da “bulletto” con altri gatti: le dà e le prende, da timoroso di tutto che era.

Ellis e la Signora bella (ereditata da mia madre)

Un’ultima gatta, Zoe, viveva nella casa affianco, distinta ma attigua al casale, con una famigliola: madre, padre, bambina di 6-7 anni.  Poi si sono  trasferiti, per motivi che non so, e la gattina è rimasta qui. Veniva a mangiare, mattina e sera e girava per il casale…  e sempre, sempre, quando la si incontrava, cominciava a miagolare e prendeva la stradina che portava casa sua, girandosi ogni tanto per vedere se la seguivi. Cosa che mai succedeva. Un comportamento che mi sarei aspettato più da un cane. Dopo mesi sono venuti a riprenderla!
Spero che stia bene, Zoe, nella sua nuova casa.

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Due foto di Micio, inviate da Vanna De Logu (cfr. in Commenti)

Micio

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La foto della micia inviata da Rossana Nicolo (cfr. Commento relativo)

Pasticca

5 Comments

5 Comments

  1. Silvana Caiazzo

    4 Giugno 2023 at 16:16

    Russo, Ru, Rust, Santre, Sandro, Alessandro… chi mai ti ha chiamato così!?
    Nella galleria storica dei gatti, hai tralasciato diversi peluches, storie comprese.
    Ma so che li hai amati!


    Santre risponds
    Cara, cara Silvana,
    amica dei tempi belli e di quelli difficili… Che soppresa leggerti!
    Potresti provartici tu, che sei “informata dei fatti”, a raccontare le storie dei nostri amici pelosi!
    Appundato… schriva!
    Ti accanosco di penna felice e leggera, sebbene raramende ti conceda!

  2. Vanna De Logu

    4 Giugno 2023 at 20:30

    Bellissimi i tuoi gatti e le loro storie…
    Ti mando la foto del mio che si chiama solo Micio.
    Ne abbiamo già parlato… Mi ha aiutato molto in questi ultimi difficili mesi. Ha un piccolo grande potere taumaturgico…

    Foto annessa all’articolo di base

  3. Pasquale Scarpati

    4 Giugno 2023 at 20:47

    Caro cumpa’ Sandro,
    qua non c’è mai riposo. Dicono che gli anziani non si devono mai fermare!
    Ricordo tuo nonno cumpa’ Ciccillo Zecca che scendeva dalla via Nuova con passo di… carica e sempre gioviale. Forse proprio per questo mi era tanto simpatico! Era diverso dagli altri vecchi (anziani) che mi sembravano o “cadenti” o troppo seri! [Pasquale e io ci chiamiamo “compare” perché pare che mio nonno di Ponza sia stato padrino di cresima di suo padre – nota di Sandro Russo]
    I gatti, lo sai, sono anche la mia passione che ho trasmesso a mia figlia. Li ho in campagna. Bianchina, due nerine ed Agata.
    A loro l’anno scorso si è aggiunto un gatto maschio a tutto tondo che non so da dove sia venuto (aveva anche il collare). Era arcigno e terribile. Poverino! Doveva aver molto sofferto il rapporto con gli umani perché aveva una faccia “feroce” e mandava tutti via. Se tentavo di mandarlo via (per proteggere gli altri gatti), lui mi sfidava: si allontanava un pochino, faceva pochi passi e si metteva sulla difensiva. Guerreggiava con tutti e tutti scappavano non appena si presentava.
    Ora è divenuto mansueto, si avvicina e miagola. Mi fa tenerezza. Con gli altri ha fatto la pace.
    Quante cose insegnano! Come andare a caccia, cosa vogliono e come capiscono se ho il tempo per accarezzarli o non posso dedicare a loro molto tempo. Di rimando fanno le fusa e ogni tanto mi fanno trovare un… regalino: qualche lucertola ed anche qualche serpe o qualche topo! La più lagnosa di tutte è Agata che ama essere accarezzata più che mangiare. Mangia per farmi contento, ma non smetterebbe mai di essere accarezzata. Anzi pretende le carezza.
    Scusa le chiacchiere e buona serata
    Pasqualino “il compare”

  4. Adriano Madonna

    5 Giugno 2023 at 07:19

    Complimenti, sono bellissimi. Anche io ho amici gatti. Il mio preferito, Talete, è vissuto con me 12 anni e poi è morto di tumore lasciando in me un vuoto incolmabile.

  5. Rossana Nicolo

    5 Giugno 2023 at 07:26

    Ciao Sandro,
    questa non è la mia micetta ma quella di una mia amica… Si tratta di Eleonora, detta Leo con cui condivido frequentazioni ponzesi. Ero a pranzo da lei, che ne ha ben otto di gatti… e Pasticca, che è una vera pantera, controllava da vicino la situazione.
    P.S. – Non credo sia timida, puoi mostrarla

    N.B. Immagine nell’articolo di base a cura della redazione

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