Pesca

Sguardo intenso

di Francesco De Luca

 

Anni ‘80, per la pesca nel Mediterraneo anni di abbondanza.

Dopo, è iniziata la caduta. Come era prevedibile, il Mediterraneo, costretto a foraggiare ogni tipo di pesca intensiva, ha iniziato a mostrare i suoi limiti. Pesca… sempre in diminuzione, bisogno di regole ferree per agevolare i ritmi biologici dei pesci.

Ma questo avvenne dopo. Negli anni ’80 la marineria da pesca ponzese, ed in genere italiana, correva su floridi binari economici. Pesca al pesce azzurro, pesca a pesce spada, pesca a corallo. Pesca a corallo? Nooo… e dove? Le coste sarde già erano state precluse ai non residenti, c’erano le coste tunisine, algerine, marocchine.

Occorrevano relazioni umane che esulavano da quelle marinare. I Ponzesi brillano più nelle seconde (quelle marinare) che nelle prime (scambi diplomatici).
Ma le antenne erano tese. Come sempre. L’opportunismo è dote preziosa per chi non lavora nella sicurezza del posto fisso.

Si vociferava di una secca, scoperta e tenuta in serbo, pensate… da una  ‘mburchiella. Anni indietro… anni di inizio ‘900. In un mare infido, però. Raffaele Sandolo (padre), stimato uomo di mare, avvertì: “E’ nu mare addò hè stà accorto… A me è succiesso che ha messo a soqquadro un carico di ferro. Pensa tu…”.  Con chi parlava? Con Biagio ‘i crapone. E Biagio assorbì le notizie per metterle a frutto al momento giusto.

Ottobre, prima di tirare a secco. Fra i pescatori accorti si stava pensando di chiudere in bellezza, con una pescata a corallo, davanti alle coste tunisine. Sono vago? E per forza. Riusciteci voi a farvi dire la collocazione esatta di una pescata memorabile. Neanche con le tenaglie tirate fuori coordinate nautiche.

C’erano quattro barche ponzesi pronte nei porti della Sardegna, e altrettante barche torresi pronte nei porti in Sicilia.
“C’è un avviso di perturbazione. Meglio partire dopo il suo passaggio”. Biagino, in disaccordo, se ne uscì: “Io parto stasera…”. La sua rotta era diversa da quella consueta. Avrebbe seguito quella rivelata dal capitano Sandolo.
Confessa: “A ottobre, dopo la prima perturbazione ne subentra un’altra… e poi un’altra…”.
Partì, e in 20 giorni pescò 8 quintali di corallo. Ritornò in Italia e… quelle altre barche ancora stavano ancorate ai porti.

Ma… nun song stato bravo io. Io chillu mestiere nn’u canuscevo. E chillu mare pe me era senza signale. Chille… m’aveva date ‘u capitano Sandolo. E poi fui aiutato nella pesca da Ferdinando ‘i Sciammereca”.
“Cosa vuoi  dire?”
Voglio veni’a dice ca quanno uno nun sape, s’adda appuggia’ a chi sape. In tutti i campi è accussì”.

Mi guarda fitto negli occhi. Allude a qualcosa e aspetta che sia io a palesarla. Ha parlato per tutto il tempo e si aspetta una compartecipazione.
Ricambio lo sguardo intenso. E ci siamo intesi.

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