Dibattito

Cala dell’Acqua e le ansie di Pasquale

riceviamo in redazione da Pasquale Scarpati e pubblichiamo

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Si parla tanto in questi giorni del dissalatore a Cala dell’Acqua. È vero che è un problema locale; interessa infatti una piccola comunità e pertanto, essendo più “vicino, circoscritto”, sarebbe dovuto essere più “sentito”, più “coinvolgente” ma a priori, non a posteriori.
Cala dell’Acqua è l’emblema di come vanno le cose anche se ci appartengono più da vicino; come dire: quelle cose che possiamo toccare con mano. Per questo ho un po’ di timore per il rafforzamento del potere di chi già lo detiene. Penso, infatti: se già a livello locale, una volta presa una decisione, si va a cozzare contro un muro di gomma, figuriamoci per le decisioni prese a livello nazionale!
E come Cala dell’Acqua così vi sono tante realtà locali importanti, ripeto importanti, che andrebbero discusse, coram populo, prima di prendere decisioni.
Se infatti qualcuno si astiene dal partecipare è come se desse mandato ad altri di fare ciò che gli altri vogliono: in un verso o in un altro ne è coinvolto e ne diviene responsabile.
Purtroppo non è quasi mai così. Per colpa di chi? Alcuni dicono che a molti piace il cocco nettato e buono” (avere tutto pronto e servito) salvo poi muovere critiche ma a posteriori; altri asseriscono che le nostre mani sono legate da lacci che si allungano come grosse molle: esse si allentano e si stringono ma non si spezzano mai; altri ancora affermano che siamo talmente intenti a zappare a testa bassa nel nostro orticello che non ci accorgiamo di ciò che succede intorno salvo poi strillare quando ci arriva addosso una frana o un’alluvione. È pur vero che non si può stare sempre di guardia, ’i les’, però bisognerebbe capire (e/o piuttosto farselo dire) se in arrivo c’è un grosso temporale oppure una nuvola nera che si affaccia dalla montagna verso il mare ma è passeggera.
A mo’ di esempio un conto è prendere una decisione per il rifacimento di un marciapiede, un altro conto è deturpare, sopprimere una realtà paesaggistica , naturalistica e quant’altro. Non si possono mettere sullo stesso piano!
Emilio (Iodice) fa il paragone con il glorioso teatro dell’opera di New York demolito per far spazio ad altro (leggi qui): a quanto pare, brutto a vedersi e dal sapore insipido.
Il paragone è giusto e coerente.
Oso aggiungere: laddove si parla, oltretutto, del Teatro dell’Opera di Qualcuno che, nella Sua Benevolenza, ce l’ha offerta “gratis et amore Dei” (è proprio il caso) affinché la si custodisca nel migliore dei modi, non ci sono (consentitemi l’espressione) né santi né madonne”.
Inoltre ho letto sul sito ed ho sentito dire, poi, che i due acquedotti (quello del Porto e quello delle Forna) non sono collegati. Anzi al tal proposito mi viene in mente un’altra alternativa alle opere ironicamente ipotizzate “costruende”: potrei dire che una volta che il dissalatore è entrato in funzione potrebbe essere riattivata nientemeno che la vecchia condotta romana! (sic!). Ovviamente è ironico per indicare l’astrusità delle cose.
Però in qualche modo bisognerà collegare i due acquedotti! Mi chiedo e chiedo: è stato previsto? E come? Per via sottomarina o scavando lungo le pendici del Campo, di Trebbiente, di Frontone? Vedremo una “bella ferita” che serpeggia in mezzo alle ginestre!? In tal caso vuoi vedere che qualcuno ha già pensato anche di creare su di esso una bella pista ciclabile ma di cemento!? O forse no! Forse si vedrà un lungo tubo di plastica che corre tra le “catene” come correva quello di canapa in mezzo a Corso Carlo Pisacane quando la nave cisterna portava l’acqua. Quello zampillava di qua e di là nei manicotti o altrove e noi bimbi, beatamente, bagnavamo il viso e succhiavamo il liquido fresco, a volte poggiando sul tubo anche le labbra per sentire la freschezza insieme alla ruvidezza! In barba ad ogni norma igienica! Forse sarà così!? Poggeranno i bimbi le loro manine su quei tubi per sentire in esso lo scorrere dell’acqua!? O qualcuno a uocchie a uocchie (di nascosto) la capterà per irrigare la sua catena, dint’ i Petruni o da qualche altra parte?
In conclusione: se già oggi è difficilissimo arginare o ribaltare decisioni, cosa succederà, mi chiedo, allorché esse verranno prese da alcuni o da uno solo, senza alcun valido “contrappeso” ma in nome dell’efficienza e della velocità di azione!
Però, se da una parte mi consolo perché, a causa della mia età, tutte queste “strane ed insane utopie” non mi riguarderanno troppo da vicino, dall’altra però non posso non pensare ai nipoti che amiamo definire “luce dei nostri occhi!?”
Avranno la luce o navigheranno… al buio?

Scritto, riletto e sottoscritto per placare le ansie di… Pasquale

 

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