Dissalatore

Dissalatore, non disturbare il conducente?

La Redazione

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Non è facile interloquire con Vigorelli, specie quando vuole dimostrare qualcosa di cui evidentemente è convinto (leggi qui). Così è per le sue scelte di campo, per Acqualatina e per il dissalatore.
Ci riversa addosso le migliaia di pagine scritte sull’argomento e ci sfida a leggerle: prima di allora non si può avere la presunzione di parlare, né tantomeno di esprimere disaccordo.
Mentre noi siamo restati dell’idea che un bravo medico è quello che sa spiegare al malato le verità scomode, anche le cose difficili da capire.
Chi ha studiato a fondo il progetto del dissalatore di Ponza è arrivato alla conclusione che è pessimo, per diverse e motivate considerazioni. Il Nostro è invece convinto che sia buono e che non ci siano alternative. Il fatto è che lui si fida e si affida ad Acqualatina per principio e recepisce in toto quel progetto; noi abbiamo la memoria lunga e abbiamo visto quel è successo a Ventotene, e lo usiamo come insegnamento per dubitare di quel che ci viene propinato. Lì hanno combattuto a lungo con il problema dell’acqua rossastra e con quello delle tubature al di là del dissalatore. Da quando il dissalatore è entrato in funzione – dalla fine del 2019 -, e dopo non poche denunce, solo ultimamente la situazione è migliorata ma non ancora è regolare. Al controllo stanno lavorando 2 biologi e 2 tecnici specializzati. Di recente l’acqua era troppo distillata, praticamente senza sali; ora sono stati aggiunti e speriamo che il rodaggio sia finito. Ma della situazione a mare (allo scarico della salamoia) non abbiamo notizie aggiornate.

Infatti, per quel che abbiamo capito e come andiamo ripetendo, gli aspetti delicati di questi tipi di impianti sono due: 1) il controllo sulla qualità della produzione dell’acqua; 2) le scorie.
Tutti i dissalatori ad osmosi inversa hanno gli stessi pregi e gli stessi problemi. Il problema sta in chi lo usa. Ci spieghiamo meglio. A “guidarlo” non ci può stare un semplice operaio, anche se specializzato, ma un professionista della materia che, giornalmente, deve controllare la qualità e la quantità dell’acqua prodotta nonché delle scorie accantonate. Detti controlli almeno una volta a settimana vanno ripetuti nella parte più distante dell’impianto. In concreto le vere spese vive sono proprio queste del controllo continuo. Le variazioni della qualità dell’acqua prodotta sono dovute a più fattori: salinità dell’acqua prelevata che varia in poche ore; temperatura ambiente e del prelievo; voltaggio della corrente elettrica; tempo di permanenza in stoccaggio nei serbatoi; esaurimento dei filtri. 

La seconda parte potrebbe essere risolta “scaricando” le scorie e le salamoie ad almeno una decina di miglia a sud di Ponza, dove il mare ha una profondità non inferiore ai 2000 metri, che consentirebbe un apporto di sale irrilevante rispetto al contesto marino interessato. Ma questa soluzione “ideale” sarebbe abbastanza costosa, come affermarono in una riunione in Provincia. A voler essere realisti e senza arrivare a una decina di miglia, già ad un miglio fuori dalla baia, sarebbe accettabile. Certo non risulta idoneo il sito dello scarico previsto nel progetto Acqualatina (pagg. 9 e 10 del primo dei numerosi allegati inviati da Vigorelli: skid – relazione generale) che lo situa non fuori dalla baia, come si vuol fare intendere, ma in un punto intermedio tra il relitto dove di fanno le immersioni e la perpendicolare a mare del Fortino. Vigorelli si fida di Acqualatina; noi dell’esperienza dei pescatori fornesi che dicono che lì non ci sono correnti e il ricambio dell’acqua è minimo; almeno fino a quando non arrivano le mareggiate invernali di ponente per “ripulire” la zona.

E si arriva all’altro punto critico della malvalutazione vigorelliana della problematica “dissalatore”, approfonditi in altri nostri articoli (leggi qui e qui) –: cioè che i fornesi proprio non lo vogliono lì, che il comparto 13 non dev’essere un’area di servizi ma il volano dell’economia della zona.

Inoltre, considerato che quando i dissalatori andranno a regime le navi cisterne andranno in disarmo, occorre necessariamente prevedere un duplicato dell’impianto per evitare lunghi blocchi di erogazione di acqua potabile. La superficialità con la quale hanno gestito Ventotene, lascia presagire ad un futuro abbastanza preoccupante.
Considerato che nessuno più potrà fermare l’impianto, occorrerà battersi per ottenere il massimo possibile sulla qualità dell’acqua e sull’impatto ambientale.

Infine, l’articolo ‘divulgativo’ da Focus citato da noi non è né dozzinale né superficiale. Edito in occasione della Giornata mondiale dell’acqua 2019 prende in considerazione non solo le tecnologie di dissalazione termica/evaporativa ma anche la distillazione a membrana (1). E se l’articolo sintetizza che “È necessario investire su tecnologie per il recupero delle scorie dei processi di desalinizzazione di acque salmastre e di mare, per evitare che la diffusione dei dissalatori, anziché risolvere un problema, crei una nuova catastrofe ambientale” i motivi saranno più che rilevanti.

 

Note

(1) – Guardacaso l’argomento osmolarità era proprio uno degli argomenti che il nostro redattore Sandro Russo svolgeva a lezione quando era medico-docente presso l’università di Roma:

Pressione osmotica è la pressione che si deve applicare alla soluzione da un lato della membrana (semipermeabile) per impedire all’acqua di trasferirsi dalla soluzione meno concentrata a quella più concentrata
Esercitando una contropressione, superiore a quella osmotica, il processo si può invertire.
E’ questo il principio su cui si basa l’osmosi inversa: il passaggio dell’acqua attraverso una membrana semipermeabile in verso opposto al naturale, con la generazione di due soluzioni: una ad elevata concentrazione salina e l’altra molto diluita.
Le pressioni di esercizio richieste per realizzare l’osmosi inversa possono essere notevoli: se si tratta l’acqua di mare la pressione che occorre esercitare è di diverse decine di atmosfere, mentre per le acque di rete o debolmente salmastre i valori della pressione osmotica si aggirano intorno ai 10 bar.

Da https://www.culligan.it/come-funziona-osmosi-inversa/

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Appendice del 12 maggio ore 21,30 (Cfr. Commento della Redazione)

Richiamiamo l’attenzione sulle due cartine di pag. 9 e 10 della relazione generale, a cui abbiamo fatto riferimento nell’articolo di base, per sottolineare che non solo il punto dove il dissalatore (per adesso lo Skid temporaneo, ma nelle previsioni di Acqualatina anche gli scarichi del dissalatore definitivo, molto più grande di quello in costruzione) scaricherà a mare la salamoia e i residui chimici, è in una zona con scarse correnti e vicino alla costa, ma che le due cartine sono incongruenti tra di loro.

Fig. 1 pag. 9 (cliccare per ingrandire)

Chiunque conosca minimamente l’arcipelago può constatare che l’area cerchiata – definita area d’interesse – della fig. 1 alla citata pag. 9 (allegata all’articolo di base), oltrepassa l’isola di Ponza (è spostata in mare tra Ponza e Gavi).
Una svista? Abbiamo seri dubbi in merito. Il perché lo spiega la relazione stessa, quando recita: “poiché diverse zone dei fondali circostanti l’isola di Ponza si trovano in zona Sic (Sito di Interesse Comunitario) (…) si è optato per aree non interessate a tale vincolo”.
Facendo in questo modo presumere che il progetto abbia posto attenzione alla tutela dell’ambiente marino.

Fig. 2 pag. 10 (cliccare per ingrandire)

Guardando invece la fig. 2 di pag.10 (sempre della relazione generale), si evince chiaramente che realmente i punti di carico e scarico sono all’incirca sotto Forte Papa. Quindi all’interno dell’area Sic che circonda Ponza.
Nella rappresentazione fatta dai tecnici di Acqualatina, in quel punto non viene evidenziata Poseidonia, ma magari i nostri pescatori e i subacquei, potrebbero saperne di più.

Caro Vigorelli, ci consiglia di “leggere le carte”, ma quando le leggiamo ecco che si scoprono “gli altarini”. Dobbiamo continuare a fidarci di un progetto che anche agli occhi dei profani mostra incongruenze così evidenti? Ci dica lei.

1 Comment

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  1. Integrazione-commento a cura della Redazione

    12 Maggio 2023 at 21:34

    Richiamiamo l’attenzione sulle due cartine di pag. 9 e 10 della relazione generale, a cui abbiamo fatto riferimento nell’articolo di base, per sottolineare che non solo il punto dove il dissalatore (per adesso lo Skid temporaneo, ma nelle previsioni di Acqualatina anche gli scarichi del dissalatore definitivo, molto più grande di quello in costruzione) scaricherà a mare la salamoia e i residui chimici, è in una zona con scarse correnti e vicino alla costa, ma che le due cartine sono incongruenti tra di loro.

    Le immagini e gli spiegazioni nell’articolo di base

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