Cala dell'Acqua

Cala dell’Acqua. Nuovo intervento di Guido Del Gizzo

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Gentile Direttore,
credo che il commento dell’amico Ciro Vitiello di ieri, a proposito del dissalatore, mi chiami in causa, penso riferendosi a me quando, con sottile ironia campana, parla dell’ennesimo “Pinocchio” mentitore sui destini del porto a Cala dell’Acqua (leggi qui).

Sono costretto a chiederle nuovamente ospitalità per chiarire alcuni punti.
Per cominciare, Pinocchio è un personaggio toscano, mentre io sono irrimediabilmente salernitano: ci tengo.

Da circa tre anni il porto a Cala dell’Acqua è il nostro progetto strategico e, fino al 23 gennaio scorso, lo era anche delle amministrazioni comunali con cui abbiamo interloquito in assoluta trasparenza: i molti fornesi con i quali ancora intrattengo rapporti cordiali, anche se purtroppo sporadici, possono confermarlo e Ciro è uno di questi.
Non parlerò in questa sede né di porto, né di dissalatore, perché intendo provare a farlo in primo luogo, se sarà possibile, con l’amministrazione comunale, che spero di poter incontrare in un prossimo futuro.
Invece, alla luce dei molti commenti rassegnati che ho letto negli ultimi giorni su Cala dell’Acqua, vorrei aggiungere qualche spunto di riflessione alle già sagge considerazioni di Francesco De Luca sul turismo, dello scorso 7 maggio (leggi qui)

La questione, a mio avviso fondamentale, è che sarebbe ora che tutti capissimo che il turismo non è un modello di sviluppo.
Il turismo è sostanzialmente una forma di redistribuzione di ricchezza prodotta altrove, attraverso l’erogazione di servizi che di solito ne producono assai poca e soprattutto sono basati sul consumo delle risorse ambientali o culturali che lo giustificano.

La logica evolutiva del turismo, così come l’abbiamo vista svilupparsi negli ultimi cinquant’anni, è basata sulla promozione dell’affluenza e sull’ottimizzazione dei costi, che vuol dire riduzione della qualità dei servizi offerti: dal panino fatto con pane fresco e salame locale, al panino surgelato prodotto altrove e più semplice da gestire, complice anche la burocrazia.

Il risultato finale è il consumo della risorsa ambientale, in primo luogo, il conseguente declino dell’attrattività turistica e lo spostamento del consumo verso altre destinazioni, lasciando le precedenti impietosamente devastate.
Scusate la franchezza, ma Cala dell’Acqua è semplicemente, per ora, il pezzo di territorio che i Ponzesi – non i marziani – hanno deciso di consumare.

Vorrei ricordare, a tutti i costernati, che il comprensorio 13 è stato trasformato, negli ultimi decenni, sostanzialmente in una discarica e che le attività estive che vi si svolgono a terra – poco so del campo boe che non ho mai visto – possono essere definite in molti modi, ma non come attività commerciali o turistiche, almeno adottando criteri elementari di civiltà: occorre necessariamente trovare altri modi, per chi ci lavora, perché possa guadagnarsi da vivere diversamente.
Penso che i modelli di impresa, nel prossimo futuro, dovranno necessariamente farsi carico delle sciocchezze che abbiamo fatto , o lasciato accadere , negli ultimi decenni.

Cala dell’Acqua, per questo, rappresenta una grande opportunità per l’isola: per dimostrare cosa si possa ottenere, in termini di vero sviluppo, dal recupero di un’area degradata; per lasciarlo ai nostri figli e restituire ai Fornesi, come fa notare Ciro, un po’ di quello che hanno perso dal 1935 ad oggi.
Per questo abbiamo lavorato, in tempi non sospetti, per la progettazione del Laboratorio di Innovazione e abbiamo elaborato, contro ogni buonsenso, cinque progetti che non riguardano specificamente il porto né il comparto 13, ma tutta l’isola: tranne uno, tutti immediatamente cantierabili, già finanziabili o sui quali siamo disposti ad intervenire, di rilevante interesse politico-economico e di forte impatto mediatico.
Riguardano la cultura e l’agro-alimentare, la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, i mestieri del mare, l’innovazione energetica, le moderne tecniche di divulgazione museale e altro ancora: e tuttavia, dipendono tutti dalla scelta della strada da imboccare, dalla di volontà di sviluppo oppure no, porto incluso.

Abbiamo titolo per proporli?
Ad oggi, ovviamente nessuno.
E’ possibile realizzarli?
Certamente sì.
E’ probabile che ciò avvenga?
Dipende da tutti…

Cordialmente
Guido Del Gizzo

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