di Luisa Guarino
Non amo le commemorazioni, tanto meno quelle funebri, anche perché gli artisti sono immortali: ma voglio che in questo sito, composto da tante persone che amano allo stesso modo musica e cinema, resti traccia di un grandissimo compositore, che è stato talvolta anche attore, e che ha scritto la colonna sonora di film indimenticabili: Ryuichi Sakamoto, giapponese, morto a fine marzo a 71 anni dopo una lunga malattia.
Personalmente, la folgorazione per questo musicista, che era anche bello oltre che di una bravura sorprendente, è avvenuta con il film “Furyo” diretto nel 1983 da Nagisa Oshima, tratto dal romanzo “Il seme e il seminatore” (“The Seed and the Sower“, 1963). Il titolo italiano può essere tradotto dal giapponese come “Prigioniero di guerra“; in inglese invece la pellicola era intitolata “Merry Christmas Mr. Lawrence“. Un insolito cast affiancava per l’occasione a Tom Conti (colonnello Lawrence) la star musicale David Bowie (maggiore Jack Celliers), in una delle sue prove cinematografiche più celebri, e appunto il compositore Ryuichi Sakamoto (capitano Yonoi), autore della colonna sonora del film, alla sua prima esperienza recitativa; nonché Takeshi Kitano, all’epoca celebre in patria come intrattenitore e comico televisivo, protagonista nel 1997 della nota pellicola “Hana Bi”. Il film fu presentato in concorso al 36° Festival di Cannes.
Sakamoto è considerato uno dei più grandi musicisti contemporanei, in grado di segnare con la sua musica non solo il pop, il rock, la classica e l’avanguardia, ma anche, profondamente, appunto il cinema, come autore di colonne sonore. Nato a Tokio, ha fondato una delle prime formazioni elettroniche del pop, la Yellow Magic Orchestra, e ha iniziato il suo viaggio nel cinema negli anni ’80: una partenza esplosiva appunto con la colonna sonora di “Furyo”, un autentico gioiello.
Quella musica colpì profondamente il regista Bernardo Bertolucci, che lo coinvolse nella colonna sonora de “L’ultimo imperatore“, che vinse l’Oscar nel 1983: un esempio di creatività orientale e gusto europeo, capacità innovativa e ricerca melodica. Per il cinema Sakamoto ha collaborato con Brian De Palma (“Omicidio in diretta“, “Femme fatale”), con Oliver Stone (la miniserie “Wild Palms”), e nei suoi lavori più famosi e celebrati: “Il tè nel deserto” e “Il piccolo Buddha” di Bernardo Bertolucci; “Tacchi a spillo” di Pedro Almodòvar, “The revenant” (Redivivo) di Alejandro Iñárritu , o il meno noto “Il racconto dell’ancella” di Wolker Schlondorff. Come attore, oltre che in “Furyo”, ha recitato ne “L’ultimo imperatore” e in “New Rose Hotel” di Abel Ferrara.
Per lui la colonna sonora di un film “non era solo un commento o un personaggio, ma il punto di vista musicale dell’azione e dei sentimenti” (Ernesto Assante, rubrica “Tecnocinema”, Ciak 05 maggio 2023).
Ma c’è un episodio che mi lega particolarmente a “Furyo” e alla musica quasi ipnotica di Ryuichi Sakamoto. Era un pomeriggio d’estate e passeggiavo per Latina senza una meta precisa: quasi davanti al cinema Corso incontro un caro amico, anche lui a zonzo senza programmi, che aveva da sempre una simpatia per me. Uno sguardo al cartellone, un altro d’intesa tra noi: si va al cinema! Ed è stato un pomeriggio straordinario, rimasto credo incollato per sempre nei pensieri e nei ricordi di entrambi. Perché l’esperienza condivisa di immagini e musiche straordinarie hanno il potere di unire indissolubilmente cuori e menti.
Fuori dal cinema la città e il mondo erano sempre gli stessi, ma noi ci sentivamo stralunati e lontanissimi. Cristallizzati per sempre in quell’anno 1942, in quel campo di prigionia a Giava, con le note di Ryuichi Sakamoto in testa per sempre.