Ricorrenze

San Giuseppe, la primavera e le tradizioni gastronomiche

a cura della Redazione

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‘Entra’ la festa di San Giuseppe e qualche giorno dopo anche la primavera.
Grande festa a Ponza, a Santa Maria, la località dell’isola dove il culto di San Giuseppe è più vivo, e anche la chiesetta gli è dedicata.
Per l’occasione riprendiamo l’articolo che qualche anno fa Martina Carannante ha dedicato al restauro della statua del santo (leggi qui), gran lavoro che Martina ha voluto ricordare in quanto c’è entrato anche suo nonno Aldo.


Il ‘nostro’ San Giuseppe in effetti si discosta leggermente dall’iconografia classica, in cui quasi sempre il santo è raffigurato con la verga fiorita (1), nelle immaginette e nelle statue delle chiese (l’ultima delle foto qui sotto si riferisce all’icona della chiesa di San Giuseppe Vesuviano, comune dell’area metropolitana di Napoli: siamo andati alla fonte!)

San Giuseppe Vesuviano (NA) – Chiesa danneggiata dall’eruzione del Vesuvio del 1906. Cartolina

Concludiamo questa veloce carrellata nella tradizione con un breve scritto del nostro amico Renato, cultore della napoletanità.

Cultura gastronomica napoletana
di Renato Ribaud

È la festività di San Giuseppe – il 19 marzo – ad annunciare con due giorni d’anticipo l’arrivo della primavera, il 21 marzo.
Al bastone fiorito (1) del padre putativo di Gesù, è stata tra l’altro, ispirata la ghiotta ‘graffe’ nella sua originaria piccola forma ritorta e ricoperta di zucchero. E questa ha preannunciato a sua volta, una zeppola più grande, ovvero quella ben gonfia e a forma rotondeggiante, straripante di crema e di marmellata di ciliegie. La leggenda vuole che il dolce, il dorato bignè, si ispiri al sole e quindi alla stagione del mandorlo fiorito.
I cultori della gastronomia dolciaria non dimenticano che la ‘zeppola’ nella sua denominazione sta per infarcire, ovvero per ‘inzeppare’ come s’è detto, l’adescante ghiottoneria. E per gustare per bene quest’ultima, c’è da prenderla tra il pollice e il medio della mano destra, spingendola delicatamente in bocca con l’indice: un’autentica delizia del palato!
V’è poi chi è magari abituato – suo malgrado – a parlare cu ’a zeppola ’mmocca, ma questo è tutt’altro discorso!

Dalla raccolta di piccole storie di Renato Ribaud, dal suo libro: Napoli, tradizione e folklore

Nota
(1) – Secondo la tradizione fu proprio la fioritura del bastone il segno miracoloso con cui il Cielo indicò ai sacerdoti chi dovesse essere lo scapolo da scegliere come sposo per Maria. E Giuseppe, benché in età avanzata accettò il verdetto dei sacerdoti supportato dal segno divino. Una versione più irriverente narra che qualcuno si prese gioco di lui scoprendo che Maria era incinta ma non per opera sua, e lo sfidò: se davvero era stato un angelo il suo bastone sarebbe dovuto fiorire. E così avvenne: improvvisamente, dal bastone di San Giuseppe, fiorì, maestoso, un giglio.

 

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