Politica

Ponza e Ventotene, isole che battono cassa

di Tonino Impagliazzo

 

Da qualche anno i due comuni delle “piccole isole “ del Lazio non riescono a far quadrare i propri bilanci e sono posti sotto pressione dalla Corte dei Conti per “difficoltà finanziarie”.
Il tema introdotto, delicato e speciale, non può essere ricondotto “tout court” a semplice e banale aggravio fiscale verso i cittadini e tantomeno proporre con semplicità l’alienazione dei beni pubblici, senza una approfondita e puntuale analisi “socio-economica e finanziaria attualizzata” .

E’ noto ai più che da qualche anno le “piccole isole” evidenziano debolezze finanziarie a causa di una variazione del “modello economico territoriale” sempre più orientato verso il turismo e di una domanda crescente di servizi qualificati da parte dei cittadini e degli ospiti che scelgono le isole come luogo per la vacanza


Ho voluto introdurre l’argomento prendendo a prestito una bella espressione di Franco De Luca, contenuta nel “Paradosso isolano” pubblicata da Ponza Racconta, che recita “il Paese è ricco e… il Comune è povero”.
Il tema, seppur esplicito e lodevole nella narrazione, non giunge a proposta risolutiva. A tal proposito, ho ritenuto di entrare nell’argomento del “Dissesto finanziario delle piccole isole”, già toccato da me in precedenza (leggi qui), ponendo alcune domande.
Corrisponde al vero:
a) che i canoni concessori intercettati e applicati dal Demanio Marittimo nelle isole risultano malamente parametrati e inadeguati all’attualità?
b) che le quote di riscossione, provenienti dai canoni demaniali e trasferite agli Enti Locali nella parte assegnata alle “piccole Isole” con un numero di cittadini stabili ridotto e stagionalmente incalzate dalla necessità di garantire servizi efficienti e qualificati ai cittadini ed agli ospiti, corrispondono a valori irrisori e iniqui?
c) che il Demanio Marittimo deve intendersi ancora uno spazio semplice per la sopravvivenza dei cittadini oppure va considerato un complemento di territorio e parte sostanziale del “patrimonio isola”?
d) ed infine, perché non chiedere ai “Delegati della rappresentanza” (la politica, il Sindacato e le Associazioni) maggiori azioni incisive, come previsto dall’Art. 119 della Costituzione di recente modifica, facendo inserire nel dibattito delle Concessioni Demaniali una misura a sostegno dei “Territori delle Piccole Isole“ che soffrono di latenti difficoltà finanziarie difficili da rimuovere, quali il disagio sociale, la crescita culturale e gli svantaggi territoriali?
L’argomento così attuale spinge i cittadini e gli Amministratori delle “piccole isole” alla comune riflessione nell’intento di formulare proposte concrete e idonee mirate ad intercettare soluzioni opportune a favore dei territori delle piccole isole per rendere la vita sulle stesse più equilibrata, più equa e più inclusiva .

La recente modifica dell’Art. 119 della Costituzione “riconosce la peculiarità delle piccole isole e promuove misure necessarie per il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità”.


Un modello economico in evoluzione
In  questi ultimi 40 anni nelle piccole isole il “modello economico” si è notevolmente modificato passando da una “economia” a vocazione rurale, di pesca e di addetti ai servizi marittimi ad una economia essenzialmente a “indirizzo turistico”, ponendo in subalternità quelle economie un tempo prevalenti.

I regnanti di Napoli, ad opera di Ferdinando IV di Borbone, per garantire la permanenza sulle isole dei primi abitanti, realizzarono opere civili e militari a difesa del territorio, iniziative rivolte al recupero dei fondi rurali e opere sociali e civili, quali il Cenobio e/o lazzaretto, la Municipalità, l’edificio della Giustizia, le opere per il culto, una Stazione Militare nella “Torre dei Borboni”, la casa del Governatore, le postazioni semaforiche e le opere di difesa al mare a tutela della Portualità (Molo Musco , della pesca e del commercio marittimo tra il “Golfo di Napoli e la Sardegna”, mentre nella vicina Isola di Ventotene, oltre a quanto descritto per Ponza, fu dato inizio alla costruzione del Carcere di Santo Stefano nella vicina isola (omonima).


Il turismo avanza nelle isole
Di recente le abitudini dei cittadini delle isole si sono modificate e si sono intraprese nuove attività economiche legate all’uso del mare, stimolando un’ offerta sempre più efficiente e qualificata, tra cui: case per vacanze, Hotel e piccoli Alberghi, percorsi ed escursioni via mare e terrestri, servizi di Bar e di Ristorazione, assistenza alla balneazione e punti di relax, pontili per l’ormeggio e spazi in vicinanza del mare per la custodia ed il noleggio dei gommoni, spazi di banchina per il noleggio di battelli destinati alle escursioni e alla balneazione intorno all’isola, negozi per la vendita di abbigliamento, costumi, oggettistica varia e attrezzatura per la Nautica e la pesca.

In questi anni, le isole sono diventate per molti il luogo per eccellenza per una vacanza, un ambiente ricco di bellezze naturali senza eguali, di cibi dal gusto “unicum”, una natura incontaminata da scoprire e un mare trasparente da amare.
Il Diporto nautico che un tempo era praticato prevalentemente dai soggetti dell’alta borghesia industriale (gli Agnelli, i Ferruzzi e i Gardini, i Lauro, i De Benedetti, etc.), l’alta finanza , la politica (dal Presidente del Consiglio ai Ministri e Parlamentari), il Cinema e la T.V, la carta stampata e la cultura di cui ancora oggi è vivo il ricordo .
Oggi lo sport nautico è molto diffuso e praticato dal ceto medio dei professionisti, della piccola borghesia, della fascia impiegatizia e dagli operatori del commercio.


Un nuovo modello economico
La “forza lavoro” nelle isole si è trasformata gradualmente da lavoro nelle campagne ad attività di coordinamento e assistenza alle attività legate al mare ed alla nautica. Analogo fenomeno si è prodotto con la migrazione dalle campagne alle città che ha visto crescere a dismisura la concentrazione di abitanti nelle città facendo assumere alle piccole isole, con gli spazi riservati, il ruolo di luogo magico, perché custode di una natura incontaminata, luogo dell’Arte e della Cultura  e spazio necessario per la vacanza ed il relax. Nelle vicinanze delle Aree Metropolitane sono nate nuove aziende, nuove attività industriali e produttive, si sono insediate nuove aziende di servizi finanziari, di ricerca, di Rappresentanza Internazionale ed Europea, Ministeri, Ambasciate, Uffici Centralizzati dello Stato Nazionale (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Esercito, Aeronautica ed altro) e le Direzioni Generali delle grandi Aziende Statali. La crescita del ceto medio ha permesso a molti Dirigenti, Professionisti, Tecnici e Funzionari di livello superiore di potersi dotare di natanti per la vacanza di media e grandi dimensioni. Le barche per la vacanza sono notevolmente aumentate di numero ed offrono una varietà di misure e di valore economico aggiunto.

La richiesta, la proposta
Il Demanio Marittimo, destinato a soddisfare gli usi pubblici del mare, comprende non soltanto le attività in diretta connessione col mare (pesca, navigazione, etc.) ma anche quelle che presuppongono una indiretta utilizzazione a favore della collettività (diporto, balneazione, ecc.); entrambe rientrano nel Demanio essenziale dello Stato. I beni del Demanio Marittimo costituiscono nell’oggi la categoria dei “beni pubblici” di maggior rilievo ambientale e sono di fatto l’elemento che delimita e circonda uno spazio di mare (acqua) detto “isola”. Il bene demaniale appartiene allo Stato ed è destinato, per natura e per legge, al soddisfacimento di una funzione pubblica, e da ciò discende la sua inalienabilità, incommerciabilità ed inespropriabilità. L’attribuzione ai privati di “diritti di godimento” sui beni del demanio marittimo si realizza attraverso il provvedimento unilaterale della Concessione (dall’Ente pubblico) per fini sociali mentre laddove il godimento si realizza per scopi lucrativi (da parte dei privati) questo non può avvenire gratuitamente.

La narrazione per fattori e motivazioni diverse sui territori delle “piccole isole” modifica notevolmente il quadro di riferimento introducendo nel dibattito il tema del “disagio sociale” interno, la distanza dalla costa e del tempo di navigazione per raggiungere l’isola, il tema della “continuità territoriale“ di difficile applicazione e la difficoltà nel segno di “non poter offrire” adeguati servizi agli ospiti occasionali e al naviglio in transito o in sosta nei territori insulari.
I Comuni delle “piccole isole” che oggi vivono una “debolezza sistemica” e gli svantaggi derivanti dall’insularità chiedono allo Stato di condurre a saggezza la vita di questi “atolli” attivando un percorso amministrativo, che consenta agli Enti locali di incassare i canoni delle Concessioni Demaniali, previo quota minima a favore dello Stato, per superare il “gap umano e territoriale“ che li separa dalla terraferma. Altra ipotesi potrebbe essere vagliata laddove il Comune di riferimento ritenesse di costituire un “Consorzio pubblico-privato” nella gestione e nella pianificazione dei servizi offerti all’ospite.

1 Comment

1 Comment

  1. silverio lamonica1

    9 Marzo 2023 at 18:04

    Complimenti per l’analisi molto approfondita.
    Mi permetto di aggiungere che eventuali delibere comunali in materia finanziaria, devono fare riferimento a specifiche leggi dello Stato (così è accaduto per la “tassa di sbarco”).
    Ora in Senato si sta per discutere una Legge a favore delle isole minori italiane https://www.senato.it/leg/19/BGT/Schede/Ddliter/55339.htm#
    Spetta ai sindaci e alle amministrazioni isolane far sì che certe esigenze siano sancite nel provvedimento legislativo in discussione, prima della promulgazione.
    Auspichiamo che le Amministrazioni delle isole minori italiane, riunite nella omonima Associazione, operino in sinergia coi nostri parlamentari, affinché la futura Legge rispecchi davvero le nostre esigenze e non sia il solito provvedimento “calato dall’alto”.

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