Ricorrenze

Per l’8 marzo: la resilienza di Francesca

di Silverio Lamonica

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Il personaggio di Francesca, oggetto dell’argomento di oggi, fa parte della monumentale e interessantissima trilogia Liberazione di Emilio Iodice, in cui sono illustrate, a tinte forti, alcune tragiche vicende dell’Italia sotto il giogo dell’occupazione nazista.

Francesca è la partigiana che Joe e Tom, due militari americani di origine ponzese, impegnati in azioni di avanscoperta e sabotaggio, incontrano subito dopo il loro sbarco , su una spiaggia nei pressi di Salerno. Francesca li guida verso le postazioni dei partigiani italiani attraverso una infinità di peripezie. Viene addirittura ferita ma, essendo un medico, riesce a curarsi e a sopravvivere.

Con una nuova brigata di partigiani raggiunge una fattoria abbandonata alle falde del Vesuvio, dopo un’azione di guerra, durante la quale catturano due militari tedeschi, di cui uno era stato ferito.

Nella stalla di quella fattoria, adattata alla meno peggio ad infermeria, Francesca cura il ferito facendo del suo meglio: “Non erano disponibili farmaci, sedativi o analgesici. Le bende erano ricavate da vecchie lenzuola di lino strappate … Le ferite venivano cauterizzate con ferri roventi per disinfettarle. Le cicatrici delle ustioni sarebbero rimaste per sempre, insieme al ricordo del dolore. Se le lesioni non fossero state curate immediatamente, i pazienti sarebbero morti per l’infezione”.
Francesca rimuove dalla costola del paziente una scheggia, ferma l’emorragia e disinfetta la ferita con acqua e sale.
Grazie. Perché l’hai fatto?” Chiese il soldato tedesco a Francesca, la quale rispose risoluta: “Credo che tu avresti fatto lo stesso per me”. Ma ciò non sarebbe accaduto: i nazisti eliminavano i prigionieri, specie se feriti.
Secondo la stessa logica, i partigiani intendevano eliminare i due prigionieri tedeschi, dopo averli interrogati.

A questo punto interviene la partigiana-dottoressa con veemenza: “Dobbiamo fermare le uccisioni. Non possiamo essere come loro. Stiamo lottando per un mondo nuovo che deve sostituire questo, con civiltà, comprensione e democrazia, Se trattiamo i nostri nemici, come i fascisti e i nazisti trattano noi, non possiamo rivendicare un piano più alto, basato sull’onestà, l’etica e la libertà (…). Quale esempio daremo a chi governerà l’Italia dopo la guerra? Quale messaggio lasceremo alla prossima generazione?”
Con queste ed altre argomentazioni, Francesca salva la vita ai due soldati nemici.
In queste pagine l’autore rende omaggio alla donna, quale promotrice di pace.

Dando uno sguardo alle terribili condizioni in cui oggi sono costrette a vivere le donne ucraine, afgane, iraniane… nei rispettivi paesi, la vicenda di Francesca ci appare più attuale che mai.
Alle donne di ieri e di oggi, strenue promotrici di pace, il nostro doveroso tributo.

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Appendice dell’8 marzo ore 7:00. Immagini da Paisà (cfr. commento di Sandro Russo)

 

1 Comment

1 Comments

  1. Sandro Russo

    8 Marzo 2023 at 06:48

    Lo scritto di Silverio, ispirato al libro di Emilio, mi ha riportato ad un’altra storia di donne, epica e misconosciuta, vista nel film capolavoro di Rossellini, Paisà, del 1943.
    Sono passati settant’anni da allora. Il ruolo delle donne affrancate dalla partecipazione alla Resistenza e all’antifascismo, sembrava avviato a un luminoso futuro di Liberazione, appunto. Molto è cambiato, ma le cose cambiano così lentamente in Italia e nel mondo – le donne furono ammesse al voto per la prima volta nel 1946 -, che la meta sembra ancora lontana.
    Per chi non ha visto il film, ma anche per chi l’ha visto, riporto qui la sinossi (ripresa di Wikipedia).

    Paisa’ è un film a episodi del 1946 diretta da Roberto Rossellini.
    Seconda pellicola della Trilogia della guerra antifascista, è considerata una delle vette del cinema neorealista italiano.
    I episodio – “Sicilia”
    Luglio 1943: le forze anglo-americane approdano in Sicilia per iniziare la conquista dell’isola. Un gruppo di militari americani, impegnato a setacciare un’impervia zona in cerca del nemico tedesco, giunge sino a una chiesa dove sono rifugiate decine di abitanti al riparo dai bombardamenti; fra questi, una ragazza in cerca dei parenti, Carmela, si offre in aiuto del plotone per guidarli in direzione dei tedeschi evitando i campi minati. Direttisi verso settentrione, trovano un castello incustodito e vi si stabiliscono.
    Mentre gli altri soldati compiono una ricognizione nei dintorni, Joe rimane in compagnia di Carmela. L’americano però attira l’attenzione dei tedeschi con un accendino e viene ucciso; i soldati tedeschi quindi s’impossessano della torre costiera, dove trovano Carmela: prima che possano abusare di lei, la ragazza imbraccia il fucile del soldato colpito e inizia a sparare contro di loro; i tedeschi la uccidono e gettano il corpo giù dalla scogliera. Quando i soldati americani ritornano, trovano il cadavere di Joe e pensano che sia stata Carmela.

    Qualche immagine dal film, in bianco e nero, tutto notturno, nell’articolo di base.

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