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C’è una cosa che turba, nell’ennesima tragedia del mare.
E non sono le storie tremende che stanno venendo alla luce: il bambino che non si dà pace per non essere riuscito a salvare il fratellino; la donna che ha visto il proprio compagno, che aveva appena sposato, sparire tra le onde; la madre dilaniata dal senso di colpa per aver portato il proprio figlio a morire.
Questo non turba: è semplicemente indicibile, come ci raccontano i volti dei soccorritori che si sono specchiati davanti all’abisso.
A turbare, a rendere se si vuole ancora più insopportabile la mattanza che si ripete all’infinito da troppo tempo, è la narrazione drogata che continua a riproporsi senza vergogna alcuna.
Queste le parole del ministro degli Interni Piantedosi: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli“.
E, a fare da cassa di risonanza, pezzi come Scafisti e buonisti – editoriale di Sallusti su Libero di ieri, nel tentativo più che grottesco di una certa destra di allontanare responsabilità e cattiva coscienza, confondendo volutamente cause ed effetti.
Non è cosa di poco conto: slogan come l’invasione dei migranti, la perdita di sovranità nazionale, la perdita delle tradizioni, ci vengono a rubare il lavoro, e via via a cascata fino ad arrivare addirittura a teorizzare la sostituzione etnica, sono il presupposto ideologico su cui si sono costruite le fortune elettorali dell’attuale governo, al netto delle enormi responsabilità della Sinistra e del Centro.
Presupposto ideologico che si nutre di alcune fake news, a quanto pare ancora ben presenti nell’immaginario di chi governa il nostro paese, e che hanno alimentato la propaganda politica degli ultimi dieci anni sulla pelle degli ultimi:
– “hanno illuso questi poveri migranti facendo loro credere che qui avrebbero trovato l’Eldorado“: falso, oggi l’informazione viaggia veloce in ogni emisfero, e chi attraversa il mare sa benissimo di sfidare la sorte, sa benissimo di dover viaggiare su delle carrette improbabili spesso non sapendo nuotare. E lo fanno indipendentemente dalle politiche di accoglienza: ne è riprova il fatto che gli sbarchi nei primi mesi del 2023 sono 3 volte di più – 14000 contro i 5000 dello scorso anno, nonostante il governo Meloni non incentivi certo le politiche d’accoglienza.
– “bisogna distinguere tra migranti economici e chi scappa dalle guerre“: no, una vita dignitosa dovrebbe essere un diritto universale. Ci sono paesi, come la Siria, o l’Afghanistan, in cui la guerra aperta o strisciante, discriminazione e mancanza dei diritti fondamentali, dettano l’agenda da decenni. Negli altri, quelli in cui si vive meglio, come i paesi dell’Africa sub-sahariana, lo stipendio medio è di circa 120 euro al mese, beninteso per chi ha la fortuna di trovarlo un lavoro, in una economia inflazionatissima dalla dipendenza dal franco francese. Oltretutto questa divisione è appunto solo di facciata, propagandistica: non risulta agli atti una politica europea ed italiana capace di creare dei corridoi per diversificare gli arrivi: non a caso anche nell’ultima strage, come sempre, le due tipologie di migranti erano ben amalgamate, come è ovvio che sia.
– “chi affronta il viaggio della disperazione se lo può permettere” – della serie hanno i soldi per pagare gli scafisti, l’i phone – ed altre sciocchezze tipiche di un certo armamentario sovranista: falso, il viaggio viene pagato lavorando in condizioni subumane nei lager libici, dove si viene schiavizzati per mesi per potersi guadagnare il “diritto” di tentare la propria roulette russa, o come in questo caso in Turchia, a cui evidentemente non basta il ben retribuito lavoro di Gendarme d’Europa.
Se vogliamo onorare la memoria di questa umanità perduta cerchiamo di restituirle almeno quella dignità e quel rispetto che non dovrebbe essere negato a nessuno: raccontiamola giusta.
Non resusciterà nessuno, ma potrà porre le basi affinché questa vergogna possa un giorno essere un ricordo.
P.S. – In allegato – in ritaglio-immagine e in formato .pdf. – un bell’articolo di Elena Stancanelli uscito ieri 27/2 su La Repubblica.
Lo proponiamo volentieri ai nostri lettori perché la testimonianza è l’unica cosa che può salvarci dall’oblio di oggi e, domani, dal feroce giudizio dei posteri: non a caso, nel pezzo vi è un riferimento ai vagoni piombati che portavano ai lager, che nessuno “vedeva”…
Repubblica 27.02.2023. Art. di Elena Stancanelli.pdf
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Aggiornamento del 2 marzo 2023 (cfr. Commento di Sandro Russo)
Carlo Bonini. Repubblica 1 marzo 2023. La strage di Cutro
La vignetta di Mauro Biani sempre da la Repubblica, nella stessa pagina dell’articolo sopra-riportato:
Sandro Russo
28 Febbraio 2023 at 09:07
Le parole sono inutili, a volte fastidiose. Quelli continuano a morire, noi continuiamo a parlare (e a scrivere). Sono categorie inconciliabili!
Ciò malgrado ho apprezzato e trovato necessario quanto scrive Enzo Di Giovanni e ne ho trovato un’eco anche nell’articolo allegato, di Elena Stancanelli su la Repubblica.
Vero Enzo, le parole non resusciteranno nessuno, ma potranno porre le basi affinché questa vergogna possa un giorno essere un ricordo.
Sandro Russo
1 Marzo 2023 at 20:25
Mi hanno mandato questo breve video di Giuseppe Cederna, un attore bravissimo e di indefettibile impegno sociale che abbiamo conosciuto nel film di Salvatores, “Mediterraneo”, ricordate? (qui).
Lo partecipo ai lettori di Ponzaracconta.
Giuseppe Cederna interpreta “Home” di Warsan Shire per SOS MEDITERRANEE ITALIA
Sandro Di Macco
2 Marzo 2023 at 09:21
Il Ministro dei Trasporti greco, dopo l’incidente ferroviario nel quale sono morte oltre 40 persone si dimette “per onorare la memoria delle vittime”. Perché non dovrebbe fare altrettanto il Ministro degli Interni italiano che non ha fatto nulla per evitare la morte degli oltre 67 naufraghi di Crotone? Ora dopo la Spagna e il Portogallo anche la Grecia ci supera nell’assunzione di responsabilità di fronte ad errori non scusabili.
Al momento Piantedosi minaccia querele.
Sandro Russo
2 Marzo 2023 at 09:35
Seguo con raccapriccio e pietà le cronache e gli approfondimenti sulla strage di migranti a Cutro. Riporto – annesso in formato .pdf nell’articolo di base – l’articolo di Carlo Bonini su la Repubblica di ieri. insieme alla vignetta di Mauro Biani nella stessa pagina dell’articolo sopra-riportato