Storia

La guerra, come la vedo io

di Pasquale Scarpati

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Ra-ta-ta-ta e l’inutilità delle guerre
Ra-ta-ta-ta… gli inviati vanno dove si combatte e con molto coraggio ci fanno vedere e sentire il mitragliare della mitragliatrice ed il rombo del cannone: Trrr… trrr… Boom, boom, bam bam! Che coraggio! Peccato che non ci possano far odorare né il puzzo acre della polvere da sparo, delle macerie e delle persone che non possono lavarsi, né ci possano far toccare la rovente canna del cannone e della scheggia che volando all’impazzata produce più vittime dei proiettili, né far vedere un corpo ridotto a brandelli.

I proiettili… penso: quanto costano! Costano in termini monetari, costano soprattutto in vite umane. Non conosco di preciso il prezzo di un proiettile di mitragliatrice, di fucile o di cannone, ma so per certo che la prima ne spara tantissimi in un minuto (100 o forse più: il nastro scorre velocissimamente) e su un carro armato di ogive ne sono stipate forse 30 o 40. Oltre al costo del mezzo in sé. Per non parlare del costo del carburante e dei missili. Aereo, drone ed elicottero hanno, pure, i loro costi abbastanza elevati, penso. Ma oltre a questi costi “ aridi” – che potrebbero essere adoperati per la produzione invece della… distruzione – ci sono i costi in vite umane che, a mio avviso sono molto più importanti. Non intendo soltanto per coloro che perdono la vita ma anche per quelli che devono sopportare ogni tipo di sofferenza a cominciare dai feriti, mutilati, scioccati, sfollati e così via.

E a pensare che i pretesti (quelli ufficiali) per scatenare una guerra sono sempre piuttosto superficiali, stupidi, se vogliamo, non in sé ma in relazione a ciò che la guerra stessa comporta, se non del tutto inventati come quelli per scatenare la 2^ guerra del Golfo.
Le ragioni sono ben altre, più profonde, ma che al momento in cui scoppia la guerra si possono solo ipotizzare, intuire, intravedere.
Sostanzialmente traggono origine da due fattori scatenanti: o problemi interni allo Stato che scatena le ostilità oppure l’esigenza di uno “spazio vitale”, inteso sia come accaparramento di terre e risorse altrui sia come dimostrazione, all’occorrenza, di egemonia e di forza militare e politica. Spesso sia l’uno che l’altro motivo vanno a braccetto ed ognuno si arrovella e si azzuffa (a sua volta) per sostenere una propria tesi. Questa, con il tempo, genera altre ipotesi.
Fatto sta, però, che la guerra è sempre guerra: uguale nella sostanza prima ed ora.
I Romani, ad esempio, usarono come pretesto i “Mamertini” di Messina per mettere le mani sulla Sicilia. Ma quella guerra, anzi le guerre, si protrassero per molto tempo. L’attentato di Sarajevo fece scatenare quella che in seguito sarà chiamata la Grande Guerra. Oggi tutti ne conosciamo i veri motivi. Ognuno, in quel momento, immaginava, ipotizzava in “suo” mondo. Ma, come spesso accade, sia per i vincitori sia per i vinti la realtà, durante e soprattutto dopo, la guerra fu ben diversa da ciò che era stato immaginato allo scoppio della stessa.
Si andò al fronte cantando e gioiosi, come se si andasse ad una gita fuori porta, come si va a godere uno spettacolo o una partita di uno sport che si ama. In quell’occasione si parlò di guerra-lampo. Non fu guerra-lampo ma guerra con… fulmini e tuoni. Fulmini: lanciafiamme; tuoni: cannoni sempre più potenti.
Dopo gli orrori di quella guerra – nella quale il soldato che “tombava” nelle orribili trincee, stava come: “Come d’autunno sugli alberi le foglie” (Ungaretti) e topi e polvere e neve e gelo ed escrementi gli facevano triste compagnia – si disse: “Mai più guerra!”.
Invece dopo appena un ventennio eccone un’altra e di nuovo, a farne le spese fu la popolazione civile.
Il pretesto: il corridoio di Danzica e la spartizione della Polonia tra nazisti e sovietici. Fu firmato, infatti, lo “strano accordo” tra il diavolo e l’acqua santa! Come a dire: a volte le idee vanno letteralmente a farsi… “benedire”, specialmente quando si tratta di spartirsi una… torta.
Alla fine del macello, si gridò ai quattro venti ancora una volta: Mai più guerre!
E per esorcizzare e tenere lontani questi tristissimi eventi, sorsero organismi internazionali o sopra nazionali.
Ma i conflitti armati non ne vogliono sapere di scomparire; sono come le pietanze o come le ciliegie (ma queste sono amare): l’una tira l’altra. Subito scoppiò quella di Corea ed in seguito tante altre sparse un po’ dappertutto. Lo sferragliare dei cingoli si son sentiti anche nella “pacifica” Europa. In Ungheria come in Cecoslovacchia, in Grecia come a Cipro… e per finire nel Kossovo. Tutti sostenuti, anzi spinti dalle tesi più disparate: da ipotetici diritti su un territorio, alla difesa della popolazione e della democrazia alla sovranità limitata (chi la ricorda? Esiste ancora oggi sia pur sotto altre forme?). Ma, come quando si usa l’eufemismo per attenuare un evento doloroso, così qualcuno forse per esorcizzare gli orrori della guerra – o forse perché così la immaginava? -, coniò il termine di: bombardamento o “guerra chirurgica”. Intendendo con essa che bombe e missili “intelligenti” avrebbero colpito solo e soltanto obiettivi militari. Come se, in quegli obiettivi, non ci fossero persone ma fantocci o robot! Ma tant’è – ha detto qualcuno – il soldato è soldato e come tale è votato alla morte. Poi si diede il caso – ma che sorpresa! – che qualcuno di questi ordigni si dimostrò “poco intelligente” andando a colpire anche obiettivi civili. Qualcuno disse che fu uno sbaglio, un altro asserì che in quegli edifici civili c’erano nascoste armi e tutto ciò che serviva per la difesa o l’offesa. Ancora oggi, purtroppo, questo è divenuto un ritornello di una canzone piuttosto brutta!
Ma, si sa, i bombardamenti non bastano. Per annientare un nemico (sic!) ostinato, devono intervenire i carri armati e la fanteria. I primi, se li guardate con attenzione, non hanno la faccia intelligente. Sparano e basta. Come Polifemo hanno un solo grande occhio, fingono di essere intelligenti ma in realtà nascondono una cieca stupidità. Sparano contro tutto ciò che vedono: obiettivi militari ma anche civili. Al loro interno il rumore assordante non fa capire nulla. Cuffie: non per sentire musica ma ordini (altro che Blanco che fa lo sconquasso a Sanremo) ed il bossolo che brucia maledettamente (bisogna afferrarlo con dei guantoni enormi). Tutto rozzo ferro, poco levigato; grasso e benzina e nafta. Torretta che gira e che può tagliare i piedi. Uomini rannicchiati pronti ad uccidere e ad essere uccisi.
A seguire: come faccia la fanteria a colpire esclusivamente obiettivi militari, non lo so, dal momento che è costretta a rastrellare a volte palmo a palmo le zone che deve liberare oppure occupare. Di esempi ce ne sono a iosa per tutte le guerre. E’ sempre, purtroppo, la stessa musica: Ra-ta-ta-ta… anche in quelle locali e… dimenticate.

Le reali cause di una guerra sono da ricercarsi in profondità.  Si può solo ipotizzare. Non essendo l’ipotesi una certezza si può argomentare come si vuole. L’unica certezza sta, paradossalmente, nell’incertezza della guerra stessa. Perché quando la si inizia non si sa né come si svolge né come va a finire. Anzi no. Lo svolgimento è sempre lo stesso: violenza, morte, sudore, fatica, stupri, eccidi, vendette private, rovine. Sono cambiate e cambiano le forme ma la sostanza è quella.
Una volta vi erano gli onagri, le macchine d’assedio, si passava il nemico a fil di spada o lancia; oggi bombe, missili, ogive di cannoni.
Come andrà a finire? Nei conflitti locali non ci saranno né vincitori né vinti. Si finisce con un accordo che – nella stragrande maggioranza dei casi o quasi sempre – finisce con lo scontentare tutti. Quelli che si ritengono vincitori perché vorrebbero chissà cosa anche in base alle spese sostenute e – pur essendo stati alleati durante il conflitto (non senza dissapori e ognuno strisciando i propri interessi) – dopo si accapigliano, litigano anche ferocemente, per motivi politici ma soprattutto economici. Gli altri rimuginano e meditano vendetta oltre a sopportare le spese della ricostruzione e delle indennità (non solo nel senso economico ma anche politico) da servire anche a se stessi.
Ciò che rimane sono: distruzione, patimenti, abbrutimento, odio e rancori. Tutto ciò potrebbe essere alla radice di futura instabilità.
Ma intanto, se le armi tacessero, sarebbe un gran passo in avanti. Oggi, però, qualcuno ripetendo sostanzialmente ciò che disse il patriarca Fozio il quale, fin dal IX secolo, definì l’Occidente rozzo e incivile (e allora aveva ragione), ha spalancato le porte dell’antico monastero-fortezza. Per la prima volta nella sua storia i suoi cavalieri si sono precipitati fuori con vessilli ed armi; hanno calpestato con fracasso ed oltrepassato il ponte levatoio, galoppando, da soli, verso un Paese europeo che opera e vive al di fuori del suo sistema.  Altri, invece, asseriscono che il monastero-fortezza è stato cinto d’assedio come avvenne al tempo delle orrende orde tartare o per meglio dire, nel XVII secolo, al tempo dei feroci Polacchi. Per questo deve essere difeso ad oltranza anche a costo di orrendi massacri da ambo le parti. Perciò il monastero-fortezza confida nella totale e schiacciante vittoria finale così come è sempre avvenuto (Napoleone e Hitler).
La solita vecchia Storia ed il solito vecchio attrito non solo non vogliono morire ma pretendono anche altre innocenti vittime sacrificali!
E se, una volta tanto, la Storia non si ripetesse? Se finalmente si riuscisse a guardare il futuro pensando che forse è meglio un accordo prima che succeda quello che si suole definire l’irreparabile ma che alla fine, per ironia, si deve per forza riparare.  A mio parere non esiste l’irreparabile se non per chi perde la vita: chi resta si lecca le ferite e va avanti.

Esistono gli Organismi Internazionali. Che ci stanno a fare? Non vogliono o non possono intervenire? Potrebbero intervenire facendo accordare le parti e, per evitare che succeda quello che accadde dopo l’accordo di Monaco tra le grandi potenze dell’epoca, potrebbero prendere loro stessi la supervisione del rispetto degli accordi e fare in modo che qualcuno, poi, ritenendosi vincitore non attui quel famoso detto: l’appetito vien mangiando! Così come accadde al famelico Fuhrer!  Ma quelli, forse, erano altri tempi, quando la S. d. N. (Società delle Nazioni) si era del tutto svuotata! Facciano, finalmente, tacere le bocche; soltanto, però, quelle da… fuoco
Così, pensa Pasquale

 

Immagine di copertina. A self-propelled artillery vehicle fires on the frontline, Donetsk region, Ukraine, Saturday, Feb. 18, 2023. (AP Photo/Libkos)

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