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Il potere: un libro, un film, la vita reale

segnalato da Sandro Russo

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Partecipo ai lettori di Ponzaracconta questo interessante articolo di Concita De Gregorio da la Repubblica di ieri domenica 29 gennaio 2023.
Tema di assoluta attualità, ad alto potere urticante che propongo anche per essere fresco di (ri)visione del film citato nell’articolo “Indagine su un cittadino al disopra di ogni sospetto” di Elio Petri [1970; premio Oscar 1971 per il miglior film straniero (Italia)] su cui concordo con Concita: definitivo!
S. R.

Florinda Bolkan e Gian Maria Volonté, superbi entrambi, nel film

Il carattere del potere
di Concita De Gregorio

Non è una questione di genere. Essere donna o essere uomo non c’entra: per non essere logorato devi essere galvanizzato dallo scontro e dalle trame, giocare a scacchi coi segreti, nuotare lieto in acque torbide senza desiderare mai di uscirne

Lei è troppo sentimentale, mi rispose una volta un giovane esponente del Pci che sarebbe diventato nei decenni assai potente. Gli avevo chiesto se lo offendessero le critiche. “In alcun modo. Quelle personali le ignoro. Quelle politiche mi galvanizzano”. Essere “sentimentale” significava e ancora significa, per lui, dare spazio a reazioni che non siano assolutamente razionali, strategiche, orientate all’opportunità e finalizzate all’obiettivo. Reagire, insomma, emotivamente: in politica la più deprecabile delle debolezze.

Era la fine degli anni Ottanta. Cossiga era presidente della Repubblica, Craxi aveva lasciato da poco la presidenza del Consiglio. Alla guida del governo sarebbe tornato, non molto dopo, ancora Andreotti. A Cossiga la gestione del potere aveva disegnato la pelle come una mappa geografica delle menzogne e dei lutti, il settennato fu abitato da ossessioni che molti chiamarono follia. Craxi morì ad Hammamet. Ad Andreotti, rimasto sfinge fino all’ultimo respiro, ripensavo in questi giorni a proposito delle parole di Giorgia Meloni sul potere che, ha detto, “risucchia del tutto, assorbe completamente”. Rischia di, per lo meno. Non è vero – difatti – che il potere logori chi non ce l’ha, come sentenziava Andreotti con sarcastico disprezzo per i deboli, certamente tutti sentimentali. Logora chi ce l’ha. Per non essere logorato devi essere demone. Non devi “avere carattere”, devi avere quel carattere. Essere galvanizzato dallo scontro e dalle trame, giocare a scacchi coi segreti, nuotare lieto in acque torbide senza desiderare mai di uscirne, come il resto dell’umanità vorrebbe. Il resto dell’umanità non governa, si lascia governare – difatti.

Nei giorni in cui è uscita l’intervista “personale” che Giorgia Meloni ha concesso a Maria Elena Viola, direttrice di Donna Moderna, avevo appena finito il nuovo libro di Niccolò Ammaniti, La vita intima. La protagonista del romanzo è la moglie del presidente del Consiglio e di conseguenza, sullo sfondo della strepitosa autobiografia di una nazione che passa dal ritratto di questa donna che a tutti un poco somiglia, comprimario è lui: il marito. La vita di Palazzo, i consiglieri le Bestie i ricatti le trame, le ambizioni e le paure. Il Potere.

Anche la bellissima Maria Cristina Palma, moglie del premier nel racconto, concede un’intervista di natura “personale”, nelle ultime pagine del libro, a una giornalista dal cognome tedesco. Quel che Giorgia Meloni, premier reale, dice nell’intervista reale è che stare a capo di un governo è come “essere in un grande frullatore” che non si ferma mai, senza pause. C’è il rischio di essere “completamente assorbiti, risucchiati del tutto”. Il risucchio. Devi “comprimere l’agenda”, devi “ritagliare spazi” se vuoi conservare il contatto con la tua vita di prima.

Quello che nel romanzo la moglie dice del marito, nell’intervista immaginata da Ammanniti, è questo: “Non conoscendo gli intrighi di palazzo era convinto di poter realizzare in libertà, grazie alla sua indipendenza, un progetto politico per migliorare la vita degli italiani. Ma non è facile aiutare l’Italia. L’ho visto combattere come un leone ma poi, giorno dopo giorno, perdere slancio. L’entusiasmo si è trasformato in frustrazione, si sentiva impotente e raggirato, ha smesso di dormire, di parlare di altro che non fossero i lacci e gli ostacoli che lo immobilizzavano, ha cominciato a temere i suoi compagni di partito, gli stessi che lo avevano chiamato. La verità è che il palazzo se lo è mangiato”. Potete immaginare, nella descrizione, chi volete: un capo di governo più o meno recente, un ex ora leader dell’opposizione, quasi chiunque. Il potere ti mangia, se non lo mangi tu. Se non ami quel tipo di pietanza sei fottuto, è solo questione di tempo.

La parola definitiva su cosa sia il potere l’ha scritta più di cinquant’anni fa Elio Petri: in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, capolavoro assoluto da cui ogni altra descrizione in materia discende, l’unica donna è la vittima. È certo una notazione marginale ma oggi, appunto più di cinquant’anni dopo, in quello che non è un film né un romanzo c’è una donna a capo del governo. Quando Meloni dice di dover “comprimere l’agenda di governo” spiega che lo fa ogni giorno perché desidera tornare a casa a leggere a sua figlia la storia della buonanotte. Aggiunge che non è importante solo per la bambina: “È importante per me”.

Sarebbe bello parlare qui del fatto che non sono (solo) i figli ad aver bisogno di noi: siamo noi ad aver bisogno di credere che loro abbiano bisogno di noi, possibilmente il più a lungo possibile, per dare senso alle nostre vite: ma non è il momento, un’altra volta. Nelle ultime pagine del libro l’immaginaria moglie del premier è in Grecia, su un’isola, in compagnia delle persone che ama. “Per essere la moglie del premier ho perso me stessa” aveva detto nell’intervista alla tedesca. Nel mondo reale la prima ministra della Nuova Zelanda, Jacinda Ardern, dopo aver rassegnato le sue dimissioni si è rivolta alla figlia, “non vedo l’ora di essere accanto a te quando comincerai la scuola quest’anno”, poi al padre della bambina: “E ora sposiamoci”.

Non credo che sia una questione di genere. Essere donna o essere uomo non c’entra. Ci sono donne che appassiscono nella quiete e si galvanizzano nello scontro, come quell’antico deputato comunista. Ci sono uomini che si ammalano, sul ring, e rinunciano. È una questione di carattere. Bisogna avere quel tipo di carattere. È come nello sport: non bastano l’intenzione, la passione, la disciplina. Devi avere il fisico giusto. In questo caso: lo stomaco. Anche la tempra morale e il senso etico contribuiscono: devono essere molto elastici, diciamo così. Adattabili, resistenti e in favore di vento. Non tutti sono adatti. Poi magari arriva qualcuno che cambia le regole del Sistema, ridisegna la scacchiera, chi può dirlo, e allora “Indagine” non sarà più l’abbecedario immortale che è: diventerà, finalmente, solo un bellissimo vecchio film d’autore.

[Di Concita De Gregorio –  Da la Repubblica del 29 gennaio 2023]

3 Comments

3 Comments

  1. Annalisa Gaudenzi

    31 Gennaio 2023 at 05:54

    Concita mi piace sempre, a partire dal nome.
    Poi è… sentimentale, nel senso: pro sentimenti. Che dirlo fa paura, ti danno del fragile, del ridicolo. I sentimenti a me piacciono.
    Li hanno fatti diventare “buoni”. E vabbè. A me interessano quelli veri.

    Grazie Sandro, per i tuoi ‘risvegli di coscienza’
    Annalisa

  2. vincenzo

    31 Gennaio 2023 at 12:45

    Concita mi piace perché è una bella donna.

    “il frullatore del potere per cui bisognerebbe ridurre l’agenda?”
    Il mio problema che diventa sfiducia e diffidenza è chi scrive questa agenda per cui muove il frullatore in cui la donna di potere o l’uomo di potere fanno le apparizioni nei consessi pubblici e privati.

    Noi alla fine vediamo per esempio, che la donna di potere sorride a Nordio con tenerezza, ma per quale riforma della giustizia? Quella donna è la stessa che la sera sceglie e legge la favola a sua figlia quella giusta perché sua figlia cresca sana e protetta.
    Quella donna fa scelte politiche, economiche come sceglie la favola da leggere?

    Cosa resta dopo il frullatore? cosa resta alla gente dopo quel frappè che ha prodotto immagini, personalità, che ha sviluppato quel carattere, che ha prodotto parole e pensieri?
    Restano macerie o nuove costruzioni?
    Cara donna di potere cosa ti è concesso fare?
    Certo lo sappiamo che tu resti una donna, che tu hai una famiglia, che tu a volte sei stanca eppure ti devi truccare per apparire e anche se hai mal di gola devi cantare, ma il mio problema non è comprenderti ma è giudicarti.

  3. Luisa Guarino

    1 Febbraio 2023 at 15:45

    Caro Vincenzo, l’inizio-premessa del tuo commento è inutile e fastidioso, anche se intende rifarsi a quello precedente, prendendone in prestito le prime parole, ad effetto. Indubbiamente Concita De Gregorio piace a molte persone (anche se non a tutte) ed è una bella donna, ma questo nel contesto non c’entra niente e sembra il solito punto di vista maschile-maschilista. Di cui si può fare a meno.

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